APOLLOS
(da 'Απολλῶς, probabile contrazione di Απολλόνιος).- Notevole personaggio della storia apostolica di cui si parla in Atti degli Apostoli, XVIII, 2 segg.; I Corinzî, I-IV e XVI, 12; Tito, III, 13. Era un dottore alessandrino e missionario cristiano la cui attività s'intrecciò con quella dell'apostolo Paolo. Da Efeso, con lettere di raccomandazione, si recò a Corinto (circa 53 d. C.), e in quella comunità suscitò grande entusiasmo, sì che il suo nome divenne il vessillo d'uno dei partiti che agitavano quella chiesa. Nei primi capitoli della sua 1ª lettera ai Corinzî, cercando di sedare, come oziose e vane, le contese di Corinto, l'apostolo Paolo, nonostante qualche accenno polemico, non obietta nulla di sostanziale contro di lui. Per Paolo, Apollos è un apostolo di pieno diritto (cfr. I Cor., IV, 9). Ma molti dei credenti di Corinto sopravvalutavano in Apollos il sapere e l'eloquenza e lo preferivano a Paolo. Probabilmente Apollos doveva essere un esegeta delle scritture sul tipo di Filone. Forse, per non acuire il contrasto fra i partiti, Apollos rifiutò di tornare una seconda volta a Corinto (I Cor., XVI, 12).
Luogo a complicate discussioni ha dato il passo di Atti (XVIII, 24 segg.): "Un giudeo alessandrino di nome Apollos, uomo di eloquenza e dottrina, venne in Efeso ed era forte nelle Scritture. Egli era istruito nella via del Signore, e, fervente nello spirito, parlava e insegnava esattamente ciò che si riferisce a Gesù, pur conoscendo soltanto il battesimo di Giovanni. Egli cominciò a parlare arditamente nella sinagoga. Avendolo sentito, Aquila e Priscilla (v.) lo accolsero e gli esposero anche più esattamente le vie di Dio. E volendo egli recarsi in Acaia, i fratelli incoraggiandolo, scrissero ai discepoli, perché lo accogliessero. Ed egli, essendovi giunto, giovò molto ai fedeli a motivo della grazia". A questa notizia segue l'altra (XIX,1-7): "Or accadde, mentre Apollos era in Corinto che Paolo, traversate le parti più alte, venne in Efeso e vi trovò alcuni discepoli e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo, credendo?" E quelli a lui: "Ma non abbiam neanche sentito se v'è uno Spirito Santo". E disse: "In che siete stati battezzati?" Quelli dissero: "Nel battesimo di Giovanni". Disse allora Paolo: "Giovanni battezzò il battesimo di penitenza al popolo, dicendo che credessero in chi veniva dopo di lui, cioè in Cristo". E sentito ciò, si battezzarono nel nome di Gesù. Avendo Paolo imposte ad essi le mani, calò su di loro lo Spirito Santo, e parlavano nelle lingue e profetavano. Erano in tutti circa dodici".
Come Apollos, e i dodici, presumibilmente suoi discepoli, potessero essere istruiti nella via del Signore e conoscere solo il battesimo di Giovanni, mentre il battesimo nel nome di Gesù era coessenziale alla fede in Cristo, è una cosa assai oscura. Da ciò una serie di tentativi esegetici diversissimi. Di questi passi degli Atti si son fatti forti i critici ultraradicali, per sostenere che Apollos ignorava Gesù come personaggio storico, e che "ciò che si riferisce di Gesù" non era altro che una dottrina mitica precristiana su Gesù essere celeste (W. B. Smith, Der vorchristliche Jesus, pp.1-8; A. Drews, Christusmythe, p. 29); oppure che Apollos conosceva di Gesù solo il battesimo da parte di Giovanni (S. Reinach, Orpheus, p. 339). Altri han voluto vedervi il documento d'una divergenza fra un cristianesimo d'origine palestinese apneumatico, e il cristianesimo ellenistico paolino che s'incardinava nel concetto del pneuma (cfr., sulle orme del Bousset e del Heitmüller, A. Loisy, Les Mystères païens et le mystère chrétien, Parigi 1919, p. 337 seg.; contro, A. Omodeo, Paolo di Tarso, Messina 1922, p. 433). Altri molti, a partir da Giovanni Crisostomo, vi han voluto vedere un accenno alla setta di Giovanni (contro questa ipotesi cfr. Weiszäcker, Apost. Zeitalter, 3ª ed., 1902, p. 341; Preuschen, Die Apostelgeschichte, 1912, pp. 114-115; Wellhausen, Krit. Analyse der Apostelgeschichte, 1914, pp. 38-39). Infine altri vedono, nei passi citati, un tentativo di deprimere e svalutare Apollos nei confronti di Paolo: tentativo dovuto all'ultimo redattore degli Atti (così, ritornando in parte sul suo primitivo giudizio, Loisy, Actes des Apôtres, Parigi 192o, p. 710 segg.), e insieme un tentativo di trasferire a Paolo e ai suoi seguaci il vanto di aver fondata la chiesa d'Efeso, e un'eco indebolita della controversia di Corinto, in cui di contro alla sopravvalutazione della dottrina di Apollos, altri celebravano la pneumaticità del battesimo amministrato da Paolo (Omodeo, Prolegomeni alla storia dell'età apostolica, Messina 1922, pp. 112 segg. e 245 segg.).
Ad Apollos, a partire da Lutero, si è attribuita assai spesso l'epistola agli Ebrei; altri gli ha attribuito il quarto Vangelo (Tobler, Die Evangelienfrage, 1858); di recente il Buonaiuti (in Ricerche religiose, I, 1925, p. 14 segg.), ha cercato d'interpretare tutti i disordini della chiesa di Corinto, facendo d'Apollos un avversario di Paolo, e il Pincherle (ivi, III, 1927,p. 422 segg.) di ritrovare, al disotto della redazione attuale degli Atti, un nucleo storico primitivo, staccando Apollo dai dodici "discepoli" e attribuendo una parte importante ad Aquila e Priscilla. La questione presenta particolare interesse in quanto implica un'interpretazione di tutta l'opera dell'apostolo Paolo, e il dibattuto problema (pur ritenendole autentiche) dell'unità di composizione delle due lettere ai Corinzî.