APOSTOLICI
. Con questo nome possono essere indicati, in senso lato, i seguaci di tutte quelle dottrine, i partecipi di tutti quei movimenti che, nell'era cristiana e particolarmente alla fine del Medioevo, vagheggiarono un'ideale chiesa primitiva, tutta spirito e santità, e si proposero di restaurarla. A tale scopo, predicarono e cercarono di praticare la rigida imitazione della vita apostolica, la letterale osservanza dei precetti evangelici, la povertà assoluta. Apostolici o Apotattici si dissero alcuni eretici apparsi nel sec. IV nell'Asia minore, i quali condannavano, oltre al matrimonio, il possesso dei beni temporali (Epiph., Haeres., 61). Apostolici, anche, vanno considerati tutti quei nuclei di credenti che appaiono nel corso dei secoli XII e XIII, il cui programma di restaurazione apostolica, materiato di aspra critica nei riguardi della chiesa mondanizzata, è espressione di fede viva, anelito verso una maggiore libertà spirituale e indice, nello stesso tempo, della trasformazione politica e sociale di quel tempo. A tali correnti spirituali si possono riannodare i seguaci di Pietro di Bruys e di Enrico di Losanna, quelli di un certo Tanckelm nelle Fiandre, di un tal Pons nel Périgord (qui se dicunt apostolicam vitam ducere), di Arnaldo da Brescia e di Valdo. E poi, i Fraticelli, i Gioachimiti, i Begardi ed altri che hanno, accanto ad elementi caratteristici e proprî, anche elementi comuni, dottrinarî e sentimentali. Ma col nome di Apostolici vengono particolarmente indicati i membri di quella comunità religiosa che, verso la metà del sec. XIII, si raccolse intorno alla persona di Gherardo Segarelli (v.), promotore dell'Ordo Apostolorum: gli affiliati chiamarono sé stessi Apostoli o Apostoli Christi, mentre gli scrittori ecclesiastici di quel tempo li designarono col nome di pseudo-apostoli.
Vent'anni di predicazione del Segarelli accrebbero le file dei suoi seguaci, nelle varie contrade d'Italia; e ai "fratelli" si aggiunsero le "sorelle" apostoliche, alcune delle quali solevano accompagnare dovunque il Segarelli. Il movimento non era ordinato da una disciplina regolare, né da dottrina particolare, che non fosse quella dei precetti evangelici; i "fratelli" non avevano dimora fissa, e nemmeno un capo che sovrastasse agli altri. L'11 marzo 1286, papa Onorio IV emanò una bolla d'interdizione contro gli Apostolici, invitando i vescovi a indurli a deporre il loro abito e ad entrare in qualcuno degli ordini approvati, qualora avessero verace intenzione di condurre vita religiosa. Nel 1290, Niccolò IV rinnovò le prescrizioni del suo predecessore; e si aprì allora il periodo delle persecuzioni, che non dovevano più dare tregua agli Apostolici. Ma, nonostante la morte del Segarelli, bruciato vivo come eretico nel 1300, il movimento non cessò e si continuò, in forma anzi più violenta, sotto fra' Dolcino (v.), fino al 1307, anno in cui gli Apostolici vennero disfatti, armata mano, e fra' Dolcino condannato al rogo. Da quel giorno l'ordine cessò praticamente di esistere. Se ne incontrano ancora per circa un secolo le tracce, specialmente nell'Italia settentrionale e probabilmente anche in Germania e nella Spagna; ma i superstiti finirono generalmente col confondersi con gruppi affini di eretici.
La loro dottrina è tutta racchiusa nella professione dei consigli evangelici, che distinguono dagli altri uomini i seguaci di Cristo, e i cui capisaldi sono: non giurare, spogliarsi di ogni avere temporale, vivere di elemosina, non preoccuparsi del domani, contentarsi di una sola tunica, non avere fissa dimora, predicare la penitenza. All'osservanza di questi precetti, gli Apostolici erano tenuti non per obbligo di voti monastici, ma per l'obbedienza dovuta a Dio, prima che agli uomini. Nell'interrogatorio cui l'inquisitore di Bologna sottopose, il 19 maggio 1299, un tal Zaccaria Balbi di Santa Agata bolognese, alla domanda se riconosceva al papa l'autorità di prescrivergli un genere di vita, l'accusato rispose: sub conditione et duplicitate, dicendo quod tenetur obedire domino pape et Ecclesie Romane in his que sunt secundum Deum. Rispondendo ad analoghe domande, egli dichiarava inoltre che la Chiesa era scaduta dallo stato di perfezione; che l'autorità papale era declinata dal tempo di papa Silvestro; che era lecito andare in giro predicando. Eretici apparvero gli Apostolici, più che per l'eterodossia della dottrina, per l'inobbedienza alle autorità ecclesiastiche e per la critica con la quale investivano il clero e la curia romana, pretendendo di rappresentare, essi soli, la vera chiesa di Cristo.
Fonti: Chronica Fr. Salimbene, in Monum. Germ. hist., Script., XXXII; Acta S. Officii Bononiae ab a. 1291 usque ad a. 1309, ed. L. Aldrovandi, in Atti e mem. della R. Dep. di st. p. per le prov. di Romagna, s. 3a, XIV (1895-6), pp. 225-300; Historia Dulcini et Additamentum, in Muratori, Rer. It. Script., IX; Liber sententiarum Inquisitionis Tolosanae, in Limborch, Historia Inquisitionis, Amsterdam 1692, pp. 360-363; J. v. Döllinger, Beiträge zur Sektengeschichte des Mittelalters, Monaco 1890, I, 94 segg., 98 segg.; Bernardo Guidonis, Practica inquisitionis heretice pravitatis, ed. Douais, Parigi 1886, pp. 257-264, 296-298, 327-355.
Bibl.: Mosheim, Versuch einer unparteischen und gründlichen Ketzergeschichte, 1746, pp. 192-400; Ch. Lea, History of the Inquisition of the Middle Ages, New York 1887, III, p. 103 segg.; H. Sachsse, Bernardus Guidonis Inquisitor und die Apostelbrüder, Rostock 1891; F. Tocco, Gli Apostoli e fra' Dolcino, in Arch. Stor. Ital., s. 5ª, XIX (1897); Orsini-Begani, Fra' Dolcino nella storia e nella tradizione, Milano 1901; G. Volpe, Eretici e movimenti ereticali nella società medievale, Firenze 1923.