apparecchiare
. Transitivo, con il valore di " preparare ", " apprestare ", in Cv IV XXI 12 ammirabile e benigno seminatore, che non attende se non che la natura umana li apparecchi la terra a seminare, e III XV 16, ove traduce il " praeparabat " di Prov. 8,27. Riferito a una " preparazione " interiore, in Pg XXVI 138, nelle parole di D. ad Arnaldo Daniello: e dissi ch'al suo nome il mio disire / apparecchiava grazioso loco; e ancora: Cv II I 10 (2 volte), IV XXI 11 e XXVI 3. Frequente in questo senso l'uso al participio passato con valore di aggettivo: Cv I XI 11 Molti... danno colpa a la materia de l'arte apparecchiata (e così in II X 6, IV XVIII 6 e XXI 11); Rime dubbie XV 14 eccomi apparecchiato servo umile, ove significa " pronto (alla morte) " (Contini). In senso assoluto, in Cv I I 11 nel senso di " imbandire " la tavola, quella del convivio: Per che ora volendo loro [ai miseri] apparecchiare, intendo fare un generale convivio di ciò ch'i' ho loro mostrato.
Riflessivo, appare riferito sia a una preparazione interiore e intellettuale (m'apparecchiava a sostener la guerra / sì del cammino e sì de la pietate, If II 4; m'apparecchio / ad ascoltar, Pd XIX 31), sia a una più concreta e materiale: di bere (Pd XXVII 59; da notare qui il costrutto con la preposizione ‛ di '), a grattarmi la tigna (If XXII 93), a me soccorrere a campar la vita (Fiore CCVI 5), a mostrar sua bontate, il suo valore (CCIX 4). Ancora in Fiore CXXX 3 appare con valore assoluto, nel senso di " vestirsi ": sì com'om di coro / religioso e di santa vita, / s'apparecchiò.
Intransitivo pronominale è in Pd XVII 45, ove la locuzione il tempo che ti s'apparecchia vale " il futuro ".