APPENDICE ileo-cecale (o appendice vermiforme)
L'appendice ileo-cecale insieme con l'intestino cieco costituisce nell'uomo il tratto iniziale dell'intestino crasso. Ha la forma di un prolungamento stretto, lungo, cilindrico (più di rado a fuso), che si diparte dalla porzione mediale ed inferiore dell'intestino cieco in prossimid dello sbocco dell'ileo (v. figura); per lo più è avvolta a spira, e diretta dalla fossa iliaca destra verso l'orlo della cavità del piccolo bacino. La sua sede è legata a quella del cieco e, di solito, nascosta dietro a quest'ultimo. Talora è piuttosto mobile, essendo unita all'ileo e al mesentere da due lunghe pieghe peritoneali, ma più spesso, essendo il cieco fissato alla parete addominale posteriore, anche la radice del processo vermiforme diviene fissa.
L'appendice è cava in tutta la sua estensione, ma il calibro del suo lume non è uniforme; nel punto in cui sbocca nel cieco si trova spesso una piccola piega della mucosa (valvola del processo vermiforme). Ha lunghezza molto variabile, da 2 a 20 cm. e più, però di solito non oltre 9 cm.; il diametro è da ½ a 1 cm.; è adunque incomparabilmente più ristretta del cieco (il quale misura nel punto di massima ampiezza sino ad 8 cm.), e, nel punto in cui la parete del cieco si continua in quella dell'appendice, la diminuzione di calibro dell'intestino si produce bruscamente.
L'appendice ha la stessa struttura del rimanente del colon, ma ne differisce per il grande sviluppo del tessuto linfoide, perciò ha sensibile analogia con gli altri organi linfoepiteliali del canale alimentare come, per es., la tonsilla palatina e linguale. È considerata come una parte dell'intestino nel quale si è prodotto un mutamento nella funzione. Infatti negli Uccelli granivori ed in molti Mammiferi esiste un lungo tratto d'intestino che, pur terminando a fondo cieco, ha la stessa ampiezza del rimanente del colon, ed è certamente omologo all'appendice; questo tratto è in grado di assorbire gli alimenti. Invece nell'uomo e nelle scimmie superiori l'appendice non prende parte veruna all'assorbimento degli alimenti. Altri morfologi considerano l'appendice, piuttosto che come un organo nel quale si è prodotto un mutamento nella funzione; come vero organo rudimentale; ipotesi che sembra convalidata dal fatto che la sua grandezza è estremamente variabile, e più ancora dal modo con cui essa si accresce durante la vita fetale e dopo la nascita. Infatti nell'embrione umano tutto l'apparato cecale ha un calibro uniforme; il suo tratto inferiore cresce meno del superiore; nel neonato il passaggio di queste due porzioni l'una nell'altra si produce per gradi, ma nel periodo di accrescimento successivo alla nascita, la prevalenza del cieco si accentua sempre più, e l'appendice si origina dal cieco assottigliandosi bruscamente.
Per quanto si riferisce alle funzioni dell'appendice, sono stati indagati i movimenti di cui essa è capace, la secrezione che produce e l'azione di questa. I movimenti sono stati constatati nell'organo vivente a mezzo di fotografie con i raggi Röntgen, e, nell'organo asportato, con l'uso di stimoli varî. Con l'uso dei raggi Röntgen si è riusciti a vedere, tanto in individui adulti quanto in bambini, il vuotamento di pappe di contrasto, dopo parecchi giorni dall'introduzione: si sono visti anche i movimenti peristaltici. Con stimoli fisici svariati, come il riscaldamento, il raffreddamento, la corrente elettrica; o con stimoli chimici, quali l'adrenalina, l'olio di ricino, l'acido ossalico, si sono provocati movimenti di tutto l'organo, o contrazioni circoscritte, incurvamenti, rigidità. Con la conservazione in liquido di Ringer i movimenti sono manifesti anche dopo due o tre giorni dall'asportazione. Per opera di essi si vuota il contenuto dell'appendice, cioè feci, muco, gas e prodotti patologici.
La secrezione della parete dell'appendice nel lume di essa è costituita da muco, che agisce come lubrificante, e da elementi linfocitarî, i quali si trovano pure tra le cellule epiteliali, che ne tappezzano la cavità. Qualche studioso (Klemm) ha fatto l'ipotesi che si formi una corrente di tali cellule diretta verso il lume dell'appendice e che essa sia capace di opporsi all'ingresso dei batterî.
Altri attribuiscono ai linfociti e ai leucociti contenuti nel lume proprietà fermentative forse antibatteriche e antitossiche. Chi riconosce nel secreto dell'appendice proprietà diastatiche, e chi le nega, chi lo crede capace di partecipare alla formazione dell'idrogeno solforato, chi attribuisce ad alcune speciali cellule, che si rinvengono in piccoli gruppi nel fondo delle insenature della mucosa, e che contengono nel citoplasma caratteristici granuli (cellule di Paneth), insieme cogli eosinofili, una parte nella digestione dei proteici e dei grassi: v'è insomma una vivace discussione su modi di vedere diversi, che ulteriori ricerche riusciranno a giustificare.
Concludendo si può affermare con sicurezza che l'appendice ha movimenti proprî peristaltici e con ritmo più lento del resto dell'intestino, ma efficaci a vuotarne il contenuto nel cieco, e che produce muco al quale si trovano mescolati linfociti e cellule epiteliali. In base specialmente ad analogie con le masse linfatiche dell'anello faringeo e con le placche di Peyer, accumulate nella valvola ileocecale, si può poi affermare, con probabilità d'essere nel vero, che l'apparato linfatico dell'appendice ha un'azione antitossica e antibatterica. Mancano però prove convincenti; una delle più accreditate difatti, a dimostrazione della proprietà antibatterica, è il contrasto tra il reperto baaerico ricchissimo nei preparati del contenuto dell'appendice, mcntre scarsissimo è il risultato delle culture, donde la conclusione che il maggior numero dei batterî viene distrutto nell'appendice (v. appendicite).