appetibili
D. parla dei primi appetibili, in parallelo con le prime notizie, in Pg XVIII 57, dove dice che, come l'uomo non sa donde gli venga la conoscenza delle prime nozioni (prime notizie), così non sa donde gli venga l'amore (l'affetto) de' primi appetibili; cioè, come la conoscenza dei concetti e dei principi primi (" habitus principiorum " degli scolastici) è immediata, così è innata nell'uomo la tendenza al bene.
A. equivale a ‛ bene ', secondo la definizione riportata da Aristotele all'inizio dell'Eth. nic. I 1, 1094a 3: οὗ πάντ᾽ ἐφίεται: quod omnia appetunt. L'affetto dei primi a. è la prima manifestazione del finalismo dell'uomo e D. lo paragona alla tendenza dell'ape a fare il miele (Pg XVIII 57-59).
Che ogni scelta umana presupponga una tendenza al bene è detto da Aristotele nel III libro dell'Etica nicomachea, là dove descrive la genesi della scelta e paragona la deliberazione alla soluzione di un problema geometrico (Eth. nic. III 3, 1112b 1-21). Per il parallelo fra tendenza al fine (primo appetibile) e conoscenza dei primi principi, cfr. Tommaso d'Aquino, sia in Comm. Eth. III VIII, nn. 474, 476, che nella Sum. theol. I 82 1 e 2, e le Quaestiones super libros Physicorum attribuite a Sigieri di Brabante.