APPIANO
. Da Appiano di Valdera prese nome la famiglia d'Appiano inurbatasi in Pisa verso la fine del Duecento. Con l'esercizio del notariato, acquistarono importanza Vanni e più tardi il figlio Iacopo (Iacopo I), divenuto nel 1392 signore di Pisa e fondatore della potenza della casa. Il figlio e successore di lui, Gherardo, impotente a conservare il dominio della città, la cedette a Gian Galeazzo Visconti (1399), riservandosi Piombino, Suvereto, Scarlino, Buriano e le isole d'Elba, di Pianosa e di Montecristo. Sorse così lo stato di Piombino, piccolo e flagellato dalla malaria e dai corsari, e tuttavia ambito dalle potenze rivierasche del Tirreno per la sua importanza militare e per le miniere dell'Elba, le quali, anche male sfruttate, rendevano circa 20.000 fiorini d'oro. Il carattere quasi patriarcale che la Signoria ebbe agl'inizî, si accentuò dopo la morte di Gherardo (maggio 1404), durante la reggenza di Paola Colonna e sotto Iacopo II, debole non meno del padre. Costui, morendo senza figli il 27 dicembre 1440, lasciò lo stato invaso da Baldaccio d'Anghiari e ricattato dai Fiorentini, alla cui protezione s'era sottratto dal 1430 in poi, appoggiandosi ai Senesi e al Visconti. Invece che allo zio paterno Emanuele, la successione passò, di nome, alla madre, ma, di fatto, al cognato Rinaldo Orsini, marito della sorella Caterina. Morto l'Orsini il 5 luglio 1450, l'esule zio Emanuele sollevò in proprio favore i sudditi, e il 20 febbraio 1451, appena spentasi la nipote, fu eletto signore dai Piombinesi e dalle altre comunità dello stato. Costretto ad accordare larghe capitolazioni ai sudditi, egli ridiede alla Signoria quel carattere quasi patriarcale che si era perduto durante il forte governo dell'Orsini.
Nei rapporti esterni egli si affidò, anziché alla protezione dei Fiorentini che in ultimo si erano fatti nuovamente valere, a quella dei Senesi e del re di Napoli, ai quali soprattutto egli doveva lo stato. Il figlio Iacopo III, che dominò dal 19 febbraio 1458 al 7 marzo 1474, fu invece un vero signorotto del Rinascimento, crudele e dispotico, e insieme protettore delle arti e delle lettere. Dalla madre Covella, o Colia, forse figlia spuria di re Alfonso, aggiunse al suo cognome quello di Aragona, e, primo della sua casata, ebbe titolo di conte. Iacopo IV, suo figlio, visse in tempi difficili, che riuscì a superare con un'avveduta politica interna ed esterna, e con l'aiuto del re di Napoli, di cui aveva sposato una nipote. Per meglio consolidare lo stato, che, dalla morte di Iacopo II in poi, gl'imperatori sostenevano esser devoluto all'Impero, egli ne ottenne da Massimiliano I l'investitura per sé e discendenti (8 novembre 1509). Iacopo V, succeduto al padre nel novembre 1511, seguendo la tradizione familiare di rafforzare coi matrimonî la malferma signoria, sposò una nipote di Ferdinando il Cattolico, divenuto anche re di Napoli; poi due sorelle Ridolfi, nipoti di Leone X, e, infine, Elena Salviati, cugina di Cosimo de' Medici. Debole e imbelle, fu costretto a lasciare allo stesso Cosimo la difesa del dominio contro Turchi e Francesi collegati. A lui, morto il 20 ottobre 1545, successe il figlio giovinetto Iacopo VI, che, nel 1548, dové abbandonare lo stato, venduto da Carlo V a Cosimo de' Medici. Riavutolo nel 1559, mutilato però di Portoferraio, ipotecato al duca di Toscana e presidiato dagli Spagnoli, non seppe comprendere i bisogni del popolo, impoverito e decimato dalle guerre e dalla malaria e vòlto per disperazione verso i Medici o verso la Spagna. Si ebbe, così, nel 1562, una ribellione di Piombinesi. Sdegnato con essi, Iacopo accettò il comando della flotta toscana e lasciò nello stato il suo bastardo Alessandro, che più tardi fece legittimare dall'imperatore. Costui angariò i comuni, e umiliò i sudditi più in vista, finché sorse un vasto moto di ribellione, favorito dal capo del presidio spagnolo di Piombino, e Alessandro fu assassinato il 28 settembre 1589, quattro anni dopo la morte del padre. Il figlio Cosimo, che prese il nome di Iacopo VII, sotto la reggenza della madre Isabella di Mendoza, riebbe lo stato dagli Spagnoli e ottenne da Rodolfo II, nel febbraio 1594, la conferma del feudo eretto in principato; ma morì poco più che ventenne il 5 gennaio 1603. Gli successe la sorella Isabella, che governò insieme col marito e zio Giorgio di Mendoza, finché questi non morì (8 ottobre 1618), e poi con Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano, sposato nella primavera del 1621. Con lei, spodestata il 10 aprile 1628, si estinse la signoria degli Appiano, invano rivendicata dal 1603 in poi da un ramo collaterale; e il principato, mutilato anche di Portolongone, fu venduto dall'imperatore il 24 marzo 1634 a Niccolò Ludovisi, marito di Polissena di Mendoza-Aragona-Appiano, figlia dell'ultima Isabella.
Bibl.: A. Dati, Plumb. Hist., in A. Dathi opera, Siena 1503; A. Cesaretti, Istoria di Piombino, Firenze 1788-89; L. Cappelletti, Storia di Piombino, Livorno 1897; R. Cardarelli, B. d'Anghiari e la signoria di Piombino nel 1440 e 1441, Roma 1922; Giorgetti, L. de' Medici e Jacopo V d'A., in Arch. St. It., s. 4ª, VIII.