APPRETTO (III, p. 765)
Il progresso scientifico-tecnico, verificatosi in questi ultimi decennî nella meccanica e nella chimica tessile, si è particolarmente sviluppato nel settore della rifinitura dei tessuti. Ai vecchi sistemi di apprettatura con materie prime naturali: ispessenti, ammorbidenti, lucidanti, caricanti, ecc., che non dànno resistenza dell'effetto alla lavatura, si sono e si vanno sostituendo nuovi processi, o con l'impiego delle stesse materie di appretto di un tempo, opportunamente modificate, o con l'applicazione di nuovi prodotti che consentano di preparare manufatti con specifiche proprietà, affiancate ad una certa resistenza alla lavatura, cioè ad appretto cosiddetto permanente. Per i tessuti di fibra artificiale l'arte della finitura si è particolarmente rivolta alla preparazione di articoli il più possibile simili a quelli fabbricati con fibre naturali: lana, seta e cotone.
Questi moderni prodotti si possono classificare in due gruppi: appretti che nella loro applicazione al tessuto entrano in diretta combinazione chimica stabile con la sostanza costituente la fibra tessile, e appretti che si fissano alla fibra depositandosi sopra o internamente per fatto puramente fisico, epperò con carattere sostantivo.
L'introduzione delle resine sintetiche ha costituito un progesso fondamentale nella tecnica dell'appretto. Si impiegano sia resine termoindurenti, quali le ureiche, le melaminiche, quanto resine termoplastiche, quali le poliviniliche, le poliacriliche, le polistiroliche ed altre.
Il trattamento ingualcibile, cosiddetto antipiega, basato su procedimento originale della Tootal Broadhurst Lee & Co., a base di resine ureiche ed oggi universalmente usato ha segnato un notevole progresso nella rifinitura dei tessuti di fibra artificiale e va estendendosi, con opportune modifiche, anche a manufatti di cotone e di lino. L'effetto antipiega si può avere anche con altre resine, ad es. la melaminica, però meno economiche di quella ureica.
Appretti permanenti vengono preparati con eteri cellulosici, metil ed etilcellulose: essi impartiscono ai manufatti di cotone mano più piena e tatto liscio, strettamente simili a quelli dei tessuti di lino. Le resine acriliche e viniliche vengono usate negli appretti per lo più in dispersione acquosa dell'ordine di grandezza di 1 micron; per tessuti speciali apprettati per spalmatura, ad es. finte pelli, pesudogommati, trubenizzati per camiceria, si applicano invece disciolte in solvente.
Effetti permanenti si hanno pure per diretto trattamento del tessuto con agenti chimici, ad es. con acidi pergamenanti la cellulosa (effetto Opal-Heberlein, organdis), con alcali mercerizzanti ed ossido di etilene, ed anche per esterificazione o per eterificazione diretta superficiale della fibra. L'effetto di lucidatura permanente, cosidetto chintz, viene ottenuto per spalmatura mediante applicazione di resine sintetiche, es. ureaformaldeide e di caseina con speciali ammorbidenti.
Nell'impermeabilizzazione dei tessuti cellulosici, ai vecchi sistemi al sapone di alluminio, alle emulsioni stabili di paraffina, si va attualmente estendendo il moderno processo di velanizzazione, che permette di ottenere effetto idrofugo permanente, cioè resistente alla lavatura a caldo con sapone ed anche a quella a secco con solvente. Il Velan PF della Imperial Chemical Industries di Londra (Zelan per gli americani) è un composto piridinico, precisamente il cloruro di ottodecilossimetilpiridinio. Fissato sul tessuto in soluzione acquosa, essiccato blandamente e poi portato in breve tempo ad una determinata temperatura elevata, si decompone formando col radicale grasso stearilico e con la fibra un etere cellulosico idrofugo, di alta stabilità e mettendo in libertà la piridina.
L'effetto irrestringibile nei tessuti di origine vegetale, realizzato con successo per via meccanica con la sanforizzazione, si può ottenere anche per via chimica con preparati aldeidici (es. gliossal) che, entrando in combinazione con la cellulosa, ne riducono le proprietà igroscopiche, attenuando il fenomeno di rigonfiamento della fibra alla bagnatura, che è causa principale della contrazione e quindi del restringimento e raccorciamento in asciutto del manufatto. Nei tessuti di lana l'irrestringibilità è connessa con la proprietà della fibra a feltrarsi, carattere che svanisce in seguito al trattamento. Ai vecchi processi di clorurazione della lana con ipoclorito o con cloro gassoso, si vanno sostituendo nuovi sistemi che meglio preservano la fibra da danneggiamento per attacco chimico. Trovano applicazione resine melaminiche, enzimi proteolitici e diversi altri prodotti.
Nei processi di ignifugazione dei tessuti si rilevano pure progressi agli effetti della resistenza dell'appretto agli agenti atmosferici ed alla lavatura: i nuovi trattamenti ausiliarî sono a base di composti fosforati (es. urea, acido fosforico). Anche nel campo degli antisettici si segnalano nuovi sviluppi; i moderni fungicidi, in sostituzione della formalina, del solfato di zinco, ecc., ad altissima attività antispora, sono a base di derivati clorurati fenolici o di composti organici di metalli pesanti, quali rame, mercurio ed altri prodotti.
Tra le rifiniture speciali destinate a determinati usi del manufatto, si possono menzionare quelle per tessuti da legatoria, per tessuti imitazione velluto patinati con pulviscolo fibroso, appretti ad effetto antislittante ed innumerevoli altri. Nelle tele per legatoria, ed es., al vecchio processo di spalmatura superficiale con rilevante carica di appretto colorato, a base di amidi, farine, colle animali, su supporto di tessuto ordinario e rado di cotone, si va sostituendo il processo di verniciatura, impermeabile alla colla di legatoria, e trasparente, su tessuto di cotone di qualità, quindi più resistente alle piegature dell'uso, e tinto con coloranti solidi.
Anche per l'appretto, ottenuto per via meccanica, si sono avuti rilevanti progressi relativi alle caratteristiche del macchinario, adeguandolo sempre meglio ai requisiti di rifinitura richiesti dall'articolo e specializzandolo per i singoli tessili.
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