apprezzamento
Aumento di valore di una valuta, espresso nell’unità monetaria di un’altra: se per acquistare 1 unità della divisa B occorrono 1,8 unità della divisa A, laddove in precedenza ne occorrevano 2, si dice che la valuta A si è apprezzata rispetto alla B. Tale fenomeno si verifica sul mercato dei cambi quando la domanda è superiore ex ante all’offerta. Domanda e offerta di valuta provengono sia da transazioni che interessano la compravendita di beni e servizi (importazioni ed esportazioni) sia da movimenti di capitali. L’a. ha conseguenze economiche: le merci prodotte nel Paese la cui valuta si apprezza diventano più costose per i compratori stranieri; per quanto riguarda le merci importate, invece, queste diventano meno costose per i compratori interni. Più in generale, l’a. è un aumento di valore che può riguardare qualsiasi bene patrimoniale, come immobili o azioni.
L’a. del tasso di cambio nominale è la riduzione del numero di unità di moneta domestica necessaria per acquistare una quantità data (normalmente assunta pari all’unità) di moneta straniera. È la conseguenza di un eccesso di domanda – al tasso di cambio preesistente – di moneta domestica sul mercato valutario (➔ cambio), in regime di cambio flessibile. L’a., il cui esatto contrario è il deprezzamento (➔), è volto, dunque, a ristabilire l’equilibrio tra domanda e offerta di moneta domestica, sul mercato valutario, attraverso l’aumento (o la riduzione) del da parte degli operatori esteri (o nazionali).
In caso di a. del tasso di cambio reale, gli operatori di uno Stato estero devono cedere una maggior quantità di beni del loro Paese per ottenere in cambio la stessa quantità di merci domestiche. Ne discende una riduzione (o un aumento) delle quantità esportate e un incremento (o una riduzione) delle quantità importate da parte del sistema economico domestico (o estero). Se vengono rispettate le condizioni di Marshall-Lerner (➔ Marshall-Lerner, condizioni di), tale effetto sulle quantità scambiate comporta un peggioramento del saldo di bilancia commerciale dell’economia domestica.
Nel breve periodo, assumendo l’esistenza di prezzi fissi, l’a. del tasso di cambio nominale coincide con l’a. di quello reale e va ad associarsi a una perdita di competitività di prezzo delle merci domestiche rispetto a quelle straniere. Nel lungo periodo, quando i prezzi sono flessibili, l’a. reale (e l’associata perdita di competitività di prezzo) si manifesta ogniqualvolta la variazione percentuale del tasso di cambio nominale, rispetto al periodo base, risulta inferiore al differenziale inflazionistico tra economia domestica ed estera. In un regime di cambio fisso, l’equivalente logico dell’a. del tasso di cambio è costituito dalla rivalutazione del tasso di cambio, che si manifesta quando viene decisa una diminuzione del valore della parità centrale che regola il regime di cambio fisso.