APPROPRIAZIONE INDEBITA (III, p. 766)
INDEBITA Il delitto è previsto nell'art. 646 del cod. pen. del 1930. Il fatto consiste nell'appropriazione del denaro o della cosa mobile altrui di cui si abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto. L'oggetto giuridico del delitto sta nella violazione della fiducia (Petrocelli). Soggetto attivo può essere chiunque, ad eccezione del proprietario della cosa. Per individuare il soggetto passivo del delitto bisogna ricercare il titolare dell'interesse leso, vale a dire il titolare del diritto alla restituzione o all'uso determinato della cosa. Questi può essere non solo il proprietario, ma anche un semplice possessore che abbia affidato ad altri la cosa stessa. Oggetto materiale è il danaro o la cosa mobile altrui. Presupposto del delitto è il possesso della cosa mobile altrui sorto in base a qualsiasi titolo, purché esso non sia tale da trasferire la proprietà. L'approvazione indebita è un delitto intenzionale: non basta la volontarietà del fatto, ma occorre il fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto.
Il delitto è perseguibile su querela della persona offesa e la pena è della reclusione sino a tre anni e della multa sino a lire diecimila. Circostanza aggravante è l'aver commesso il fatto su cose possedute a titolo di deposito necessario. In questo caso si procede d'ufficio; si procede anche d'ufficio se il fatto è commesso con abuso di autorità o di relazioni domestiche, ovvero con abuso di relazioni di ufficio, di prestazione d'opera, di coabitazione o di ospitalità. Il nuovo codice non contempla più tra le appropriazioni indebite l'abuso di foglio firmato in bianco. Quest'azione illecita è prevista, invece, in due ipotesi distinte (articoli 486 e 487 cod. pen.) e considerata come una falsità in atti. Le cosiddette appropriazioni indebite minori sono previste nell'art. 647 cod. pen. il quale riproduce sostanzialmente le disposizioni dell'art. 420 del codice precedente.
Bibl.: D. Angelotti, Le appropriazioni indebite, Roma 1930; B. Petrocelli, L'appropriazione indebita, Napoli 1933.