Aprassia
L'aprassia (dal greco ἀπραξία, "inerzia", composto da ἀ- privativo e dalla radice del verbo πράσσω, "operare") può essere definita come l'incapacità di compiere un movimento mirato a uno scopo, pur essendo integre l'intelligenza e la motilità, e pur rendendosi il paziente pienamente conto di quel che deve fare.
L'aprassia può interessare i movimenti di ogni settore muscolare a inizio volontario, come per es. manipolare oggetti. In un caso tipico il soggetto non è assolutamente capace neppure di accendere un cerino, perché la successione dei movimenti che compie è del tutto inadeguata, come sequenza e come direzione. L'aprassia motoria, pur in assenza di paralisi, è conseguenza dell'interruzione delle vie che agiscono come collegamenti ideomotori, localizzati, nei destrimani, nella parte posteriore dell'emisfero di sinistra, soprattutto nel gyrus supramarginalis, donde le fibre si dirigono verso il gyrus precentralis, incrociando verso destra nel corpo calloso. La forma più comune di aprassia interessa le labbra e la lingua, in associazione con emiplegia destra.
Si parla di aprassia ideativa per indicare l'incapacità di compiere azioni successive con diversi oggetti per raggiungere un determinato scopo (per es. servire a tavola).
Le aprassie ideomotorie consistono invece nella difficoltà, più o meno marcata, di scegliere gli elementi motori che costituiscono un movimento, con un ordinamento sequenziale corretto (per es. sfilarsi una calza).
L'aprassia per l'abbigliamento, cioè l'incapacità di vestirsi ordinatamente, risulta generalmente da una lesione del lobo parietale destro.
L'aprassia, sia nella sua forma cinetica sia in quella ideativa (Sittig 1931), è associata con il disturbo della capacità di imitare i movimenti. L'afasia motoria (v. afasia) potrebbe esser considerata un'aprassia dei movimenti intenzionali coinvolti nel parlare (Russel 1969).
Una speciale forma di aprassia è l'aprassia costruttiva di K. Kleist (1922), dove il disturbo concerne la disposizione spaziale dei movimenti: per es., il paziente non può riprodurre un modo, anche semplice, di disporre dei fiammiferi o dei dadi. L'aprassia consegue il più sovente a lesioni cerebrali localizzate, specie lesioni vascolari e tumori, ma può anche essere sintomo di encefalopatie infiammatorie o degenerative. Frequenti sono tuttavia, nelle sindromi aprassiche, i recuperi funzionali, forse per la presenza di 'centri euprassici' anche nell'emisfero destro, che si attiverebbero come funzione vicariante (Kleist 1922).
v. faust, Psychiatrie, Stuttgart, Fischer, 1995.
k. kleist, Die psychomotorischen Störungen und ihr Verhältnis zu den Motilitätsstörungen, "Monatschrift für Psychiatrie und Neurologie", 1922, 52, p. 253.
Klinische Neuropsychologie, hrsg. K. Poeck, Stuttgart, Thieme, 1982.
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