apri-e-chiudi
(apri e chiudi), loc. s.le m. e agg.le Apertura e chiusura quasi simultanea di qualcosa; che si può aprire e subito dopo richiudere.
• Il leghista Piergiorgio Stiffoni reagisce: «Ma era una seduta “apri-e-chiudi”. Martedì sarò in commissione. Ma noi non perdiamo tempo. Non siamo stati eletti per pettinare le bambole». (Virginia Piccolillo, Corriere della sera, 18 agosto 2011, p. 5, Primo Piano) • Il figlio dei padroni di casa, un ventunenne, era nella sua stanza e stava dormendo. Poi «l’apri e chiudi» di cassetti e armadi e il rumore dei passi in giro per casa gli hanno fatto supporre per un attimo che i genitori fossero rientrati. Solo pochi istanti dopo, però, ha intuito che i movimenti erano troppo serrati e in tutte le stanze. (Anna Rosso, Messaggero Veneto, 9 dicembre 2013, p. 18) • E di fronte ai negozi che tirano giù la serranda, nella girandola di apri e chiudi, è difficile capire quali siano le attività in salute. Perfino l’espansione cinese, dopo il boom di alcuni anni fa, sembra subire una battuta d’arresto. (Secolo XIX, 22 maggio 2014, p. 25, Riviera magazine).
- Espressione composta dal v. tr. aprire, dalla cong. e, dal v. tr. chiudere.
- Già attestato nella Repubblica del 14 ottobre 1990, p. 23, Cronaca (Carlo Marincovich).