APSINE di Gadara ('Αψίνης ὁ Γαδαρεύς, Apsines)
È detto anche 'Αθηναῖος, come quegli che in Atene esplicò fervida attività di maestro in concorrenza con Frontone d'Emesa e in perfetta comunanza di spiriti con Filostrato II, l'autore delle Vite dei sofisti (E. Rohde, in Gött. Gel. Anz., 1884, p. 35 = Kleine Schriften, I, p. 341, 1), negli anni della massima sua fioritura, sotto gli imperatori Massimino Trace e Gordiano III (235-238 e 238-244). Allievo di due celebri sofisti, d'Eraclide Licio a Smirne e di Basilico a Nicomedia, si acquistò fama nell'arte retorica ed ebbe onori fino ad assurgere al consolato sotto Massimino. Oltre che nell'insegnare, fu operoso nello scrivere. Perdute andarono opere, di che sappiamo dalla rimastaci Τέχνη ῥητορική: le finte orazioni ad uso della scuola, μελέται o ζητήματα, e il Περὶ σχημάτων. La Τέχνη ci è giunta in uno stato ben lontano dall'originario, guasta da ogni sorta di deviazioni e d'interpolazioni, amalgamata anche in tutta una serie di manoscritti con le 'Αϕορμαὶ λόγου di Cassio Longino, come vide per la prima volta il Ruhnken (De vita et scriptis Longini, 1766). Nelle linee generali A. si attiene al disegno costruttivo e ai precetti fin dal sec. II codificati per l'età avvenire da Ermogene di Tarso, ma avviene anche più volte che si discosti dalla maniera comune, di che ragionano il Volkmann (Rhetonk d. Griech. u. Röm., Lipsia 1885) e il Brzoska (in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, col. 279 seg.). Demostene ha naturalmente la parte del leone negli esempî addotti: da Dionigi d'Alicarnasso in poi egli ha un posto di assoluta preminenza fra gli oratori. Tutta mutilata, abbiamo di A. anche un'altra opera Περὶ τῶν ἐσχηματισμένων προβλημάτων: vi si trattano teorie sul sermo figuratus già da un pezzo correnti fra retori e stoici (Penndorf, in Leipz. Studien, XX, 1902, p. 169 segg.). Entrambe le opere ebbero assai fortuna.
Edizione principe l'Aldina, Rhetores graeci, del 1508. Basata sui mss. deteriori la recensione di Ch. Walz, Rhet. graeci, Stoccarda 1837, IX. Il codice migliore, Parigino 1874, sec. XIII, fu adibito occasionalmente dal Bake, Apsinis et Longini rhetorica, Oxford 1849: su di esso ha costruito poi la sua lezione L. Spengel, Rhetores graeci, Lipsia 1853, I, p. 331 seg. (2ª ed. di C. Hammer, 1894).
Bibl.: In generale, Hammer, De Apsine rhetore, Günzburg 1876.