aptene
Piccola molecola, di per sé non antigenica, che coniugata a una macromolecola (carrier) stimola la produzione di anticorpi contro se stessa. Il termine, a volte usato, meno correttamente, per indicare il determinante antigenico (➔), è stato coniato da K. Landsteiner nei primi anni del 20° secolo. Lo studio immunochimico dei fenomeni di riconoscimento e legame tra anticorpo e a. è stato fondamentale per comprendere la dinamica del legame antigene-anticorpo.
Nei processi naturali gli a. sono molecole di piccole dimensioni altamente reattive che possono legarsi più o meno stabilmente a macromolecole proteiche costitutive dei tessuti, formando così il complesso antigenico. La risposta immune agli antigeni modificati da apteni, a seconda delle modalità di immunizzazione, può essere cellulare o umorale, IgG o IgE mediata. Quasi tutte le allergie a farmaci sono riconducibili al meccanismo in cui il farmaco o un suo metabolita si comporta da aptene. Un esempio rilevante è l’allergia alla penicillina: l’anello beta-lattamico costituisce un potente a. e possono presentarsi fenomeni di allergia IgE mediata, con rischi di anafilassi e di allergia ritardata cellulare. Anche metalli, per es., il nichel, possono svolgere il ruolo di aptene.
Il complesso a.-carrier, inoculato in animale, determina la produzione di anticorpi diretti sia contro il complesso sia contro il carrier, ma soprattutto contro l’a. stesso. Questo meccanismo è ampiamente sfruttato per produrre anticorpi capaci di consentire, una volta purificati, il loro uso in test immunometrici per il dosaggio di piccole molecole come farmaci, droghe e ormoni. Si possono anche produrre anticorpi verso carrier del tutto o quasi non immunogeni quando questi sono utilizzati, dopo coniugazione con a., per indurre una risposta immune. Con ulteriori procedure biotecnologiche è possibile produrre in vitro anticorpi monoclonali con specificità per a. che si differenziano per minimi dettagli molecolari.