aquile, avvoltoi, falchi
Predatori del cielo, tra gli alberi e le montagne
Le aquile, gli avvoltoi e i falchi sono le più note delle trecento specie dell'ordine dei Falconiformi, tutte carnivore. Molte fra queste sono predatrici, e quindi capaci di veleggiare, planare e piombare in picchiata, ma ve ne sono anche di quelle che si nutrono di carogne, svolgendo il ruolo di spazzini. A causa dei pesticidi e degli insetticidi usati in agricoltura, però, questi signori del cielo ‒ già di per sé poco prolifici ‒ corrono il rischio di estinguersi.
Aquile, poiane, nibbi, astori, sparvieri, albanelle, avvoltoi e falchi sono rapaci diurni e vengono inquadrati nell'ordine dei Falconiform (v. fig.). Quest'ordine è suddiviso in due principali famiglie: Accipitridi e Falconidi. Tutti questi uccelli sono predatori, anche se un ridotto numero di Accipitridi, gli avvoltoi, si nutre principalmente di animali morti. I Falconiformi sono poco prolifici, soprattutto gli Accipitridi, poiché depongono in media due uova per covata, al massimo cinque in alcune specie. In compenso, le cure dei genitori sono intense e non si limitano all'imbecco, ma continuano anche dopo che il piccolo ha abbandonato il nido. In questo modo, i genitori trasmettono al figlio tutta la loro esperienza: i trucchi per catturare le prede e per evitare a loro volta di essere uccisi.
Caratteristiche della famiglia. La famiglia degli Accipitridi conta all'incirca 250 specie diffuse in tutti gli ambienti del Pianeta. Diverse sono le forme, le strategie di caccia, le tecniche di volo e le modalità di nidificazione fra così tante specie. Tutti gli Accipitridi sono capaci di veleggiare e di planare, sfruttando le correnti d'aria ascensionali: prima veleggiano, descrivendo ampi cerchi per prendere quota, poi planano spostandosi orizzontalmente senza battere le ali, per cambiare punto di osservazione.
In questo modo esplorano i loro vasti territori senza consumare molta energia. Alcune specie sono capaci anche di rimanere immobili nell'aria, in posizione verticale, battendo velocemente le ali: questa tecnica di volo viene chiamata 'spirito santo' e serve per scrutare meglio un punto del terreno dove l'uccello ha visto muoversi qualcosa. Le aquile raggiungono un'apertura alare di oltre 2 m e possono pesare fino a 6 kg . La loro forza sta soprattutto nelle zampe, munite di poderosi artigli. La muscolatura delle dita consente a questi uccelli di stringere la preda con grande forza, uccidendola e trasportandola in un luogo sicuro.
Aquile e poiane. Alcune specie di Accipitridi sono legate ai pascoli di montagna, come l'aquila reale (Aquila chrysaetos), che si nutre soprattutto di marmotte, lepri, ermellini, volpi, giovani stambecchi e camosci. Le aquile nidificano sia su rocce a strapiombo sia sugli alberi, a seconda della specie e del tipo di habitat. Le poiane (Buteo) sono aquile in miniatura e predano numerose specie di piccoli animali.
Nibbi e albanelle. I nibbi (Milvus) esplorano le rive di fiumi e laghi alla ricerca di pesci morti, di piccoli animali facili da catturare o di rifiuti. Le albanelle (Circus) sono invece rapaci agili e snelli, con ali allungate e strette. Vivono soprattutto in ambienti aperti come le praterie erbose e le paludi cacciando roditori, rane, lucertole e insetti. Diversamente dalla maggior parte degli altri rapaci, nidificano per terra fra le alte erbe, anche nel bel mezzo di campi di grano.
Astori e sparvieri. Gli astori e gli sparvieri (Accipiter) si sono adattati a vivere nelle foreste: le ali arrotondate e la lunga coda permettono loro di volare fra i rami degli alberi compiendo veloci virate e inseguendo gli uccelli tra le fronde. Caratteristica di questi uccelli è la spiccata differenza tra i sessi: i maschi sono sempre molto più piccoli e più agili delle femmine, e pertanto anche le loro prede sono di taglia minore.
Avvoltoi. Si chiamano avvoltoi tutti quegli Accipitridi di grossa taglia ‒ spesso superano le aquile sia nell'apertura alare sia nel peso ‒ che volano alla ricerca di animali morti. I loro artigli non sono forti come quelli delle aquile. Questi animali sono ancora particolarmente numerosi nelle savane africane ma anche nelle zone in cui c'è un'intensa pastorizia. Si possono ancora osservare in Spagna, in Sardegna e nella Penisola Balcanica. Recentemente, grazie a progetti di reintroduzione, il grifone (Gyps fulvus) è ritornato a volare sulle montagne dell'Appennino mentre l'avvoltoio barbuto (Gypaetus barbatus) è riapparso sulle Alpi.
Ma uno degli avvoltoi più interessanti dal punto di vista del comportamento è il capovaccaio (Neophron percnopterus). Questa specie partecipa alla demolizione della carcassa solo verso la fine, quando ormai gli altri avvoltoi (monaci e grifoni) hanno consumato quasi tutta la carne. Con il suo becco sottile, raschia i pezzettini di carne rimasti attaccati alle ossa ed esplora la cavità del cranio. Inoltre, il capovaccaio è uno dei pochissimi uccelli che usa strumenti: nelle savane africane è stato spesso osservato mentre afferra un sasso e lo lascia cadere sulle uova di struzzo per romperne il guscio. Invece, il grande avvoltoio barbuto, detto anche avvoltoio degli agnelli, lascia cadere le grandi ossa degli animali sulle rocce per frantumarle e nutrirsi del midollo.
I Falconidi si distinguono dagli Accipitridi per una serie di caratteri, come le dimensioni in media più piccole, il becco più corto e munito di un dente e le ali terminanti a punta. Il volo è battente, rapido e irregolare, con frequenti interruzioni a 'spirito santo'. Le tecniche di caccia dei falchi si basano spesso sulla picchiata: dopo aver individuato un uccello in volo, il falco piomba su di esso dall'alto e lo colpisce facendolo cadere. Durante la picchiata, in cui l'uccello scende a 300 km all'ora, le narici si chiudono ermeticamente per non bruciarsi e gli occhi vengono riparati da una terza palpebra, robusta e trasparente. La preda non viene trasportata via ma consumata direttamente sul posto. Ovviamente, le eccezioni a questi schemi di base sono moltissime: esistono falchi di piccole dimensioni che afferrano insetti in volo, oppure si gettano fra l'erba per catturare lucertole. La specie più comune in Europa è il gheppio (Falco tinnunculus): predatore di piccola taglia che si nutre soprattutto di lucertole, insetti, e uccellini. Ma il più famoso rappresentante della famiglia è il falcone pellegrino (Falco peregrinus), specie quasi cosmopolita che nidifica sulle pareti rocciose. Qui si dedica alla caccia della sua preda preferita, il piccione selvatico. Insieme al lanario e al sacro, il falcone pellegrino è sempre stata la specie preferita per l'esercizio della falconeria.
La guerra fra l'uomo e i rapaci è antica almeno quanto la pastorizia e quindi risale a più di 10.000 anni fa. I pastori hanno sempre combattuto le aquile con trappole, bocconi avvelenati e altri sistemi. Con la diffusione dei fucili, in molti paesi europei i rapaci vennero sterminati, a volte per il solo gusto di imbalsamarli e farne macabri trofei con cui arredare il salotto di casa. Ma il peggio venne con lo sviluppo dell'agricoltura intensiva e l'uso dei pesticidi. I rapaci, infatti, accumulano tutte le sostanze tossiche ingerite dalle loro prede: in pratica, la quantità di veleni che un topo può accumulare nel corso della sua breve vita può non avere effetti gravi sul suo organismo, o comunque gli permette di riprodursi prima di morire; i grandi rapaci, invece, che hanno una vita più lunga e raggiungono la maturità sessuale più tardi, immagazzinano grandi quantità di insetticidi nutrendosi di topi o di animali che a loro volta li avevano accumulati: ecco perché i pesticidi possono avere sui superpredatori un effetto letale o sterilizzante.
Gli avvoltoi del Nuovo Mondo - condor, urubù e avvoltoio reale -, anch'essi divoratori di carogne, vengono inquadrati in una famiglia diversa dagli Accipitridi, quella dei Catartidi: lo studio del DNA ha infatti dimostrato che tutti gli avvoltoi americani hanno un'origine indipendente da quelli del Vecchio Mondo e che anzi sono strettamente imparentati con le cicogne. Il più famoso e spettacolare tra gli avvoltoi americani è il condor delle Ande (Vultur gryphus), che raggiunge un'apertura alare di quasi 3 m e 11 kg di peso. Nelle foreste dell'Amazzonia vive l'avvoltoio reale o avvoltoio papa (Sarcoramphus papa), unico rappresentante di questa categoria nell'ambiente forestale.