AQUILI, Antonio, detto Antoniazzo Romano (Antonazzo, Antonaccio)
Figlio di Benedetto, se ne hanno notizie dal 1461 - data della esecuzione di una copia, mai rintracciata, della Madonna di S. Maria Maggiore - al 1508, quando firmava il testamento. Esercitò la sua intensa attività sempre a Roma (dove abitava in piazza Cerasa, ora Rondanini) e nel Lazio. È la personalità più notevole della pittura del '400 romano.
Ebbe numerosissime commissioni e la collaborazione di uno stuolo di seguaci e lavoranti, cui si deve imputare tanta scadente produzione, erroneamente attribuitagli. Solo in questo secolo, con gli studi del Gottschewski (1904) e, più tardi, del Longhi (1927), si è pervenuti a rivalutare la figura dell'artista, una volta considerato poco più di un mediocre seguace di Melozzo, e a espungere dal suo catalogo tutti quei dipinti di bassa qualità, riferibili alla sua bottega o alla scuola umbra.
La più antica opera conosciuta è la Madonna col Bambino del Museo civico di Rieti, firmata "Antonius de Roma", datata 1464, eseguita per la chiesa del convento reatino di S. Antonio del Monte. Il Longhi, distinguendo la diversa cronologia di questa tavola e dei due santi (S. Antonio da Padova e S. Francesco) che la fiancheggiano nel museo, di un decennio posteriori, fissa attorno alla data 1464 un momento per l'artista ancora scevro da influssi di Piero della Francesca, vicino invece all'acuto linearismo del Gozzoli.
Nello stesso anno il cardinale Bessarione gli affidava la decorazione della cappella di S. Eugenia nella chiesa dei SS. Apostoli, più tardi rimaneggiata e demolita. Del 1467 è il trittico della chiesa di S. Francesco a Subiaco, del 1468 gli affreschi del monastero di Tor de' Specchi a Roma, ai quali è stilisticamente affine U- tavola col Cristo benedicente dell'Institute of Art di Detroit, opere che preannunciano la fase di forti e dirette esperienze pierfrancescane, in una comunità di risultati con Lorenzo da Viterbo. Nel 1469 l'artista coloriva per il convento degli agostiniani situato a Campo Marzio l'arma del cardinale di Rohan, la quale era stata disegnata dal Rossellino (v. C. Corvisieri, p. 157).
Simile accordo tra elementi lineari toscani e struttura monumentale di volumi si palesa nella Madonna (già Benson a Londra) della Coll. Duveen di New York (1475-80) e nella Natività già Barberini, della coll. Contini a Firenze, dipinti nei quali alcune analogie con i maestri umbri sono dovute a concomitanze di fatti artistici, piuttosto che ai supposti influssi di quei maestri su Antoniazzo, in effetti non verificatisi. Presumibilmente a questi anni si devono i quadri votivi ispirati alle icone antiche, quali la Madonna e Leone IX della Galleria Nazionale di Dublirio, la Madonna della coll. Loeser (Firenze), la Madonna col Bambino (firmata e datata 1486) della cattedrale di Velletri; attorno al 1485, le due copie libere della Navicella di Giotto nei Musei di Lione e di Lisieux.
Importanti incontri determinano gli sviluppi del percorso dell'artista. Del 1475 è la sua collaborazione nella Biblioteca Vaticana con Domenico Ghirlandaio, del 1480-81 con Melozzo, del 1484-85 nella cappella Sistina con il Perugino. Gli avvenuti contatti con Melozzo si rivelano nelle opere di S. Maria sopra Minerva (affreschi nella cappella dove morì S. Caterina 11482] e Annunciazione con il card. Torquemada che presenta le fanciulle che ricevono doni [tavole a fondo oro]), negli affreschi del Pantheon, in quelli, bellissimi, nella chiesa di S. Giovanni Evangelista di Tivoli, nella pala del Museo di S. Francesco a Montefalco, di una solenne assorta arcaicità, nelle Natività già Barberini e di S. Pietro a Civitacastellana.
Non v'è dubbio tuttavia che Antoniazzo fosse già essenzialmente formato al momento dell'incontro con il forlivese; la sua opera, nella costante impronta di grave, rituale spiritualità, è profondamente radicata nella tradizione medioevale romana. Del periodo maturo, sono dipinti quali il Cristo Portacroce del Museo Civico di Pesaro, la Madonna degli Uditori di Rota della Pinac. Vaticana, il Crocifisso con s. Francesco della coll. Kress a New York, il grande santo campeggiante su fondo oro del convento di S. Sabina, a Roma, tessuti su schemi di un'estrema semplicità e purezza. Sicuramente opera tarda, la Madonna in trono tra i ss. Paolo e Francesco della Galleria Nazionale romana, firmata e proveniente dalla chiesa della SS. Annunziata di Poggio Nativo, affine nello stile al trittico nella chiesa di S. Pietro a Fondi e a quello del duomo di Capua del 1489. L'ultima tavola datata è quella per Santa Maria del Prato a Campagnano (1497), di cui si conserva un solo frammento nel Museo civico di Viterbo.
La sua bottega fu molto frequentata ed attiva fino agli inizi del secolo XVI; di essa facevano parte molti componenti della sua famiglia, il più noto e più accurato dei quali fu il figlio Marcantonio.
Bibl.: G. Vasari, Le vite... con nuove annotazioni e commenti di G. Milanesi, III,Firenze 1878, pp. 470 s.; C. Corvisieri, Antonazzo Aquilio Romano ,in Il Buonarroti, IV(1869), pp. 129-136, 157-167; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, History of Painting in Italy, V, London 1914, pp. 277-282; A. Gottschewsky, Die Fresken des Antoniazzo Romano im Sterbezimmer der hl. Catarina von Siena zu Santa Maria Sopra Minerva im Rom, Strassburg 1904 (con bibl. Preced.); A. Venturi, Storia dell'Arte Italiana, VII, 2, Milano 1913, pp. 257-286; R. Longhi, Primizie di Lorenzo da Viterbo, in Vita Artistica, I(1926), pp. III s.; Id., In favore di Antoniazzo Romano, ibid., II(1927) pp. 226-233; R. Van Marle, The development of the Italian schools of painting, The Hague 1934 XV, pp. 244-281 e passim; B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936, pp. 22-25; G. Gnudi, Mostra di Melozzo e del Quattrocento romagnolo, Forlì 1938, pp. 39-48; E. Gerlini, Gli affreschi di Antoniazzo Romano nella chiesa della Consolazione in Roma, in Bollett. d'Arte, XXXIV(1949), pp. 31-37; I. Faldi, Il Museo Civico di Viterbo, Viterbo 1955, pp. 17-19; L. Mortari, Opere d'arte in Sabina dall'XI al XVII secolo (catalogo della mostra di Rieti), Roma 1957, pp. 20-35; Id., Il Museo Capitolare della cattedrale di Velletri, Roma 1959, pp. 26-29; Id., Museo Civico di Rieti, Roma 1960, pp. 16-19 e passim; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, pp. 575 s.(sub voce Antoniazzo Romano); Encicl. Ital.,III, pp. 553 s.(sub voce Antoniazzo Romano).