AQUITANIA
(franc. Aquitaine)
Vasta regione storica della Francia atlantica sudoccidentale, i cui confini naturali sono individuati a O dal golfo di Guascogna, a S-O dalla catena dei Pirenei, a E dalle pendici del Massiccio Centrale, a N dalla Gironda e, in parte, dal corso della Charente. L'A. è costituita attualmente dai dip. della Gironde, Dordogne, Lot-et-Garonne, Landes e Pyrénées-Atlantiques. Se tutto il territorio tra la Loira e i Pirenei continua a essere considerato, per i trascorsi storici, come la 'grande' A., il concetto di 'piccola' A. si deve restringere, almeno dal Basso Medioevo, all'attuale Guyenne, regione individuata dal bacino della Garonna e della Gironda.Strabone definiva con il nome di Aquitania i territori occupati da popolazioni di ceppo iberico, insediate tra la Garonna e i Pirenei (Geographia, IV, 177 ss.). Conquistata una prima volta dai Romani nel 56 a.C. (Cesare, De bello Gallico, III, 27), fu ridotta a provincia soltanto dal 27 a.C., quando il toponimo fu esteso anche alle quattordici tribù di stirpe celtica stanziate tra i corsi della Garonna e della Loira. Sotto Diocleziano la 'grande' A. fu riordinata amministrativamente e suddivisa in due province, ben presto divenute tre: Novempopulania (l'antica A. precedente al riordinamento della Gallia voluto da Augusto), Aquitania prima, con capitale Avaricum (od. Bourges) e Aquitania secunda, facente capo a Burdigala (od. Bordeaux), città che acquistò notevole importanza politica, economica e religiosa durante il sec. 4° (Etienne, 1962), al punto da divenire capoluogo di diocesi ed essere già rappresentata al concilio di Arles (314) da un vescovo Orientalis (de Maillé, 1959, p. 17). In seguito alla progressiva evangelizzazione, che continuò nelle zone pirenaiche e dell'interno fino al sec. 6°, si assistette alla creazione di nuove sedi episcopali a Périgueux, Agen, Oloron, Lescar e Dax.Nei secc. 4° e 5° le tre province romane subirono le incursioni dei Vandali, quindi l'Aquitania secunda fu occupata, con il consenso dell'imperatore Costanzo, dai Visigoti (Rouche, 1979, pp. 19-50), i quali, dal 418 al 475, vi costituirono un regno, annettendovi anche la loro capitale, Tolosa. Sconfitto il re visigoto Alarico II nel 507 a Vouillé dai Franchi, la regione, compreso il tolosano, passò sotto la diretta autorità merovingia.Durante il sec. 6°, come narra Gregorio di Tours (MGH. SS rer. Mer., I, 1951, p. 420), iniziò dalla vicina penisola iberica la penetrazione dei Vasconi, che, al principio del secolo seguente, raggiungevano la riva meridionale della Garonna. Dal 628, con lo scopo precipuo di respingerne l'avanzata, Dagoberto organizzò in reame indipendente, assegnandole a suo fratello Caroberto, quelle terre, ancora profondamente segnate dalla civiltà romana, che coprivano un'area piuttosto vasta, dalla Loira ai Pirenei, fino alla catena montuosa delle Cevenne e che rappresentarono il momento di massima estensione dell'A. come regione storica. Respinta da Carlo Martello a Poitiers, nell'ottobre del 732, l'avanzata degli Arabi, che, favorita in principio dagli stessi Vasconi, aveva sconvolto l'ordinamento politico dato dai Merovingi alla regione, i confini dell'A. altomedievale si mantennero inalterati anche sotto la dinastia carolingia (778-877; Auzias, 1937), quando fu istituito da Carlo Magno tra il 778 e il 781 un regno di A. assegnato al giovane figlio Ludovico il Pio (Wolff, 1965, p. 273). La sua estensione territoriale, comprendente agli inizi anche la Marca di Spagna (od. Paesi Baschi e Navarra) e la Catalogna, nel sec. 9° andò tuttavia contraendosi, a partire dalle frontiere più estreme: Alvernia, Gothie (Bassa Linguadoca), Tolosano, Guascogna (la romana Novempopulania), Poitou e Berry. Infatti nell'845, con il trattato di Saint-Benoît-sur-Loire tra Carlo il Calvo e Pipino II di Aquitania, la parte settentrionale del reame (Poitou, Angumese e Saintonge) fu staccata e trasformata in ducato dipendente dalla corona franca. Oltre alla perdita del Nord, la regione subì, a partire dall'844 e per tutto il sec. 9°, devastazioni per le frequenti incursioni dei Normanni, che si spinsero a S fino a Tolosa (Histoire de l'Aquitaine, 1973).Annesso ai territori dell'impero carolingio nell'877 anche quanto restava della costruzione politica voluta da Carlo Magno, un secondo ducato aquitano riunì, tra l'877 e il 927, le regioni meridionali e centrali del Velay, Tolosano, Limosino, Rouergue, Gothie, Autunois, Mâconnais e Berry. Dal 927 al 1035 ca. l'A. risultava quindi divisa in due grandi principati territoriali: a N della Dordogna il ducato di A. che, sotto la famiglia comitale di Poitiers (Richards, 1903), includeva Poitou e Alvernia, assieme a Limosino, Marche, Saintonge, Angumese e Périgord; a S il ducato di Guascogna, sotto la dinastia dei Sanche, la cui autorità vigeva sul territorio compreso tra Bordeaux e i Pirenei iberici. Nella seconda metà del sec. 11°, mentre Tolosa usciva definitivamente dall'orbita aquitana, la casata dei Poitou, nella persona del conte Gui-Geoffroi (futuro Guglielmo VIII), si appropriava del ducato di Guascogna (1058 ca.), dopo avere domato le insurrezioni autonomistiche dei feudatari locali; la Francia sudoccidentale, dalla Loira ai Pirenei, veniva così unificata, con l'esclusione però di Alvernia, Quercy, Rouergue e Tolosano, e governata direttamente fino al 1137 (dinastia dei Guglielmi), quando l'ultima erede, Eleonora d'Aquitania, sposando Luigi VII di Francia, gli portò in dote il ducato. Ripudiata dal sovrano nel 1152, nello stesso anno Eleonora andava in seconde nozze a Enrico, conte d'Angiò e duca di Normandia, il quale, nominato re di Inghilterra nel 1154, fece passare tutto il territorio sotto il dominio della dinastia dei Plantageneti (Boussard, 1956). L'occupazione inglese (Bémont, 1920), protrattasi per tre secoli, fu spesso disturbata dalle rivolte dei baroni e delle città libere della Guascogna, nonché dalle invasioni dei re di Francia stessi, che consideravano i sovrani inglesi loro vassalli. La rivalità tra questi ultimi e i Capetingi, nella prima metà del Duecento, con il trattato di Parigi del 1259 ridusse il ducato alle sole regioni del Limosino e del Périgord e alla città basca di Bayonne assieme a tutta la Guascogna, lasciando di controversa definizione la posizione dell'Agenais e del Quercy. Inoltre, dalla fine del sec. 12°, il Bordolese, centro del ducato aquitano, vedeva il suo nome trasformarsi dal lat. Aquitania in Aguitania e, più tardi, in Guienna. Sotto l'azione degli ultimi Capetingi il ducato, ridottosi ulteriormente, comprendeva intorno al 1328 la parte meridionale della Saintonge, la Guienna, Bayonne e la Guascogna occidentale. La guerra dei Cento anni (1337-1453) vide un ritorno in forze degli inglesi; il trattato di Brétigny, nel 1360, permise la creazione di un principato di A. affidato a Edoardo, detto il Principe Nero, consacrato duca a Limoges, e costituito, oltre che dai territori già di dominio inglese, anche da Poitou, Angumese, Limosino, Périgord, Quercy, Agenais, Rouergue e Bigorre. Il principato visse un breve periodo di pace, durato appena una decina di anni: dal 1368 al 1380 si ridusse al Bordolese, per poi nuovamente ricostituirsi. Nel 1453, quanto rimaneva dell'A., ridotta alla città di Bordeaux e al suo contado, cadde definitivamente nelle mani del re di Francia, Carlo VII, dopo la battaglia di Castillon.
Il toponimo A. indicava nell'Alto Medioevo una regione considerevolmente vasta, dai confini difficilmente delineabili, soggetti di frequente a notevoli variazioni (Histoire de l'Aquitaine, 1971). Questa particolare situazione di instabilità geopolitica - protrattasi per tutto il Basso Medioevo, allorché il Sudovest della Francia divenne feudo e avamposto della dominazione inglese (1154-1453) - fu alla base, in età romanica, di una frammentarietà artistica, non priva di reciproche influenze (per un maggiore approfondimento v. Alvernia, Bourbonnais, Guienna, Limosino, Périgord, Poitou), che scomparve nel periodo gotico, quando si diffusero nel Bordolese, nella Guascogna occidentale e nei Pirenei Atlantici (Guienna), gli stili architettonici della Francia settentrionale e, in seguito, della Linguadoca.Territorio di profonda civilizzazione romana, dalla Tarda Antichità fino all'invasione araba (720 ca.), l'A. risulta un'area artisticamente feconda e unitaria, produttrice di manufatti adatti al trasporto (sarcofagi, plutei, capitelli e colonne), esportati verso i centri della Francia merovingia e della Linguadoca visigota (Settimania). È un'arte ancora legata sostanzialmente a quella classica nel gusto e nella scelta del repertorio plastico decorativo (per es. i capitelli corinzi in Saint-Seurin a Bordeaux), tanto raffinata nella tecnica esecutiva da essere richiesta anche da committenti di alto rango, come prova il caso della cripta di Jouarre alla metà del sec. 7° (Hubert, Porcher, Volbach, 1968, p. 68). Si è ipotizzata quindi l'esistenza di botteghe di marmorari specializzate nella produzione di elementi architettonici e di un'efficiente rete di trasporto, entrambe eredità della tradizione e dell'organizzazione romane (Ward-Perkins, 1971). Molte autorevoli testimonianze dell'arte aquitana precarolingia sono attestate fuori dai confini della stessa regione. Rimase vivace anche la produzione destinata al mercato interno (Tolosa e Bordeaux), mentre non sono documentati monumenti considerevoli (si può tuttavia ricordare a Podensac l'abside della chiesa di Sainte-Sportalie), se si eccettuano quelli rinvenuti durante campagne di scavo (Bordeaux, complesso episcopale).Bordeaux (v.), capitale della regione e centro religioso di prim'ordine già nel sec. 4°, nella cripta di Saint-Seurin, ricostruita nel sec. 11° anche se più tardi manomessa (Duru, 1982), conserva capitelli di reimpiego e sarcofagi dei secc. 6°-7°, oltre a pochi reperti carolingi (Cabanot, 1987, pp. 190-193).La breve dominazione araba (720 ca.-732) determinò la definitiva chiusura delle officine aquitane, con la conseguente diaspora dei marmorari, depositari di un'altissima tradizione, e rese quindi indispensabile l'importazione in Gallia di manufatti, in particolare di arredi liturgici, soprattutto dalla Langobardia maior. Queste opere, o loro copie, diffusero dalla seconda metà del sec. 8° la decorazione a intreccio nel Sudovest della Francia, come sembrerebbero attestare alcuni ritrovamenti a Bordeaux (Saint-Seurin, plutei marmorei) e a Bayonne.L'età carolingia coincise per l'A. con il periodo più oscuro della sua ricca tradizione artistica. Divenuta regno indipendente all'interno dell'impero (778-781), ma situata ai suoi confini, spesso meta nel sec. 9° di incursioni normanne, dell'A. di questa epoca ben poco è sopravvissuto (Moissac, v., Saint-Martin; Bordeaux, fondazioni del coro di Saint-Michel; Thaims, torre della chiesa), benché le fonti ricordino (Histoire de l'Aquitaine, 1971, p. 240) l'edificazione di fortezze (Fronsac) e di palazzi (Cassinogilum, forse l'od. Chasseneuil nel Poitou) da parte di Carlo Magno e dei suoi successori. Il risveglio politico e religioso della regione si data a dopo il Mille, in seguito alla riunificazione del ducato di A. con la Guascogna (1058 ca.) e all'importanza che andavano assumendo le vie di pellegrinaggio verso Santiago de Compostela nonché alla volontà ducale di favorire nuovi insediamenti monastici - di cui quello benedettino di La-Sauve-Majeure (1079-1080) resta il più considerevole (Houlet, Sarradet, 1966) -, e si concretizzò nella costruzione di numerose chiese romaniche (secc. 11°-12°), quasi tutte di modeste dimensioni, benché di differente committenza: cattedrali, abbaziali o parrocchiali.Le varietà tipologiche caratterizzano la regione, mostrando la formazione di particolarismi architettonici non ravvisabili in età altomedievale. Nel Périgord, come nel Quercy, nell'Angumese e nella Saintonge, domina lo schema a navata unica monoabsidata, coperta da una serie di cupole, che tende a divenire più complesso soltanto in poche chiese di grandi dimensioni, dove è presente anche il transetto sporgente (Solignac, chiesa abbaziale; Souillac, abbaziale di Notre-Dame; Périgueux, v., Saint-Front). Il suo prototipo sembra individuabile in Saint-Etienne a Périgueux (1101-1106) o nell'incompiuta cattedrale di Cahors (v.), iniziata intorno al 1090 (Rey, 1925), mentre l'esempio più evoluto, ma anche il più compromesso dai restauri ottocenteschi di Abadie, è costituito dal Saint-Front a Périgueux, dove si adottò un complesso sistema di copertura a cinque cupole di uguale altezza, disposte a croce, più volte confrontato con la basilica marciana di Venezia (Histoire de l'Aquitaine, 1971; Kubach, 1972).Accanto alle chiese a cupola, presenti quasi esclusivamente nell'A. settentrionale, si diffuse dalla Loira e dal Poitou, a partire dal sec. 12°, l'uso del deambulatorio, in due diverse soluzioni: a copertura alta, con finestrature, oppure con le cappelle che si appoggiano direttamente alle arcate esterne del deambulatorio (Crozet, 1936).Al tempo stesso le chiese a navata unica o a sala del Sudovest sviluppano facciate indipendenti a capanna (Angoulême, v., cattedrale; Petit-Palais, parrocchiale; Echebrune, parrocchiale), oppure a terminazione rettilinea (Poitiers, Notre-Dame-la-Grande; Civray, Saint-Nicolas), in entrambi i casi contraddistinte dalla partizione complessa, articolata da semicolonne addossate, archetti ciechi, cornicioni, che spesso inquadrano ampi cicli plastici (Schuremberg, 1951; Daras, 1953-1954). Nel Meridione le costruzioni religiose presentano generalmente un alzato meno articolato e sono più vicine, in pianta e nell'uso della terminazione triabsidata, a quelle della Linguadoca e delle confinanti province spagnole di Aragona (Jaca, cattedrale; Soria, Santo Domingo) e di Navarra (Estella; Torres del Rio, chiesa del Santo Sepolcro). Nel Béarn emergono, in un quadro composto prevalentemente da semplici architetture a navata unica, le cattedrali di Oloron e di Lescar. Quest'ultima, costruita a tre navate in forma basilicale fra il 1125 e il 1145, conserva all'interno un considerevole repertorio di capitelli di scuola tolosana, non privi però di rimandi agli esempi di Jaca e Compostela, e, nel coro, un frammento di pavimento musivo dal complesso programma iconografico, forse di origine orientale.La tecnica del mosaico pavimentale era più diffusa di quanto oggi non si possa ammirare nell'area pedemontana della Guascogna, come attestano due esempi coevi e frammentari nelle abbazie benedettine di Sorde (fine sec. 11°-inizi 12°) e di Saint-Sever (v.), della fine del sec. 11°, e nell'Agenais (Layrac, Saint-Martin). A conferma delle relazioni che intercorrevano tra la Spagna settentrionale e la Francia pirenaica, anche nella pittura murale - di cui non si conservano che scarse testimonianze (Mesuret, 1967) - e soprattutto nel campo della miniatura, si sviluppò lo stile c.d. aquitano, caratterizzato da sfondi policromi e colori vivaci, con un gusto prevalente per una resa pittorica priva di rilievo, che trova la sua massima espressione nell'Apocalisse di Saint-Sever (Parigi, BN, lat. 8878; seconda metà del sec. 11°).L'influenza esercitata dalle botteghe di lapicidi operanti in Saint-Sernin a Tolosa (v.), città che dal sec. 11° non faceva più parte dell'A., e nell'abbazia di Moissac si avverte un po' dovunque nella produzione artistica regionale (Cabanot, 1987, p. 177 ss.), ma in particolare in Guascogna, nel Bordolese (Blasimon, La Sauve-Majeure), nell'Agenais (Agen, v., Saint-Caprais; Layrac, Saint-Martin) e nel Quercy (Carennac, Saint-Pierre).Il passaggio dell'A. nel 1154 sotto i Plantageneti non si accompagnò a cambiamenti significativi in campo architettonico. Le novità sperimentate in quei decenni nei grandi cantieri dell'Ile-de-France non furono recepite in questi territori, sconvolti dalle continue insurrezioni dei feudatari locali e dalle guerre tra le dinastie reali inglese e francese. La crisi politica si riflesse in un vasto programma di difesa della regione attraverso l'edificazione di bastides e di numerosi castelli o fortificazioni (Higounet, Gardelles, 1963; Gardelles, 1972) caratterizzati, fino al pieno Duecento, dal massiccio donjon quadrato (per es. a Saint-Emilion, inizi sec. 13°) o, più tardi, da torri circolari (per es. a Cubzac, Benaigues e nei castelli clementini del Bazadais) o poligonali (Bayonne, Bourdelles).In un quadro di netto declino delle fabbriche religiose di modeste dimensioni, la cui fortuna era dipesa soprattutto dalle vie di pellegrinaggio, la committenza anglofrancese aprì il primo vero cantiere gotico solo nel secondo quarto del Duecento, a Bordeaux, per la ricostruzione del coro e la ristrutturazione del corpo longitudinale della cattedrale di Saint-André (Gardelles, 1963), seguito a distanza di pochi anni da quelli delle cattedrali di Bazas (1233) e di Sainte-Marie a Bayonne dopo l'incendio del 1258 (Cuzacq, 1965). Tutte queste imprese sono debitrici, almeno nelle fasi iniziali, al Gotico rayonnant del Nord, di cui la dinastia piccardina dei Deschamps si fece interprete d'eccezione nella Francia sudoccidentale. Jean Deschamps, attivo dal 1270, sembra documentato a Bordeaux ancora nei lavori di innalzamento del coro della cattedrale di Saint-André (1300 ca.; Gardelles, 1963) e, precedentemente, nel cantiere della cattedrale di Bayonne.Le più alte realizzazioni pervenute del patrimonio plastico gotico, in parte perduto durante le guerre di religione tra i secc. 16° e 17° o manomesso nel corso dell'Ottocento (Bordeaux, Saint-Seurin, portale meridionale; Sauerländer, 1970, p. 189), sono, nella cattedrale di Bordeaux, la duecentesca porte Royale, sul lato settentrionale, pressoché integra nel suo programma iconografico (Sauerländer, 1970, pp. 189-190), e il trecentesco portale del transetto nord, con l'Ascensione al centro della lunetta e, sopra, il Cristo in maestà (Gardelles, 1963).La diffusione degli Ordini predicatori, dopo le guerre contro gli albigesi, si avvertì anche in queste terre, confinanti con la Linguadoca. Le chiese dei Domenicani ad Agen (sec. 13°) e a Saint-Emilion (inizi sec. 14°) adottarono la doppia navata, presente nell'insediamento giacobino di Tolosa, mentre nelle diverse bastides fondate da Alfonso di Poitiers e dai siniscalchi inglesi, nel corso della seconda metà del Duecento, vennero innalzate, sull'esempio di quelle della Linguadoca, chiese fortificate, come a Beaumont-du-Périgord (1272).Parallelamente alla nascita dei grandi cantieri religiosi e alla fondazione di bastides lungo il confine della regione (in particolare nell'Agenais e nel Périgord), nei primi due decenni del Trecento si sviluppò nel Bazadais un'architettura residenziale fortificata, commissionata dal pontefice Clemente V (1305-1314), già arcivescovo di Bordeaux, e dai membri della sua famiglia. Villandraut (1306-1308, v.), per breve tempo sede della corte papale, e Roquetaillade (1310 ca.) sono gli esempi più prestigiosi di un'architettura che ha i suoi modelli nei castelli d'Oltremanica.
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