ar-RŪM
M Arabizzamento del greco ῥωμαῖοι, siriaco rhümāyē, nel suo senso bizantino di suddito dell'Impero romano d'oriente. La voce ricorre già nel Corano (XXX, 1) e fa rūmī al singolare; è usata dagli scrittori arabi medievali nel senso predetto, quale risultava dopo la conquista musulmana dell'Egitto e dell'Africa settentrionale, e talora anche per indicare le popolazioni latine d'Europa e d'Africa. Nell'età moderna in tutto il Maghreb rūmī significa europeo o cristiano; in Egitto, Palestina e Siria i Rūm sono i greci ortodossi e i cattolici di rito greco (melchiti). In persiano e turco, fin dal sec. XII, furono chiamati Rūm i Turchi dell'Asia Minore e poi dell'Europa; ancora fino alla soppressione del sultanato (1° novembre 1922) il sultano di Costantinopoli era designato dai Persiani e dai musulmani indiani come sulṭan-i Rūm. Il derivato turco Rūm-īlī (il paese dei R.) fu adoperato ufficialmente sino al finire del sec. XIX per indicare la Turchia europea tutta quanta, oppure un grande pascialato, dai confini fluttuanti secondo le epoche e che talora comprendeva l'Albania, la Macedonia e la Tracia: it. Rumelia, fr. Roumélie.