ARA PACIS AUGUSTAE
. È l'altare che il Senato romano volle s'innalzasse alla Pace, nel momento in cui Augusto, tornando dalla Spagna e dalle Gallie, parve aver definitivamente posto sotto la tutela di questa dea il mondo (4 luglio del 13 a. C .). Il monumento fu costruito nel Campo Marzio, sui margini della via Flaminia, e fu dedicato il 30 gennaio del 9 a. C con solenni cerimonie alle quali intervenne tutta la famiglia imperiale, con i più alti personaggi del sacerdozio e del governo. L'altare vero e proprio s'innalzava sopra una piattaforma di tre gradini, entro un recinto quadrilatero (di m. 11,625 per 10.655), che aveva due porte sui lati opposti (larghe m. 3,60), ed era forse, a sua volta, racchiuso da portici.
Questo recinto, muro marmoreo di m. 4,50 circa di altezza, interamente coperto di finissime decorazioni, formava una cornice di bellezza e ricchezza incomparabili. All'esterno la parte inferiore di esso era ornata da un motivo a girali animati da figure di uccelli e d'insetti; nella parte superiore, sulle pareti laterali era riprodotto nel marmo lo stesso corteo che nel giorno della dedicazione si era recato a rendere omaggio alla Pace, e a fianco degl'ingressi erano invece scolpiti quadri con figure e scene allusive alle origini, alla potenza, alla perenne felicità di Roma: Enea che sacrifica ai Penati, Romolo e Remo nel Lupercale, la Tellus fra le Aurae, Roma in mezzo a personificazioni allegoriche. Nell'interno poi si svolgeva un grandioso festone di fiori e di frutta, sospeso a bucranî, al disopra di uno zoccolo ornato di semplici, profonde strigilature. Le due parti, inferiore e superiore, di questa decorazione erano separate tra loro da un meandro, e in basso e in alto erano completate da cornici di base e di coronamento; alle quali ultime, con ogni probabilità, si sovrapponevano agli angoli eleganti acroterî.
I resti dell'Ara Pacis esistono sotto il palazzo Peretti-OttoboniFiano, ora Almagià, al corso Umberto I, presso S. Lorenzo in Lucina, alla profondità di m. 6 circa, incorporati in gran parte entro le fondazioni, e coperti da una abbondantissima falda di acqua. Si esplorarono sistematicamente nel 1903, ma lo scavo fu dovuto sospendere, per le enormi difficoltà derivanti dalle cause sopra indicate: si ricavò tuttavia da esso una conoscenza abbastanza precisa della planimetria del monumento. Si scoprirono inoltre molti pezzi scolpiti, soprattutto del recinto, che, tranne uno rimasto sul posto, ora si trovano al Museo Nazionale Romano, insieme con la maggior parte di quelli venuti alla luce nei lavori di sottofondazione eseguiti nel 1859.
Quanto possediamo di questo monumento fu scoperto nel 1568, ed è disperso tra la Galleria degli Uffizî, il Museo Vaticano, il Museo del Louvre e Villa Medici; una testa è al Museo Barracco, e un'altra a Vienna in mani private, ambedue provenienti dal trovamento del 1859. Varî sono stati i tentativi di ricostruire l'ordine delle scene: diamo qui la ricostruzione ritenuta la più verosimile dal Rizzo (in Capitolium, 1926, p. 468), con il grafico illustrativo.
L'Ara Pacis è la prima grande espressione dell'arte romana; ed è una di quelle opere che, se non hanno raggiunto la perfezione, hanno lasciato tuttavia una traccia indelebile nel cammino successivo.
Bibl.: E. Petersen, Ara Pacis Augustae (Sonderschriften d. österr. archaeol. Instituts in Wien, 2 parti, 1902); A. Pasqui, Scavi dell'Ara Pacis Augustae, in Notizie degli scavi, 1903, p. 549 segg.; V. Gardthausen, Der Altar des Kaiserfriedens, Lipsia 1908; Fr. Studniczka, Zur Ara Pacis, in Abhandl. d. philol.-histor. Klasse d. k. Sächs. Gesellschaft d. Wissensch., XXVII (1909), p. 901 segg.; E. Strong, La scultura romana, Firenze 1923, p. 19-37; G. E. Rizzo, Per la ricostruzione dell'Ara Pacis Augustae, in Capitolium, II (1926), pp. 457-473; R. Paribeni, Le Terme di Diocleziano ed il Museo Naz. Romano, Roma 1928, p. 82.