Arabia Saudita
Stato dell’Asia sudoccidentale. Il nucleo originario dello Stato fu l’emirato saudita wahhabita del Najd, in Arabia centrale. Di qui ‘Abd al-‛Aziz ibn Sa‛ud mosse nel 1924-25 alla conquista del Hijaz, spodestando la dinastia hashemita della Mecca e assicurandosi il controllo dei luoghi santi dell’islam, con l’assenso britannico (trattato di Gidda del 1927). Nel 1932, il nuovo dominio saudita prese la denominazione attuale. Ibn Sa‛ud proseguì l’espansione armata (guerra del 1934 contro lo Yemen, per il possesso del Najran e ‛Asir), mirando al tempo stesso a migliorare l’organizzazione interna dello Stato, con la sedentarizzazione delle tribù nomadi, lo sviluppo dell’agricoltura e della rete stradale e lo sfruttamento, per mezzo di capitale e tecnici americani, degli ingenti giacimenti petroliferi scoperti nel Najd, che resero l’A.S. il maggior produttore mondiale di greggio. Nel 1945 il regno entrò a far parte dell’ONU e della Lega araba. Alla sua morte (1953) Ibn Sa‛ud lasciò uno Stato unitario in via di sviluppo, dotato di notevole prestigio nel mondo islamico, alla cui guida si sarebbero avvicendati, in ordine di anzianità, i suoi figli Sa‛ud (1953-64), Faisal (1964-75), Khalid (1975-82), Fahd (1982-2005) e ‛Abd Allah (dal 2005). La politica interna dei successori di ‛Abd al-‛Aziz è stata caratterizzata da una crescente dipendenza dalla legittimazione fornita dalla classe religiosa wahhabita, che ha imposto il rispetto scrupoloso della shari‛a a esclusione di ogni altra forma di espressione politica e religiosa, con effetti negativi sulle libertà e i diritti individuali e civili. Allo stesso tempo è proseguita l’opera di modernizzazione e di sviluppo delle risorse del Paese, con impiego di esperti e imprese stranieri, con particolare attenzione per l’istruzione, le comunicazioni e l’industria nella ricerca di fonti di entrate alternative a quelle del petrolio. In politica estera, l’A.S. ha puntato sul rafforzamento della solidarietà intermusulmana, con la fondazione dell’OCI e con una costante azione diplomatica volta a risolvere i conflitti (➔ Ta’if, accordi di) e a rafforzare l’egemonia religiosa sunnita nel mondo musulmano contro l’influenza del socialismo sovietico prima, dello sciismo iraniano poi. La collaborazione con i Paesi occidentali, sul piano soprattutto economico e finanziario, è tuttavia proseguita ininterrotta, con la parentesi dell’embargo petrolifero del 1973 promosso dall’A.S. come ritorsione per l’aiuto fornito a Israele nella quarta guerra arabo-israeliana. L’A.S. è oggi il principale alleato mediorientale degli Stati Uniti, nonostante l’esistenza di vari punti di conflitto, dalle violazioni dei diritti umani al mancato riconoscimento di Israele da parte dell’Arabia Saudita. Il sostegno saudita alla coalizione multinazionale antirachena guidata dagli USA in entrambe le guerre del Golfo ha tuttavia provocato tensioni con i paesi mediorientali allineati su posizioni diverse, come la Giordania, la Libia e la Tunisia, mentre ha alimentato l’opposizione sunnita radicale interna, con la nascita del movimento di , autore di diversi attentati terroristici all’interno del regno prima dell’ampliamento globale delle sue operazioni. Intanto le autorità saudite dovevano affrontare le pressioni interne e internazionali per l’introduzione di riforme democratiche. La monarchia rispose concedendo più poteri al Consiglio consultivo, che avrebbe potuto proporre nuove leggi di propria iniziativa, ponendo al bando la tortura e indicendo le prime elezioni amministrative del febbr.-apr. 2005, da cui furono però escluse le donne. Nell’ag. 2005, a seguito della morte di re Fahd, salì al trono il fratellastro ‛Abd Allah ibn ‛Abd al-‛Aziz al-Sa‛ud. Nel nov. 2005, l’A.S. è stata ammessa nella WTO.