ARABIA SAUDITA
(v. arabia, III, p. 886; arabo sa῾ūdiano, regno, App. I, p. 141; II, I, p. 226; III, I, p. 119; arabia saudita, App. IV, I, p. 144)
Secondo il censimento del settembre 1974, la popolazione del regno saudita (la cui superficie non è indicabile con precisione, data l'indeterminatezza di una parte dei confini: le valutazioni più attendibili variano da 2.149.000 a 2.240.000 km2) ammontava a 7.012.642 ab., cifra ritenuta eccessiva da numerosi esperti occidentali. È invece giudicata attendibile la stima di 12,9 milioni per il 1988, a cui vanno aggiunti circa 2,5 milioni d'immigrati stranieri. Gli autoctoni sono in massima parte musulmani sunniti, con una minoranza non trascurabile di musulmani sciiti lungo la costa orientale. I centri urbani, che si sviluppano al ritmo del 5% annuo, ospitano ormai il 73% circa della popolazione: Riyāḍ 2.000.000 (stima 1988), Gedda 1 milione (stima 1986), La Mecca 370.000, Ṭ1ā᾽if 205.000, Medina 200.000, Dammām 130.000. Continua il declino del nomadismo, ma allo spopolamento delle aree rurali contribuisce anche il progresso dell'agricoltura, che realizza produttività crescenti con un minor numero di addetti. Ciò contribuisce a contrarre il fabbisogno di lavoratori stranieri (almeno 2.660.000 nel 1984, di cui 600.000 yemeniti, 250.000 egiziani, 200.000 pakistani, 80.000 sudcoreani e 70.000 filippini) che, per effetto della recessione conseguente alla flessione dei prezzi del petrolio, sono stati costretti a rimpatriare in gran numero nel 1985-86. Il quarto piano di sviluppo (relativo al periodo 1985-90) si è prefisso del resto l'obiettivo di ridurre di 600.000 unità, portandolo a due milioni, il numero dei lavoratori immigrati, anche se la possibilità di sostituirli con forza-lavoro locale è limitata dalla riluttanza tradizionale all'impiego di personale femminile.
Benché il governo saudita non sembri incline ad accelerare i tempi delle trasformazioni socio-culturali, i piani quinquennali di sviluppo attuati a partire dal 1970 hanno determinato rilevanti progressi nelle comunicazioni, nell'assistenza sanitaria e nell'istruzione, gettando nel contempo le basi di un ulteriore miglioramento del tenore di vita grazie a una serie di progetti destinati ad accrescere la produzione industriale. Fondamentale è stata la decisione (1975) di destinare 70 miliardi di dollari alla costruzione di due città industriali, Ǧubayl sulla costa orientale (con tre raffinerie di petrolio, sei impianti petrolchimici, una fonderia di alluminio e un'acciaieria) e Yanbu' sul Mar Rosso (con due raffinerie di petrolio, un impianto di trattamento del gas naturale, un complesso petrolchimico e varie industrie leggere, il tutto alimentato da oleo- e gasdotti transarabici). Con il terzo piano quinquennale (1980-85) la precedenza è passata dai grandi progetti infrastrutturali ai settori direttamente produttivi e all'agricoltura, chiamata a ridurre la dipendenza dalle importazioni. Il quarto piano quinquennale (1985-90) si è proposto infine di sviluppare ulteriormente i settori non petroliferi (agricoltura, industria, servizi finanziari), incoraggiando l'iniziativa privata e l'integrazione economico-sociale tra stati membri del Consiglio di cooperazione del Golfo (A.S., Baḥrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, ῾Omān e Qaṭar).
L'agricoltura, che nel 1984-85 ha fornito il 3,1% del prodotto interno lordo e assorbito il 14% della popolazione attiva, ha conseguito enormi progressi pur continuando a essere praticata soltanto sull' 1% della superficie (2 milioni di ha), di cui due terzi lasciati a maggese. La produzione di frumento è passata da 1,4 milioni di q nel 1979-80 a 13 milioni nel 1983-84, 17 nel 1984-85 e circa 30 nel 1988-89, annata in cui il raccolto ha superato il fabbisogno, consentendo all'A.S. di esportare una buona quantità di grano. A simili risultati si è arrivati grazie a una politica di prezzi di sostegno (fino a mille dollari per t di frumento), successivamente ridimensionata per limitare l'eccesso di produzione. Ancora insufficiente è invece la produzione di orzo, che viene importato (14 milioni di q nel 1986-87) soprattutto da Stati Uniti e Regno Unito. Per incrementare ulteriormente la produzione, il piano 1985-90 ha previsto di rendere irrigui altri 50.000 ha (oltre ai 395.000 già irrigati all'inizio del decennio) e d'intensificare la costruzione di bacini artificiali (che erano 169 nel 1986) con una capacità complessiva di 350 milioni di m3. Il dissalamento dell'acqua di mare, con una trentina di impianti, generava nel 1985 oltre 2,2 milioni di m3 d'acqua dolce al giorno, alimentando tra l'altro l'acquedotto di 460 km da Ǧubayl a Riyāḍ, capace di trasportare 830.000 m3 al giorno.
Il patrimonio zootecnico continua a essere costituito soprattutto da ovini (7.466.000 capi nel 1988) e caprini (3.600.000); modesti i bovini (325.000), mentre i camelidi si sono ridotti a 417.000 capi.
Le risorse necessarie a investimenti di tale portata provengono essenzialmente dal petrolio, le cui riserve accertate (quasi 25 miliardi di t nel 1988, pari a un quarto delle riserve mondiali) garantiscono all'A.S. oltre novant'anni di produzione ai ritmi di estrazione correnti (234 milioni di t nel 1984, 251 nel 1988). La riduzione delle entrate (22 miliardi di dollari nel 1985), dovuta alle oscillazioni dei prezzi e dei livelli produttivi verificatesi nell'ultimo decennio man mano che l'OPEC, e l'A.S. in particolare, perdevano posizioni sul mercato mondiale degli idrocarburi, ha tuttavia imposto un certo ridimensionamento dei programmi di sviluppo e reso ancora più urgente quella diversificazione dell'economia che è da tempo un caposaldo della politica saudita. Dopo la completa nazionalizzazione dell'ARAMCO (v. App. IV, i, p. 144) nel 1980, si è posto fine alla pericolosa dipendenza totale delle esportazioni di greggio dalla rotta del Golfo (il vecchio TAP, o Trans-Arabian Pipeline, è da tempo interrotto) grazie al completamento (1981) dell'oleodotto transpeninsulare attraverso il quale può passare un quarto della produzione destinata all'estero. Una rete sempre più estesa di gasdotti consente invece di utilizzare le enormi riserve di gas naturale (5020 miliardi di m3 nel 1989, a fronte di una produzione di 38 miliardi di m3) per alimentare l'esportazione di gas liquefatto, settore in cui l'A.S. si avvia a occupare uno dei primissimi posti al mondo, e le nuove industrie per la produzione di etanolo, metanolo, etilene, polietilene, urea, ammoniaca. Il settore privato viene inoltre incoraggiato a sviluppare le industrie leggere.
Le altre risorse minerarie attualmente sfruttate sono il calcare per la produzione di cemento, il marmo, l'argilla e il sale. È accertata l'esistenza di giacimenti di bauxite, carbone, minerale di ferro, rame, oro, piombo, zinco, argento e uranio.
La rete stradale misura ormai oltre 90.000 km, di cui circa 30.000 asfaltate: dal 1986 l'A.S. è collegata a Baḥrein da un terrapieno stradale costato oltre un miliardo di dollari. La capacità dei porti principali (Gedda, Yanbu' e Ǧīzān sul Mar Rosso; Dammām e Ǧubayl sulla costa orientale) si è sviluppata rapidamente nell'ultimo decennio, assicurando un movimento complessivo di 50 milioni di t circa. Gli aeroporti sono una trentina, di cui tre (Gedda, Riyāḍ e Zahrān) internazionali; la compagnia di bandiera Saudia ha trasportato nel 1985 tre milioni di passeggeri sulle rotte internazionali e 10 milioni su quelle interne. La rete ferroviaria si limita ai percorsi Dammām-Riyāḍ e Riyāḍ-Hufūf (di 320 km, inaugurato nel 1985). Sono progettati nuovi collegamenti Dammām-Ǧubayl, Riyāḍ-Gedda e Gedda-Mecca, mentre la ricostruzione della vecchia ferrovia dell'Ḥiǧāz è stata accantonata.
Le esportazioni (per oltre il 90% in valore idrocarburi) sono dirette soprattutto in Giappone (20% nel 1988), nei Paesi Bassi (6%), Stati Uniti, Francia e Taiwan; le importazioni, prevalentemente di prodotti industriali, alimentari e tessili, sono fornite in gran parte dal Giappone (20% nel 1988), Stati Uniti (20%), ex Repubblica Federale di Germania, Francia e Italia. In seguito al crollo dei prezzi del petrolio, tra il 1982 e il 1986 la bilancia dei pagamenti è risultata in deficit; dal 1987 fino allo scoppio della guerra con l'῾Irāq è tornata in attivo.
Bibl.: Kingdom of Saudi Arabia, Ministry of Planning, Fourth development plan 1405-1410 a.h./1985-1990 a.d., Riyād 1985; P.G. Donini, Il Quarto piano di sviluppo dell'Arabia Saudiana, in Oriente Moderno, 67 (1987); The Middle East and North Africa, Londra 1988.
Storia. − L'A.S. ha continuato a proporsi, forte del proprio prestigio economico-finanziario, come la guida dell'arabismo moderato e tradizionalista: un impegno non facile, perché i fermenti che agitano il mondo islamico hanno messo più volte in discussione il regime rigorista di Riyāḍ collegandosi con le tendenze d'opposizione locali e manifestandosi alla stessa Mecca, per es. con il tentativo insurrezionale del novembre 1979, per altro duramente represso.
Per quanto riguarda la questione palestinese, alla quale l'A.S. è particolarmente sensibile in quanto protettrice degli interessi musulmani, un notevole rilievo assunse l'iniziativa del piano di pace presentato dal principe ereditario Fahd il 7 agosto 1981, che rappresentò, in un certo senso, anche una risposta ai sorvoli a opera di aerei militari israeliani (7 giugno) della parte settentrionale del paese. Il progetto di pace, articolato in 8 punti, che prevedono la creazione di uno stato palestinese e il riconoscimento di fatto dello stato di Israele, sarebbe stato discusso al ''vertice'' arabo di Fez nel novembre 1981 con esito interlocutorio. Dopo la morte di re Khāled (13 giugno 1982) e l'assunzione al trono dello stesso Fahd, suo fratello, il piano fu adottato il 9 settembre 1982, in un altro vertice tenutosi nella città marocchina mentre gli Israeliani assediavano Beirut, in alternativa al piano allora proposto dal presidente degli Stati Uniti, R. Reagan.
Contemporaneamente l'A.S. è stata in prima fila nel sostegno all'῾Irāq nella guerra contro l'Iran: sia fornendo aiuti economici, sia predisponendo misure militari anche nell'ambito del Consiglio per la cooperazione del Golfo. Segno di questo coinvolgimento fu l'espulsione dalla Mecca, nell'ottobre, di un gruppo di pellegrini iraniani, considerati responsabili di una manifestazione antisaudita, e la firma con gli Stati Uniti, dopo lunghe trattative, di un contratto per l'acquisto di ultramoderni aerei radar del tipo AWACS. D'altro canto, sia nel quadro della propria sicurezza, sia per sviluppare i contatti commerciali, l'A.S. ha cercato di avviare un certo bilanciamento nel sistema delle sue alleanze: di qui, nonostante il dissenso per la politica sovietica in Afghānīstān, giudicata ostile alle aspirazioni islamiche, varie iniziative diplomatiche verso l'URSS (per es., nel 1983 il viaggio a Mosca del ministro degli Esteri, Fayṣal ibn Sa ῾ūd e, nell'agosto 1985, .
del principe Faysal, fratello del sovrano).
Più incisivi sono risultati i vari interventi adottati in rapporto all'andamento dell'economia, contrassegnato dal calo delle entrate petrolifere per la sovrabbondanza di materia prima sui mercati mondiali e dalle conseguenti difficoltà di bilancio. Il 25 ottobre 1983 fu operato un avvicendamento nei dicasteri dell'Industria e della Sanità, da un lato per studiare un incremento delle attività produttive, dall'altro per attuare dei risparmi. Successivamente sono stati compiuti sforzi volti a incoraggiare gli investimenti privati nazionali e stranieri (discorso del ministro dell'Industria A. Zamīl del 22 gennaio 1984). In terzo luogo, di fronte alla tendenza ribassista del mercato del greggio e alle polemiche nell'OPEC, si decise, il 29 ottobre 1986, la sostituzione dell'estroverso sceicco Z. al-Yamānī, ministro del Petrolio, con I. al-Nāṣir. L'insieme .
di tali provvedimenti, abbastanza rigorosi, quantunque adottati con la consueta cautela, dovrebbe favorire l'attuazione del quarto piano quinquennale di sviluppo 1985-90. Tuttavia il prolungarsi della guerra Iran-῾Irāq per un verso, e l'efficienza bellica di cui ha continuato a dar prova Israele, dall'altro, hanno indotto l'A.S. a proseguire nell'investimento di ingenti somme in armamenti: dalla Gran Bretagna sono stati acquistati aerei, elicotteri e altri mezzi per 25 miliardi di dollari, dalla Cina missili balistici con raggio di 2500 km, ecc. Con queste e altre misure si è cercato di tenere testa a episodi di destabilizzazione come quelli provocati ancora una volta alla Mecca nell'autunno 1987 da folti gruppi di pellegrini iraniani guidati dal capo spirituale M. Karrubj.
Per tutto ciò Riyāḍ ha accolto con favore la risoluzione dell'ONU del luglio 1987 per porre termine al conflitto e allo scopo di metterla in atto ha sviluppato discrete iniziative diplomatiche nei confronti dei paesi arabi meglio disposti verso Teherān. Con la cessazione delle ostilità nell'agosto 1988, l'A.S. è tornata a volgersi, quale proprio interesse primario, al nodo palestinese, sostenendo la proclamazione dello stato votata in novembre dall'OLP, quale evoluzione in senso costruttivo delle aspirazioni di quella popolazione. Con l'occupazione del Kuwait da parte iraqena nell'agosto 1990, paventando un'intesa militare ai propri danni tra ῾Irāq, Yemen e Giordania, l'A. S. ha rafforzato l'intesa con gli Stati Uniti, prendendo direttamente parte alle operazioni belliche del gennaio-febbraio 1991.
Bibl.: W.Quandt, Saudi Arabia in the 1980s, Washington 1981; T. Niblock, State, society and economy in Saudi Arabia, Londra 1982; A.N. Young, Saudi Arabia: the making of a financial giant, Essex 1983; A.H. Cordesman, The Gulf and the search for strategy stability, Londra 1984.
Letteratura. - Le vicende storiche hanno fatto sì che la ''culla degli Arabi'' − e dell'Islam − venisse relegata fino all'inizio del 20° secolo ai margini di quella stessa civiltà che aveva messo al mondo.
Ancora oggi la letteratura del regno − il cui fondatore ῾Abd al-῾Azīz Ibn Sa῾ūd si è distinto tra i capi di stato arabi della sua generazione per aver basato esclusivamente su risorse umane locali l'edificazione di una società araba rinnovata, ma rigorosamente musulmana − è praticamente ignorata, anche dagli specialisti, forse perché si distacca dalle correnti più significative della letteratura araba contemporanea. Eppure la penisola offre un panorama letterario variegato e fiorente, originale e vigoroso, in cui si riflette soprattutto il dramma delle coscienze, divise tra il richiamo di un passato glorioso e le aspirazioni di un futuro che l'era del petrolio sembrava mettere a portata di mano.
Nella poesia contemporanea predomina il tema dell'alienazione, della solitudine, che gli autori più anziani, come Aḥmad Qandīl (1911-1979) o Muḥammad Ḥasan ῾Awwād (1902-1980), esprimono nella vena tradizionale, ricca di richiami classici. Nella generazione successiva, rappresentata da Ḥasan ῾Abdallah al-Qurašī (n. 1926) e Ghāzī al-Quṣaybī (n. 1940), appare un filone romantico intriso di nostalgia per un'innocenza perduta e di delusione nata dal contatto con una realtà occidentale spesso mitizzata. Più recente è la comparsa di una scuola modernista che abbandona i canoni della metrica tradizionale e si caratterizza per l'impiego del verso libero, con ritmi martellanti e, spesso, con contenuti di esplicita rivendicazione sociale. Sono particolarmente significative le poesie di Fawziyya Abū Khālid (n. 1955).
Come in tutta la letteratura araba contemporanea, nella narrativa prevale il racconto breve, che riprende in forme nuove antiche tradizioni orali. Echi delle Mille e una notte si trovano per es. in Khalīl al-Fuzai῾ (n. 1944), mentre nelle pagine di ῾Abdallah al-Sālmī (n. 1950) figurano personaggi che sono stati paragonati a quelli di Dostoevskij; di surrealismo si è parlato invece a proposito di Sibā῾ī ῾Uthmān (n. 1938). Il romanzo è degnamente rappresentato da Ḥamza Buqurī (1932-1984), il cui Saqifat al-Safa ha il pregio − come del resto l'autobiografia di Aḥmad al-Sibā῾ī (1905-1983) − di gettare una luce affascinante sulla vita quotidiana prima dell'era del petrolio; e da Ibrāhīm al-Nāṣir (n. 1933), autore di Thaqf fī riḍā᾽ al-layl (1961, "Un buco nella veste della notte") e della raccolta di racconti Arḍ bilā maṭar (1965, "Terra senza pioggia").
Bibl.: V. Strika, Note sulla qiṣṣah e riwāyh saudiana, in Oriente Moderno, 59 (1979), pp. 677-83; The literature of modern Arabia. An anthology, a cura di S. Khadra Jayyusi, Londra-New York 1988.
Archeologia. - La costituzione, verso la metà degli anni Settanta, di un Consiglio superiore per le antichità rappresenta per l'A.S. l'atto di nascita di una gestione programmata delle risorse archeologiche locali e il momento d'inizio di una vera e propria ricerca intensiva sulle antichità del paese. Nonostante le informazioni fornite dalla spedizione Philby-Ryckmans-Lippens, bisogna dire che mancava sino ad allora una conoscenza globale dell'entità e dell'importanza del patrimonio archeologico saudita. La prima iniziativa fu quindi quella di avviare un programma di Ricognizione archeologica sistematica di tutto il territorio, che consentisse di ottenere un inventario più o meno completo delle antichità disseminate nelle sei regioni in cui il paese può storicamente e geograficamente essere suddiviso.
Il programma, iniziato nel 1976 sotto la direzione del dipartimento per le Antichità e i Musei, è proceduto alacremente per circa 7 anni, giovandosi dell'apporto di istituzioni e specialisti soprattutto americani. Sono state individuate e registrate diverse migliaia di siti archeologici, collocabili nel vasto arco di tempo che va dal Paleolitico inferiore sino al periodo islamico più recente. Le attribuzioni cronologiche dei vari insediamenti all'inizio erano piuttosto incerte, a causa soprattutto della novità e dell'unicità dei reperti ceramici e litici raccolti. L'utilità delle ricognizioni sta proprio in questo: nell'aver consentito per la prima volta quel confronto relativo delle grandi categorie di manufatti, che ha via via costruito l'impalcatura spazio/temporale sulla quale si basano le attuali indagini, a tematica più specifica, svolte nel paese.
A partire dal 1982, infatti, il dipartimento per le Antichità ha iniziato nei siti più interessanti rinvenuti una serie di scavi, i cui risultati, anche se per ora pubblicati in via appena preliminare, testimoniano dell'intensa e varia vitalità che in ogni tempo interessò la penisola araba. Gli scavi nei siti acheuleani di ad-Dawādmī in Arabia centrale documentano i primi abitatori della penisola; quelli sul sito neolitico di Thumāmah, presso Riyāḍ, ci mostrano i primi domesticatori; quelli di Naǧrān, presso lo Yemen, e di Thaǧ, nella provincia orientale, evidenziano la diffusione in tutta l'Arabia dei potenti influssi ellenistici che ricoprirono, soffocandoli, gli splendidi segni delle culture sudarabiche da un lato, e mesopotamiche dall'altro.
Purtroppo mancano ancora ricerche approfondite su ciò che di più specificatamente ''arabo'' si è rinvenuto nel corso delle ricognizioni sistematiche: ci riferiamo alle innumerevoli ed enigmatiche strutture in pietre non lavorate che, a forma di cerchi, tumuli, allineamenti, torrette, costellano le regioni più aride del paese (soprattutto il Naǧd). Ricerche parallele compiute recentemente nello Yemen provano che queste rappresentano la preziosa testimonianza della protostoria araba (3°-2° mill. a.C.), ossia la prova di quel sostrato semi-nomadico dal quale emerse la vera e più pura condizione beduina. Le indagini sui periodi più recenti sono sintetizzate nel grande progetto − anch'esso iniziato nel 1976 − di riscoperta, studio e ripristino degli elementi architettonici associati con la più grande opera pubblica mai realizzata nel primo periodo islamico: la famosa ''via dei pellegrini'' (Darb Zubayda), che collegava i Luoghi Santi di Mecca e Medina con l'῾Irāq.
Accanto alle iniziative del dipartimento per le Antichità, sono da ricordare quelle del dipartimento per l'Archeologia dell'università di Riyāḍ che parallelamente (dal 1976) iniziò lo scavo sistematico dell'importante centro sudarabico classico di Qaryat al-Faw, sul limite nord-occidentale del deserto del Rub῾al-Khālī. Il sito si trova lungo l'antica via commerciale che connetteva il settore meridionale della penisola, e cioè i regni di Saba, Ma῾īn, Qatbān, Ḥaḍramawt e Ḥimyar, con le regioni settentrionali e nord-orientali, cioè con i paesi del Golfo Arabico presso la Mesopotamia. Gli scavi hanno messo in luce un'architettura (palazzo, tempio, mercato, ecc.) che, insieme ai ricchi manufatti (ceramiche, bronzi, gemme, stoffe), comprovano l'importanza economica e commerciale rivestita da questo centro in periodo ellenistico.
Bibl.: Department of Antiquities and Museums of Saudi Arabia, An introduction to Saudi Arabia antiquities, Milano 1975; 'Atlal', The Journal of Saudi Arabian Archaeology, Riyāḍ, voll. 1-8 (1977-84); A.R. Al-Ansary, Qaryat al-Fau: A portrait of a pre-Islamic civilization in Saudi Arabia, Toledo 1982.
Cinema. - Il rigorismo religioso, andato via via crescendo negli ultimi anni, ha praticamente paralizzato la cinematografia dell'A. Saudita. Il paese in passato si limitava a importare prodotti cinematografici realizzati all'estero; molto seguito hanno avuto i film di Kung fu e di avventura in generale. Gli attori B. Spencer e T. Hill sono per es. molto conosciuti in A. Saudita. Alla mancanza di una produzione cinematografica nazionale ha corrisposto un notevole sviluppo di quella televisiva, che in breve tempo ha raggiunto un livello tecnico di altissima qualità. Tuttavia, dopo l'attacco alla moschea della Mecca nel 1980, un inasprimento della censura religiosa ha drasticamente limitato le trasmissioni televisive ai soli avvenimenti sportivi e alle funzioni religiose. Ancora più grave la situazione cinematografica: le sale sono state chiuse a causa della proibizione islamica di rappresentare in immagine gli esseri viventi; di conseguenza è stata proibita anche la vendita di videocassette, che pure aveva una enorme diffusione nel paese.