ARACNIDISMO (dal gr. ἀράχνη "ragno")
Si chiama così, in tossicologia, il complesso dei fenomeni morbosi prodotti dalla puntura di alcune specie di ragni (v.) che posseggono ghiandole velenose nell'apparato boccale.
Nei nostri paesi è assai raro l'aracnidismo nell'uomo, mentre sono più frequenti gli avvelenamenti da puntura di ragni nei piccoli animali. Il prodotto di secrezione tossica è un liquido di consistenza oleosa, chiaro, a reazione acida, di sapore amaro. Determina lesioni locali nel punto d'inoculazione (rossore, tumefazione, dolore, e talvolta anche necrosi), e fenomeni tossici generali, specialmente a carico del sistema circolatorio e del sistema nervoso. Nell'Epeira diadema, il cosiddetto "ragno portacroce", è stata rinvenuta, nelle ghiandole, una sostanza ad azione emolitica (aracnolisina o epeiralisina); nel Lathrodectes erebus, il "verme nero", un'emolisina analoga alla ricina e all'abrina; nelle specie peruviane Lathrodectes formidabilis o lucacha e Glyptocranium gasteracanthoides o podadora, un veleno emolitico e uno cerebrospinale che producono una forma grave detta aracnidismo neuro-miopatico o latrodectismo.