aragosteria
s. f. Ristorante nel quale si cucinano e si servono cibi prevalentemente a base di pesce, molluschi e crostacei, in particolare aragoste.
• Carte in regola anche per il ristorante «Bulgari» di via Fratelli Gabba, l’aragosteria «La baia del sole» in via Adige, e il giapponese «Fuji» di via Montello dove l’impianto di areazione è a doppia immissione e doppia aspirazione, anche se manca l’ok dell’Asl. (Cristina Bassi, Corriere della sera, 8 gennaio 2005, p. 51, Cronaca di Milano) • Il terzo lato del triangolo è l’Albikokka, disco-ristorante a Sturla, imitazione del Covo di Nord-Est, privé per calciatori e veline di passaggio, dove la fanciulla [Ruby, all’anagrafe Karima El Mahroug] avrebbe ballato con [Fabrizio] Corona. Insegna africaneggiante, aragosteria, bar fornitissimo, sgabelli mogano e arancio fiamma, nelle bocce di vetro candele e conchiglie, sabbia e coralli. C’è un tavolo riservato per dieci persone. (Federica Fantozzi, Unità, 5 novembre 2010, p. 8, Primo Piano) • [tit.] All’aragosteria adesso si comprano scarpe e borse (Secolo XIX, 10 giugno 2015, p. 24, Genova sottocasa).
- Derivato dal s. f. aragosta con l’aggiunta del suffisso -eria1.
- Già attestato nel Corriere della sera del 24 luglio 1998, p. 39 (Francesco Battistini e Maria Volpe).