ARAI HAKUSEKI
. Celebre kangakusha (sinologo) giapponese, nato a Edo (Tōkyō) nel 1657, morto nel 1725. Durante il governo dei Tokugawa (1601-1868), lo studio dei classici cinesi riceve nuovo impulso: i daimyō delle diverse provincie fanno a gara di mecenatismo con gli shōgun per restaurare il culto delle lettere e delle scienze. In questo periodo di rinascita culturale cinese in Giappone, fra i kangakusha pullulanti dappertutto, si distinguono, per capacità assimilatrice e per serietà di propositi, Hayashi Razan (1583-1657), Kaibara Ekken (1630-1714) e altri.
Arai Hakuseki è forse, per acume d'ingegno e per importanza politica, il più rappresentativo di tutti questi eruditi di professione. Dalle sue memorie (Ori-taku-shiba no ki), in 3 volumi, balza fuori qua e là per baleni un carattere virile e personalissimo, al cui fare e al cui dire molla prima è l'ambizione, con la conseguente pertinacia nello sforzo a soddisfarla. Già da ragazzo, egli si doccia più volte nottetempo a scuotersi dalla sonnolenza al lavoro. Fu discepolo del famoso Kinosh'ta Junan: ma, nonostante il suo apparato di storico e di filosofo, egli è soprattutto uomo d'azione. A 36 anni diviene maestro privatō di cinese del daimyō di Kōfu, Ienobu; e quando questi nel 1709 è creato shōgun, Arai Hakuseki agisce direttamente sul governo del proprio paese, attraverso l'autorità del suo vecchio discepolo. Egli è autore di 300 opere, di cui la maggior parte è tuttora inedita: fra le più importanti è il Hankampu, vasta storia genealogica dei daimyō, in 30 volumi, che va dal 1600 al 1680: il Tokushi Yoron, opera di carattere storico, qua e là sparsa di belle intuizioni e di giudizî personali del suo autore. Ma il lavoro di Arai Hakuseki che ha maggiore significato per noi europei, è il Seiyō Kibun (Relazione sull'Occidente), dove in 3 volumi si narra l'avventura del missionario cattolico Sidotti, sbarcato nella provincia di Satsuma nel 1708 e morto in prigione 7 anni dopo. Padre Sidotti, illuso dalla speranza di cristianizzare il Giappone, con Arai Hakuseki si trova in cospetto di una mentalità antitetica alla sua per cultura e per ideali, ma capace e disposta a penetrarlo: difatti Arai Hakuseki, attraverso la parola del missionario prigioniero, sa farsi un concetto vivo e reale di ciò che è vita, storia ed anima dei nostri paesi. Se si dovesse ritrovare la prima radice dell'interesse profondo e appassionato che i Giapponesi han sempre nutrito in appresso per tutto ciò che è straniero e, particolarmente, occidentale, il primo seme dovrebbe forse ricercarsi in questa lontana avventura missionaria, che, se non raggiunse lo scopo di far cristiano il Giappone, servì d'altra parte a meraviglia, a far volgere per la prima volta lo sguardo dei Giapponesi verso l'Occidente.
Bibl.: L. Löhnholm, Arai Hakuseki und Pater Sidotti, in Mittheil. der deutschen Gesellschaft Ostasiens, LX; W. G. Aston, History of japanese Literature, 1899; K. Florenz, Geschichte der Japanischen Litteratur, 2ª ed., 1909.