aramei
Popolazione semitica occidentale, di origine nomade. Nella tarda Età del Bronzo (15°-13° sec. a.C.) le tribù protoaramaiche dei sutei e degli akhlamu operavano ai margini degli Stati sedentari, come elemento marginale e di disturbo. Verso il 1100 a.C., in connessione con la crisi degli Stati palatini, le tribù aramaiche si stabilizzarono in Siria e Mesopotamia. In Mesopotamia occuparono la fascia tra il Tigri e gli Zagros, mantenendo una struttura tribale e un’economia di pastori transumanti. Le principali tribù erano i puqudu, i gambulu, i khatallu, e altre. Vennero infine sottomesse dall’Assiria al tempo di Sennacherib (metà dell’8° sec. a.C.), e fornirono truppe mercenarie (specialmente gli utu) all’impero. Invece in Siria gli a. si sedentarizzarono dando vita a una serie di piccoli regni, molti dei quali conservano traccia dell’origine tribale nel nome «Casa di X» con riferimento all’eponimo tribale: Bit Adini, Bit Zamani, Bit Agushi, Bit Bakhyani ecc. Tutta la fascia interna, dall’attuale confine turco-siriano alla Palestina settentrionale, era occupata da Stati aramaici. Il principale era Damasco, che soprattutto nel 9° sec. a.C. giocò un ruolo egemone con i re Bar-Hadad e Hadad-ezer, noti anche dalla Bibbia. Altri regni importanti erano Aleppo e Hama. L’endemica bellicosità locale (che contrappose Damasco a Israele) venne interrotta per far fronte comune contro la minaccia assira. La battaglia di Qarqar (852) arginò l’avanzata di Salmanassar III, ma un secolo dopo Tiglat-pileser III conquistò gran parte dei regni aramaici trasformandoli in province assire. L’ultima a resistere fu Hama, conquistata da Sargon II (720). L’occupazione assira fu seguita da massicce deportazioni incrociate tra le province e l’Assiria stessa, e l’etnia aramaica che era la più numerosa finì con l’imporre la propria lingua su tutta la Mesopotamia e la Siria-Palestina. Anche l’amministrazione imperiale assira e poi persiana adottò l’aramaico come una delle lingue ufficiali, ciò che portò alla sua estensione fino in zone lontane, come l’Alto Egitto. In seguito, tramontata ogni autonomia politica, si può solo seguire la diffusione e la diversificazione dei vari dialetti aramaici. I dialetti antichi includono l’aramaico d’impero (7°-4° sec. a.C.), quello biblico (libri di Esdra e Daniele, 4°-2° sec. a.C.), il nabateo (regno con centro a Petra) e il palmireno (entrambi 1° sec. a.C.-3° sec. d.C.). In seguito, il ramo occidentale include il dialetto giudaico (Targum, Talmud di Gerusalemme, 2°-5° sec.), quello samaritano, quello cristiano melkita (5°-8° sec.), fino alle residuali parlate moderne di Ma‛alula presso Damasco. Il ramo orientale include il talmudico babilonese (4°-6° sec.), il mandaico (Mesopotamia, 4°-5° sec.), e soprattutto il siriaco (con ricca letteratura cristiana dei secc. 3°-14°), ancora parlato fino al secolo scorso in alta Mesopotamia (Tur ‛Abdin, Mossul ecc.).