ARBROATH
Abbazia di.Complesso monastico nella contea di Angus, nella Scozia orientale, fondato nel 1178 da Guglielmo il Leone, per i monaci dell'Ordine tironense che si erano insediati in Scozia intorno al 1113. L'abbazia fu posta sotto il controllo della più antica comunità dell'Ordine in Scozia, stabilitasi a Kelso cinquant'anni prima, e dedicata a s. Tommaso di Canterbury. Secondo la leggenda di fondazione, questa dedicazione sarebbe legata al fatto che il re Guglielmo attribuì la propria cattura da parte delle forze inglesi, durante la battaglia di Alnwick del 1174, all'intervento del santo, da poco martirizzato, al quale Enrico II d'Inghilterra si sarebbe rivolto per averne la protezione.Concepita come una delle più importanti fondazioni di Scozia e fors'anche come mausoleo reale, l'abbazia fu riccamente dotata dal suo fondatore e da altri benefattori - lo stesso Guglielmo emise non meno di cinquattotto atti in suo favore - tanto che all'epoca della Riforma, nel 1560, era il convento scozzese più ricco dopo la prioria agostiniana annessa alla cattedrale di St Andrews. La costruzione della chiesa abbaziale fu probabilmente iniziata dopo aver assicurato una residenza temporanea alla comunità, poiché le parti più antiche della chiesa presentano caratteristiche architettoniche che difficilmente possono risalire a un'epoca anteriore agli ultimi decenni del 12° secolo. Lo stato dei lavori della costruzione doveva essere comunque già abbastanza avanzato il 10 dicembre 1214, quando la salma di Guglielmo fu tumulata nella zona presbiteriale. La sostanziale omogeneità architettonica suggerisce inoltre che l'edificio fosse già terminato al momento della sua consacrazione, avvenuta l'8 maggio 1233. In confronto alla maggior parte delle altre costruzioni scozzesi affini, la chiesa, oggi in rovina, era di notevole ampiezza, con una lunghezza di m. 89,3 - esclusi i contrafforti - e una larghezza al transetto di m. 44,8. La pianta comprendeva un coro a tre navate, la maggiore delle quali si prolungava verso E; il transetto, diviso da pilastri in due navate di dimensioni disuguali, separava la zona presbiteriale dal corpo longitudinale a tre navate, che all'estremità occidentale era concluso da due torri.Anche se si conservano solo pochi resti della struttura, ciò che rimane è sufficiente a mostrare il ruolo fondamentale svolto dall'edificio nello sviluppo dell'architettura religiosa della Scozia e dell'Inghilterra settentrionale. La pianta rappresenta una sintesi dei modelli presenti in Scozia, nella cattedrale di St Andrews e nell'abbazia di Jedburgh, esse stesse peraltro dipendenti da prototipi inglesi. L'abbazia di A. avrebbe a sua volta esercitato una forte influenza sull'architettura locale della fine del 12° e dell'inizio del 13° secolo. La terminazione orientale dell'abbazia, aperta da ordini sovrapposti di tre finestre, mostra legami, mediati dalla cattedrale di St Andrews, con la precedente architettura cistercense, documentata per es. a Kirkstall, ma deve parimenti essere inquadrata nel contesto, pressoché contemporaneo, rappresentato dalla chiesa priorato di Brinkburn (Northumberland) e da quella di Lanercost (Cumberland). L'abbazia di Jedburgh costituì forse il precedente immediato per l'alzato interno, che presentava pilastri polilobati con modanature a carena, galleria scandita da coppie di archi inclusi in un arco maggiore semicircolare e un cleristorio con archi di uguale altezza. Il confronto più stringente è però quello con la chiesa priorato di Hexham (Northumberland), anche se è probabile che A. sia stata ultimata per prima.Più difficile da ricostruire è la tipologia della facciata occidentale; tra la coppia di torri a O, che presentavano al piano inferiore un elaborato motivo di arcate cieche, è posta un'imponente porta per processioni sormontata da una profonda galleria a tre archi e da un ampio finestrone tondo; per quest'ultimo riscontri possono trovarsi in alcune fondazioni cistercensi come l'abbazia di Byland (Yorkshire), mentre la triplice arcata sul portale può richiamare quella di Jedburgh; inedito però, tanto per l'Inghilterra quanto per la Scozia, è il collegamento di questi elementi con le due torri occidentali.Degli edifici conventuali pochi sono quelli che conservano resti significativi, anche se la pianta del complesso principale è stata ricostruita grazie all'indagine archeologica. Le costruzioni erano disposte attorno a un piccolo chiostro quadrato, affiancato a S da un secondo chiostro; sono ancora leggibili solo una parte della sala capitolare e il dormitorio. Meglio conservata è invece la residenza dell'abate, nell'angolo sudoccidentale del chiostro, trasformata, alla vigilia della Riforma, in un'ampia abitazione in uso fino al 1924. Ugualmente ben conservato in alzato è il tratto del muro di cinta e della porta adiacente alla facciata occidentale della chiesa; contro il lato orientale di questo muro è una serie di strutture, fortemente restaurate, forse appartenenti a una foresteria.
Bibl.:
Fonti. - Liber S. Thome de Aberbrothoc, 2 voll., Edinburgh 1848-1856; Regesta Regum Scottorum, a cura di G.W.S. Barrow, Edinburgh 1971.
Letteratura critica. - D. MacGibbon, T. Ross, The Ecclesiastical Architecture of Scotland from the earliest Christian Times to the seventeenth Century, Edinburgh 1896-1897, pp. 30-52; S. Cruden, Arbroath Abbey, Proceedings of the Society of Antiquaries of Scotland 88, 1954-1956, pp. 94-99; R.L. Mackie, S.H. Cruden, R. Fawcett, Arbroath Abbey, Edinburgh 1954; I.B. Cowan, D.E. Easson, Medieval Religious Houses. Scotland, London 1976, pp. 66-67.R. Fawcett