arcangeli
. Secondo la comune teoria (v. GERARCHIA ANGELICA), D., sia in Cv Il V 6, sia in Pd XXVIII 34 e 124-125, pone il coro degli a. al di sopra di quello degli angeli e sotto gli altri sette. Quindi gli a. hanno un grado di visione beatifica, di amore e di beatitudine superiore agli angeli e inferiore agli altri spiriti celesti (Pd XXVIII 37-45 e 70-78). Loro oggetto particolare di contemplazione è lo Spirito Santo (Cv II V 8), molto verosimilmente nelle sue relazioni con il Padre (v. angelo). Sono il modello del cielo di Mercurio, cioè del secondo (Cv II V 13; Pd XXVlll 64-78), Per che ragionevole è credere che alcuni di essi ne siano i motori (Cv II V 13). Da quanto detto sul numero degli angeli motori della Luna, dobbiamo concludere che secondo D. gli a. motori di Mercurio sono quattro o cinque, perché Alfragano nel Liber de aggregationibus scientiae stellarum 14 (ed. R. Campani, Città di Castello 1910, 121-124) attribuisce al secondo cielo quattro movimenti oltre il diurno. Gli a., appartenendo all'infima gerarchia, che ci porge de li doni che essa riceve (Cv Il V 8), sono destinati al ministero fra gli uomini come gli angeli. Però D. non chiama mai a. gli spiriti celesti che hanno agito fra noi: né Gabriele né Raffaele (Pd IV 46-48) e neppure Michele (If VII 11-12, Pg XIII 51, Pd IV 46-47), nonostante che questi sia detto esplicitamente archangelus in Iuda Epist. 9 e nella tradizione cristiana.