DE GIORGI, Arcangelo (noto col nome di Cosimo)
Nacque a Lizzanello, a pochi chilometri da Lecce, il 9 febbraio del 1842 da Felice e da Vincenza Marcucci. Trascorse la sua infanzia presso gli zii materni a Martano, presso Lecce; nel 1858 conseguì il diploma in belle lettere e filosofia nel regio liceo-convitto di Lecce ove iniziò anche gli studi di medicina che continuò, dal 1861, all'università di Pisa; qui conseguì, nel 1864, la laurea. Nel 1865, a Firenze, ottenne l'autorizzazione all'esercizio della professione medica e nel 1866 la laurea in chirurgia.
Avrebbe voluto proseguire gli studi di medicina all'estero, e a tale scopo aveva imparato inglese, francese e tedesco, ma dovette ritornare nel 1867 a Lizzanello dove un'epidemia di colera aveva già causato la morte del padre e di altri parenti. Si stabilì a Lecce, per restare accanto ai familiari rimastigli e iniziò la sua attività di medico, interessandosi a fondo dei bisogni della collettività. Divenne così socio del Comizio agrario del circondario di Lecce, membro della Commissione conservatrice dei monumenti, delegato scolastico, componente del Consiglio sanitario provinciale. Nel 1870 fu nominato professore di storia naturale nella scuola tecnica-normale di Lecce; in quegli anni, pur così intensi, il D. iniziò lo studio dell'ambiente salentino sotto vari aspetti, ponendo le basi per una attività di ricerca di eccezionale portata se commisurata alle forze di un singolo studioso.
Tra il 1868 e il 1872 diede inizio alle osservazioni geologiche, stratigrafiche e idrologiche sulla sua terra. Contemporaneamente si interessò di problemi relativi al miglioramento dell'agricoltura ed effettuò le prime scoperte sulle stazioni preistoriche. Nel 1871 iniziò, presso la sua abitazione, la raccolta sistematica di osservazioni metereologiche, attività che, continuata fin quasi alla morte, collocherà il Salento tra le poche zone d'Italia in grado di vantare un periodo così lungo di studio del proprio clima.
I risultati di queste prime osservazioni sono contenuti in varie pubblicazioni: Cenni di stratigrafia e di idrologia della provincia di Lecce (Lecce 1871); Lecce e il suo territorio, meteorologia (Bari 1872); Dei mezzi più opportuni per migliorare l'agricoltura nel Circondario di Lecce (Lecce 1869); L'agricoltura nel Circondario di Lecce (Lecce 1873); Cenni statistici ed economici sull'agricoltura nel Leccese (ibid. 1873); Ricerche di archeologia preistorica nella provincia di Lecce e di una nuova Stazione di lavorazione della selce al Lardignano presso Ostuni (estr. da Riv. scientifica industriale, Firenze 1873). In particolare le ricerche geologiche e stratigrafiche, ampliate negli anni successivi, gli consentirono di pubblicare la prima Carta geologica della provincia di Lecce (Roma 1879), comprendente allora tutto il Salento, aggiornata poi nel 1903.
Tra il 1873 e il 1874 riuscì a realizzare un vero e proprio osservatorio meteorologico, dotato dei più moderni apparecchi di registrazione, ottenendo il contributo oltre che del comune e della provincia di Lecce, anche del ministero dell'Agricoltura. Gli strumenti erano collocati dentro e sopra il campanile della chiesa di S. Francesco, e per la loro sistemazione il D. si avvalse della preziosa collaborazione di G. Candido che, in quegli stessi anni, stava realizzando la sua rete di orologi elettrici da torre.
Con l'inaugurazione dell'osservatorio meteorico di Lecce, iniziò per il D. una intensa serie di contatti con l'ambiente scientifico nazionale. Compì un lungo viaggio per la visita dei maggiori osservatori meteorologici centrosettentrionali fino a Torino e Moncalieri, redigendone una dettagliata relazione per il ministero. Entrò a far parte della Associazione meteorica italiana e partecipò attivamente ai congressi tenuti in varie parti d'Italia, acquistando sempre più la stima da parte dei colleghi e in particolare di F. Denza, grande animatore dell'attività scientifica nel nascente settore della meteorologia. Segni evidenti di questo generale apprezzamento dell'attività dell'osservatorio di Lecce furono il conferimento al D. di una medaglia d'oro all'Esposizione nazionale di Torino nel 1884 e l'assegnazione di un diploma di benemerenza dell'Ufficio centrale di meteorologia nel 1913.
Nel 1876 il D. estese le osservazioni meteorologiche a tutto il territorio salentino, realizzando in poco tempo una rete comprendente cinque osservatori, oltre a quello di Lecce, e trentuno stazioni termopluviometriche affidati ad una schiera di appassionati collaboratori. In quegli stessi anni, per incarico di enti pubblici, si occupò dei materiali edilizi della zona e compì una ricognizione geologica in Basilicata documentata in Note geologiche sulla Basilicata (Lecce 1879). Durante i suoi viaggi registrò osservazioni su altre zone d'Italia che fece oggetto di varie pubblicazioni: Da Pescara ad Aquila: appunti geologici (Roma 1877), Sulle miniere di Monte Sferruccio nell'Aquilano: appunti geologici (ibid. 1878), Appunti geologici e idrologici sulla provincia di Salerno (ibid. 1882).
Per questa intensa attività nel 1880 venne nominato cavaliere d'Italia. Nel 1883 collocò presso l'osservatorio di Lecce un sismografo di sua invenzione, purtroppo andato perduto, e iniziò le osservazioni sismologiche approfondendo i propri interessi e le ricerche anche in questo settore, in cui, come nei numerosi altri, avrebbe dato un significativo contributo. Trasferito nel 1885 alla cattedra di storia naturale dell'Istituto tecnico di Lecce, vi svolse un'intensa attività di insegnamento e di ricerca, creando due ricchissimi gabinetti di fisica e di scienze naturali, ancora oggi esistenti. Nel 1887, in occasione del primo congresso geodinamico dell'Aquila compilò, insieme a P.T. Bertelli, M.S. De Rossi, I. Galli ed altri, un codice edilizio per i luoghi soggetti a terremoti, preso però in considerazione dagli organi competenti solo dopo il terremoto di Messina del 1908 e pubblicato col titolo Norme tecniche e igieniche obbligatorie per i comuni colpiti dal terremoto del 28 dic. 1908 e dai precedenti (Roma 1909).
Il 15 maggio 1897, su proposta di F. Denza, fu nominato socio corrispondente della Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei; in quell'occasione presentò la memoria Ricerche su i terremoti avvenuti in Terra d'Otranto dal secolo XI al XIX (in Memoria della Accad. pontificia dei Nuovi Lincei, XV, [1899], pp. 95-153). Membro dal 1900 della Società geografica italiana, che gli conferì la medaglia d'argento, e dal 1908 della R. Accademia di Urbino, fu anche presidente della Regia Commissione conservatrice dei monumenti. Ebbe un grande amore per il patrimonio archeologico della sua terra. Il suo appassionato interesse, nato ed alimentato anche per la grande amicizia con il duca Sigismondo Castromediano, fu premiato quando nel 1900, nel corso di lavori di ristrutturazione del centro della città, scoprì i resti dell'anfiteatro romano; ne mise in luce una parte della cavea tra il 1905 e il 1909.
I suoi contributi di ricerca originale e di divulgazione sono contenuti in oltre trecento tra libri, articoli scientifici e giornalistici, conferenze. Un'opera grandiosa, non ristretta nei limiti di una cultura provinciale, che costituisce il punto di partenza obbligato per ogni studio sulla Terra d'Otranto. Una delle maggiori preoccupazioni del D. fu infatti la ricerca costante e il mantenimento di contatti con i massimi studiosi delle varie discipline oggetto dei suoi studi. A. Secchi, G. Capellini, F. Bassani, G. Meneghini, F. Sacco, A. Stoppani, C. Boito, F. Lenormant, F. Gregorovius, C. Diehl sono alcuni, oltre a quelli già citati, dei molti scienziati e archeologi che il D. conobbe, o con cui intrattenne corrispondenze epistolari, e che spesso accompagnò personalmente nelle loro escursioni nella penisola salentina.
L'opera più nota del D., e che più ne rivela la personalità, è costituita dai due volumi de La Provincia di Lecce: bozzetti di viaggio (Lecce 1882-1888) un piacevole diario di viaggio attraverso il Salento, che in circa novecento pagine compendia una notevole quantità di notizie storiche, scientifiche, artistiche.
Ma la sua statura di scienziato, non solo scrupoloso osservatore ma soprattutto interprete intelligente e acuto dei fatti naturali, emerge, pur con gli inevitabili limiti derivanti dalla vastità e diversità delle discipline coltivate, da alcune opere specifiche.
Le già citate Note geologiche sulla Basilicata del 1879 e La Serie geologica dei terreni nella penisola salentina (in Mem. d. Acc. pontificia dei Nuovi Lincei, XX [1903], pp. 155-218), costituiscono un esempio del contributo dato alla conoscenza della geologia dell'Italia meridionale, mentre le numerose note di carattere sismologico cercano di individuare le cause e di interpretare le caratteristiche della sua sismicità. I contributi più numerosi il D. li ha dati nei settori della meteorologia e dell'archeologia. Le Note statistiche sul clima di Lecce e della regione salentina desunte dalle osservazioni eseguite nell'osservatorio di Lecce dal 1845 al 1917 (Lecce 1915) e Lecce sotterranea (ibid. 1907) sono validi esempi di questa sua multiforme e infaticabile attività che, oltre alla meteorogia, all'archeologia, alla geologia e alla sismologia, ebbe per oggetto anche l'agricoltura, la geografia, la paletnografia e la medicina per quanto riguarda l'igiene pubblica; a proposito si ricorda che il D. cercò anche di capire quali influenze abbiano le caratteristiche climatiche di una certa zona sulla salute degli abitanti (Studi e ricerche sul clima di Lecce considerato in rapporto con l'igiene e con la terapeutica [estr. da Idrologia e climatologia medica, V, Firenze 1883]; Le condizioni geologiche e idrografiche del suolo in rapporto con la diffusione delle malattie contagiose, in Gazzetta medica delle Puglie, X [1890], pp. 241-47). Anche nel campo della storia locale il D. ha dato il suo contributo lasciando preziose note biografiche di molti illustri suoi contemporanei: Cenni biografici e critici sulla vita e sulle opere di Martino Marinosci (Lecce 1870); Eugenio Maccagnani, scultore leccese (ibid. 1880); Il duca Castromediano e il suo Museo (ibid. 1896); Mons. G. Candido e i suoi orologi elettrici (ibid. 1899).
L'ultimo suo libro Descrizione geologica e idrografica della provincia di Lecce (ibid. 1922) fu pubblicato, a cura di L. Salomi, pochi giorni dopo la sua morte avvenuta a Lecce il 2 dic. 1922.
Per l'elenco completo delle opere del D. fino al 1913, si rimanda a C. De Giorgi, Cenni autobiografici, Lecce s.d. (ma 1914); si ricordano inoltre le seguenti pubblicazioni: Relazione sulle osservazioni eseguite nelle stazioni geo-termiche di Lecce, Presicce, S. Pancrazio, Ostuni nell'anno 1915 (Roma 1916); Ricerche sui terremoti avvenuti in Terra d'Otranto dal 1909 al 1915. Memoria (ibid. 1916); I menhirs della provincia di Lecce, in Rivista storica salentina, XI (1916), pp. 45-87; Note e ricerche sui materiali edilizi adoperati nella provincia di Lecce, Bari 1902; Giacimenti di lignite in Terra d'Otranto, in Rassegna tecnica pugliese, XV (1916), pp. 74 ss.; Idrologia sotterranea e atmosferica della penisola salentina, in Memorie dell'Acc. pontif. dei Nuovi Lincei, n.s., III (1917), pp. 23-67.
Recentemente sono stati riediti: Descrizione fisica geologica e idrografica della provincia di Lecce, a cura di A. Vignola, Lecce 1960 (antologia di scritti scelti); La provincia di Lecce. Bozzetti di viaggio, a cura di M. Paone (rist. anast.), Galatina 1975, pp. 8-19; Natura e civiltà di Terra d'Otranto, a cura di M. Paone, Galatina 1982.
Fonti e Bibl.: P. Palumbo, L'anfiteatro romano, in La Provincia di Lecce, 3 dic. 1905; Id., Lecce vecchia, Lecce 1912, pp. 306-10; C. Colamonico, C. D., in Riv. stor. salent., XIII (1923), pp. 196-214; Lecce, Biblioteca provinciale, Catalogo bibliografico delle opere di scrittori salentini, Lecce 1929; R. Bartoccini, Il Teatro romano di Lecce, in Dyorni, V (1936), 3, pp. 103, 109; G. Domenico, Diz. bio-bibliografico degli scrittori pugliesi viventi..., Napoli 1893, pp. 69-72; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi..., Trani 1904, pp. 431 s.