ARCHEGONIO (dal gr. ἀρχή "principio" e γόνος "generazione"; fr. archégone; sp. arquegonio; ted. Archegonium; ingl. archegonium)
L'archegonio è l'oogonio (organo sessuale femmineo) evoluto, perfezionato, e le piante che ne sono fornite prendono il nome di archegoniate.
Forma e struttura. - Mentre l'oogonio delle Alghe e dei Funghi è unicellulare, l'archegonio, che compare la prima volta nelle Briofite e si trova in tutte le Pteridofite e nella maggior parte delle Gimnosperme, è pluricellulare. La sua forma tipica è quella di bottiglia o fiasco con la parte inferiore panciuta (ventre dell'archegonio), che si prolunga superiormente in un esile tubo, dritto o leggermente incurvato (collo dell'archegonio). Il collo sporge sempre fuori, almeno con la sua estremità, liberamente nell'aria, mentre il ventre può anche esser totalmente immerso e nascosto nel tessuto che lo ha generato. L'archegonio consta di una parete o involucro esterno che delimita nel suo interno una cavità. La sottile parete archegoniale è fatta di un solo strato di cellule che nella regione del collo sono disposte in quattro file verticali. La cavità dell'archegonio, che nel ventre di esso è spaziosa e tondeggiante, mentre nel collo è un sottile canale cilindrico che lo percorre in tutta la sua lunghezza, contiene tre cellule nude allineate una sopra l'altra nell'ordine seguente: nel ventre una grossa cellula sferica o sferoidale (eccezionalmente parecchie), che è il gameto femminile (oosfera o cellula-ovo); sopra di essa, dove il ventre si restringe gradatamente per far passaggio al collo, un'altra cellula più piccola di forma adeguata allo spazio in cui si trova (cellula del canale del ventre); da ultimo, dentro il collo, una terza cellula lunga e sottile (cellula del canale del collo). Queste due cellule del canale possono rappresentare dei gameti privi di funzione sessuale, che abbiano invece quella di provocare l'apertura dell'archegonio, favorendo l'accesso degli spermî che devono raggiungere l'oosfera per fecondarla. Esse infatti, sciogliendosi, riempiono il canale di mucillagine, che, assumendo acqua, gonfia assai e fa divaricare le cellule terminali del collo le quali anzi si arrovesciano in fuori per modo che la bocca aperta dell'archegonio è un po' slabbrata.
Topografia degli archegonî. - Gli archegonî sono variamente distribuiti sul corpo delle piante che ne sono fornite.
Nelle Briofite inferiori (Epatiche), prevalentemente tallose, essi sono sparsi isolatamente senza regola sulla faccia superiore del tallo in cui sono effettivamente o apparentemente immersi col loro ventre (Antocerotacee, Ricciacee), ovvero sul suo margine (Aneura), o vicino all'apice (Pellia, Metzgeria), o direttamente sull'apice (Jungermannlia, Plagiochila, Frullania), oppure sono interamente emersi e portati (Marcanziacee) da speciali rami del tallo che hanno forma di ombrelle peduncolate a 7-10 raggi, di cui la faccia superiore è ripiegata in mezzo ad essi e ivi porta gli archegonî" superficiali che sembrano venir fuori dalla faccia inferiore dell'ombrella.
Nelle Briofite superiori, tutte cormofite (Muschi), gli archegonî, superficiali, sono aggruppati all'apice del fusticino (Muschi acrocarpi) o dei suoi rami (Muschi pleurocarpi), circondati dalle foglie estreme, che spesso hanno forma e colore particolari e costituiscono in complesso un involucro speciale detto "perichezio". Possono esser portati insieme con gli anteridî dal medesimo apice, da apici diversi della stessa plantula o da plantule diverse (Muschi ermafroditi, monoicí, dioici).
Nelle Pteridofite o Crittogame vascolari, dette anche Protallogame (v.), si hanno le seguenti disposizioni:
Felci. - Protallo macroscopico, laminare, verde, epigeo, cuoriforme, tranne nelle Imenofillacee, dov'è filamentoso, ramificato. Archegonî e anteridî stanno sulla faccia inferiore del protallo (o insieme o su protalli distinti), questi in buon numero sul margine sottile, quelli in numero assai minore sulla parte mediana, più ispessita, verso l'insenatura del protallo.
Ofioglossacee. - Protalli monoici, tuberoidi, sotterranei, non verdi, saprofitarî, di lunga durata. Archegonî e anteridî immersi quasi totalmente nel protallo.
Idropteridi. - Protalli di dimensioni assai ridotte, con un solo archegonio.
Equisetacee. - Protalli per lo più dioici, cespugliosi, con lobi dorsoventrali ricciuti, alla base dei quali stanno gli archegonî simili a quelli delle felci, ma più slabbrati.
Licopodiacee. - Protalli monoici, scolorati sotterranei, con rizoidi e all'estremità con lobi verdeggianti distesi sul suolo, archegonî alla base dei lobi, anteridî su tutta la superficie di essi. Cellule del canale del collo numerose, sino a 20. Le cellule estreme del collo vanno distrutte quando esso si apre.
Selaginellacee, Isoetacee. - Protalli dioici, ridottissimi nelle dimensioni, con uno o pochi archegonî.
Gimnosperme. - Protallo microscopico, chiuso nel sacco embrionale (macrospora): nelle Cicadacee 4 archegonî con ventre grossissimo e collo brevissimo; nelle Conifere all'estremità del protallo, qui chiamato endosperma e preformatosi nel sacco embrionale, si differenziano gli archegonî costituiti da una grossa oosfera e da un brevissimo collo, come nelle Cicadacee; nelle Gnetacee si forma un endosperma o protallo con pochi archegonî, su per giù come nelle Conifere, nel solo gen. Ephedra; in Welwitschia si sviluppano nell'endosperma in luogo degli archegonî dei sifoni plurinucleati, che si allungano incontro ai budelli pollinici; in Gnetum non si forma neanche più l'endosperma o protallo.
Bibl.: W. F. Hofmeister B., Beitr. z. Kenntn. d. Gefässkryptogamen, Lipsia 1852; E. Strasburger, Die Befruchtung bei den Farnkräutern, Lipsia 1868; E. Janczewski, Vergl. Unters. über d. Entwicklung d. Archeg., in Bot. Zeitschr. 1872; L. A. Gayet, Recherches sur le développement de l'archégone, in Annales d. Sc. Nat., s. 8ª, III (1897); B. M. Davis, The origin of the Archegonium, in Annals of Bot., XVII (1903); H. Schenck, Über d. Phylog. d. Archeg., in Bot. Jahrb., XLII (1908).