Archeologia subacquea
Nel periodo tra il 2004 e il 2014 i vari settori nei quali si articola l’a. s., l’archeologia marina (e costiera), lacustre (e umida o wetland archaeology), lagunare, fluviale, ipogeica e navale, hanno visto progressi legati a singole performances professionali piuttosto che a interventi di origine istituzionale. In Italia l’archeologia umida non si è ancora pienamente affermata come specifica disciplina che afferisce all’a. s. o, ancora meglio, all’archeologia delle acque (Living on the lake in prehistoric Europe, 2004; Wetland archaeology and beyond, 2012; The Oxford handbook of wetland archaeology, 2013). La definizione archeologia delle acque, alternativa ad archeologia subacquea, corrisponde maggiormente alla valenza ecostorica degli ambienti frequentati dall’uomo, tuttavia la seconda è ormai universalmente diffusa e di non facile sostituzione. Resta inteso che la professionalità dell’archeologo che opera in ambiente subacqueo o umido richiede una preparazione specifica di tipo interdisciplinare.
L’archeologia marina ha goduto in questi ultimi anni di scoperte importanti, di alcune campagne di ricerca a livello di prospezione di superficie con mezzi elettroacustici, ma non di vere e proprie campagne di scavo, se si eccettua il lavoro svolto ad alta profondità nelle acque dell’Isola d’Elba sul relitto del piroscafo Polluce affondato nel 1841 (Il relitto del Polluce, 2014).
Fra i più rilevanti progetti di prospezioni subacquee so no da segnalare soprattutto il progetto Archeomar, il progetto THESAURUS (TecnicHe per l’Esplorazione Sottomarina Archeologica mediante l’Utilizzo di Robot aUtonomi in Sciami), il progetto The comprehensive survey of the seabed around the islands of Ventotene and Ponza off the coast of Italy, e il progetto in corso di svolgimento dedicato ai Relitti della Grande guerra. Altrettanto importanti i due progetti di ricerca tecnologica condotti a livello internazionale: ITACA (Innovation Technologies and Applications for Coastal Archaeological sites) e ARROWS (ARchaeological RObot systems for the World’s Seas).
Il progetto Archeomar (2004-11) è nato con la l. 264 dell’8 nov. 2002 che ha finanziato un intervento pluriennale ambizioso: costruire un atlante GPS delle aree archeologiche sommerse nelle acque italiane e, in parallelo, realizzare una banca dati a disposizione di varie categorie di utenti: dagli studiosi ai turisti subacquei, dagli enti di tutela (soprintendenze) alle forze dell’ordine. È stato privilegiato lo spazio marino afferente alle regioni Campania, Basilicata, Calabria e Puglia (Archeomar 1) e Lazio e Toscana (Archeomar 2). Coordinato e diretto dal ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo (MiBACT) in collaborazio ne con le soprintendenze archeologiche, il progetto si è articolato in due fasi: raccolta dei dati noti e ricerche sistematiche in acqua per mezzo di strumentazioni elettroacustiche. La seconda fase ha riguardato prospezioni e rilevamenti subacquei, con l’impiego di archeologi subacquei e navali e di attrezzature sofisticate. È stata approntata una piccola flotta composta da tre navi oceanografiche con laboratori in grado di effettuare analisi di geologia marina e apparecchiature per la prospezione strumentale, con l’impiego del mini sommergibile Remora dell’impresa francese Comex, che consente agli archeologi la prospezione fino a 500 m di profondità. I risultati ottenuti sono stati importanti: con Archeomar 1, tra siti documentati su sola base bibliografica o archivistica, e siti individuati e descritti nel corso delle indagini strumentali, il numero totale delle aree archeologiche subacquee censite ammonta a 783. Con Archeomar 2 sono stati censiti 794 siti. Il database così costituito rappresenta lo strumento essenziale per una corretta e moderna gestione, tutela e valorizzazione dei siti archeologici sommersi.
Il progetto THESAURUS è frutto della collaborazione tra l’Università di Pisa (Centro di ricerca Enrico Piaggio), il Consiglio nazionale delle ricerche, la Scuola normale superiore di Pisa, l’Università di Firenze (dipartimento di Energetica) con la supervisione della Soprintendenza archeologia della Toscana (2011-13) ed è finalizzato allo sviluppo di tecnologie per rilevare, documentare, censire e monitorare siti archeologici subacquei fino a 300 m di profondità. All’interno dell’area prescelta, il litorale di Livorno, si è voluto sperimentare l’utilizzo di robot subacquei autonomi (AUV, Autonomous Underwater Vehicles) per la prospezione sistematica dei fondali e la mappatura in presenza di aree di interesse archeologico attraverso una strumentazione ottica, acustica e magnetica. La successiva valorizzazione dei dati è stata ottenuta con processi di visualizzazione e rendering grafico 3D, arricchiti da dati storici, archeologici e archivistici. La banca dati così costituita fornisce informazioni sia agli studiosi sia al grande pubblico.
Il progetto The comprehensive survey of the seabed around the islands of Ventotene and Ponza off the coast of Italy ha affrontato la problematica delle prospezioni ad alta profondità grazie a una cooperazione tra la Soprintendenza archeologia del Lazio e la statunitense Aurora trust foundation. Dal 2008 al 2011 sono state effettuate quattro campagne di ricerca oltre la batimetrica dei 100 m sui fondali delle isole di Ventotene, Santo Stefano, Ponza, Zannone e Palmarola. Grazie all’utilizzo del Side scan sonar Klein System 3900 e del RoV Seaeye Falcon sono stati scoperti e documentati nove relitti di epoca romana riferibili a sei secoli di navigazione.
Il progetto di ricerca sui relitti della Prima guerra mondiale, portato avanti dal MiBACT e dalla Marina militare in occasione del centenario della Grande guerra, è in svolgimento secondo le indicazioni dell’UNESCO (Safeguarding the world’s underwater cultural heritage scientific on theoccasion of the centenary of World war I).
L’archeologia navale in senso stretto ha visto la realizzazione di un solo significativo progetto di ricerca e scavo archeologico condotto dall’Università Ca’ Foscari di Venezia sul relitto del brigantino del Regno d’Italia Mercure, affondato nella battaglia di Grado del 1812. Le campagne subacquee al largo di Punta Tagliamento hanno avuto inizio nel 2004 e sono terminate nel 2012 con risultati di rilievo: quasi novecento reper ti recuperati tra armi bianche, cannoni e pezzi di artiglieria e oggetti che appartenevano all’equipaggio militare. Le nove campagne a circa 18 m di profondità han no confermato il carattere conservativo del Mare Adriatico per quanto riguarda l’a. s. e ciò contribuisce a rendere importante il lavoro sul Mercure, unico relitto noto del Regno d’Italia sul quale è stata rinvenuta un’elevata quantità di scheletri umani, un primato unico per i relitti storici del Mediterraneo.
Pur non costituendo un progetto specifico, l’archeologia preventiva attuata a Venezia in occasione dei lavori per la realizzazione del sistema MOSE (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico) contro le acque alte ha portato alla scoperta di numerosi relitti di varie epoche, tra i quali quello di una galea veneziana del 14° secolo.
Sempre in tema di archeologia preventiva, occorre segnalare il ritrovamento di 24 relitti di navi romane nell’area dell’antico porto di Olbia nel luglio 1999.
In Sicilia, la Soprintendenza del mare, nata nel 2004, è un caso unico in Italia ed è stata creata sul modello della Ephoria archeologica greca, il solo esempio esistente in Europa. Tale soprintendenza non si occupa unicamente degli aspetti archeologici: temi come l’ambiente e l’antropologia, legati al patrimonio culturale marino siciliano, sono obiettivi di ricerca assolutamente nuovi che la pongono in una situazione di primato europeo. I suoi compiti istituzionali sono di ricerca, protezione e valorizzazione del patrimonio sommerso della Sicilia: oltre ai reperti archeologici e ai relitti storici e moderni, sono oggetto di studio rotte e commerci, riti e credenze, superstizioni e mestieri del mare, paesaggi costieri e sottomarini.
Uno dei primi progetti è quello dedicato alle Egadi, ideato con lo scopo di individuare e studiare le navi partecipanti alla battaglia delle Egadi (241 a.C.) svoltasi durante la prima guerra punica. L’esplorazione dei siti, realizzata con sommozzatori e altre tecnologie d’avanguardia – ROV, Side scan sonar, Multibeam, Sub bottom profiler – ha permesso di individuare relitti giacenti in alto fondale, tra i quali undici rostri di epoca romana, nonché di ottenere dati per la ricerca scientifica utili anche per l’istituzione di itinerari subacquei guidati.
A Levanzo, a Nord di Capo Grosso è stato individuato il luogo dove le navi romane sferrarono l’attacco finale contro la flotta cartaginese: numerose ancore giacciono nella loro posizione originale e costituiscono un interessante itinerario sottomarino guidato. Poco distante un altro percorso guidato è disponibile a Cala Minnola, dove si può visitare un antico relitto con il suo carico di anfore. Qui è stato installato il primo sistema di telecontrollo: i turisti che non si immergono possono effettuare una visita virtuale grazie a un sistema di telecamere che trasmettono le immagini dal fondo del mare sullo schermo situato presso l’ex Stabilimento Florio di Favignana. A Pantelleria, nella Cala Gadir, è stato installato un altro sistema di telecontrollo sul percorso archeologico: le telecamere mobili mandano le immagini a un sito Internet dedicato, consentendo a un più vasto pubblico di effettuare la visita virtuale.
L’archeologia lagunare si è sviluppata per lo più nella laguna di Venezia con i progetti AVA (Archeologia Veneziana delle Acque) e Shared culture (ovvero Patrimonio culturale condiviso). Il primo ha riguardato la città e l’intera laguna di Venezia, il secondo l’Isola di Torcello.
Archeologia costiera. – L’archeologia costiera ha mosso i primi passi con il progetto I siti costieri dell’alto arco adriatico nell’ambito del programma Interreg Italia-Slovenia IIIA Alto Adriatico, diretto e coordinato dall’Università di Trieste (2000-06). La ricerca ha riguardato lo sviluppo costiero compreso tra Monfalcone e Muggia per la parte italiana, con la preparazione di una carta archeologica tra terra e acqua delle varie forme di antropizzazione nel corso dei secoli. Altre ricerche sono state promosse dall’Università di Catania sulle coste catanesi e siracusane a partire dal 1998.
Un evento di carattere eccezionale ha riguardato l’archeologia lacustre (e solo in parte l’archeologia fluviale): nel 2011 l’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) ha inserito nel Patrimonio mondiale dell’umanità 111 siti umido-subacquei relativi a insediamenti su palafitte. Si tratta di un vero e proprio successo dell’a. s. dei laghi di sei Paesi europei: Svizzera, Germania, Francia, Austria e Slovenia, oltre all’Italia. La matrice che collega i vari siti palafitticoli è geografica: sono inclusi i villaggi lacustri dell’area alpina che risalgono a un periodo compreso tra 5000 e 500 a.C.
Conseguenza dell’iniziativa è stata la ripresa non occasionale di ricerche e studi sui villaggi palafitticoli italiani dell’area alpina: a Viverone un’équipe internazionale ha così riavviato, con il coordinamento della Soprintendenza archeologica del Piemonte, le ricerche sul principale dei siti palafitticoli sommersi nell’omonimo lago intermorenico (sito Emissario). La stazione palafitticola di Bodio Centrale nel Lago di Varese, scoperta nel 1863, ha visto riaprire il cantiere subacqueo dopo quasi 150 anni: dal 2006 le campagne in acqua hanno consentito di delimitare l’area dell’abitato e di iniziare ad approfondire le ricerche anche stratigrafiche su oltre 100 m2. Anche il sito umido-subacqueo di Palù di Livenza, in provincia di Pordenone, ha visto di nuovo all’opera un’équipe interdisciplinare con campagne di studio mirate alla definizione dell’area archeologica, della sua potenzialità e della storia ambientale della conca che ospita il sito stesso.
L’archeologia fluviale rappresenta il settore meno sviluppato dell’a. s. italiana, nonostante la crescita degli studi storico-archivistici e di storia locale e l’urgenza d’intervento per la scarsa qualità conservativa dei corsi d’acqua del nostro Paese, dove predomina il regime torrentizio. I progetti in corso sono tre: Fiume Serchio, Pisa, San Rossore; Fiume Sarno, Poggiomarino (Napoli), Longola; Fiume Stella, Palazzolo, Precenicco, Rivignano Teor, Marano Lagunare, Bertiolo, Pocenia, Talmassons, Varmo (Udine).
Il cantiere di Pisa San Rossore (Soprintendenza archeologia della Toscana) data dal 1998 con la scoperta dei primi reperti navali e, attraverso molteplici interventi e campagne che hanno consentito di portare a termine la fase dello scavo, dura tuttora con il duplice obiettivo dell’apertura del Museo delle navi antiche e della prosecuzione degli studi delle trenta imbarcazioni finora individuate e datate tra il 2° sec. a.C. e il 7° sec. d.C. L’area archeologica è situata all’incrocio tra un canale della centuriazione pisana con l’alveo del fiume Serchio. Il progetto prevede la realizzazione di un cantiere didattico aperto al pubblico (inaugurato nel 2015) e del Museo delle navi (Arsenali Medicei, Convento di San Vito, Palazzina della Monta), la cui inaugurazione è prevista per dicembre 2015.
Lungo il fiume Sarno è stato individuato un insediamento di tipo palafitticolo con una stratigrafia compresa tra un’avanzata fase della media età del Bronzo fino alle fasi finali della prima età del Ferro, dove la Soprintendenza archeologica di Pompei ha effettuato campagne di scavo dal 2000 al 2004 (L’abitato protostorico di Poggiomarino, 2012). La storia della scoperta di Longola è paradigmatica dell’urgenza di un atlante delle aree archeologiche umido-subacquee dell’Italia meridionale, a lungo trascurata in questo delicato settore.
Un progetto nuovo per l’Italia è quello promosso dall’Università di Udine (Laboratorio di archeologia delle acque) e dalla Soprintendenza archeologia del Friuli-Venezia Giulia: Anaxum, archeologia e storia di un paesaggio fluviale è nato nel 2011 con lo scopo di studiare il paesaggio archeologico del fiume Stella (in latino Anaxum) sulla base di dati storico-archivistici, archeologici, antropologici e geomorfologici. Partecipano al progetto la Texas A&M University, l’Institute of nautical archaeology, il Dipartimento di geoscienze dell’Università di Trieste, l’Università di Padova per la geomorfologia, l’Istituto di scienze marine del CNR di Bologna, la Macquarie University di Sydney e l’Università IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia). Le campagne subacquee a cadenza annuale hanno riguardato il relitto romano Stella 1 (1° sec. d.C.), il ponte romano della via Annia, la scoperta e il recupero del relitto dell’11° sec. nel comune di Precenicco.
In conclusione, il periodo tra il 2004 e il 2014 non ha segnato la svolta tanto attesa per l’a. s. italiana: il MiBACT non ha dato seguito alla Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo dell’UNESCO (Parigi, 2 nov. 2001), ratificata con ritardo nel 2009 (l. 23 ott. 2009 nr. 157). Tale legge rappresenta comunque il primo atto ufficiale della Repubblica italiana in merito al riconoscimento dell’a. s. come ambito culturale sottoposto a specifica disciplina normativa (Frigerio 2010, Garabello 2004).
La galea ritrovata. Origine delle cose di Venezia, a cura di L. Fozzati, Venezia 2002; R. Garabello, La convenzione Unesco sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, Milano 2004; Living on the lake in prehistoric Europe. 150 years of lake-dwelling research, ed. F. Menotti, London-New York 2004; S. Bargagliotti, P. Gambogi, Isola d’Elba. Il relitto del Polluce. Un caso complesso di tutela e ricerca a grandi profondità. Primo rapporto di scavo, «Notiziario della Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana», 2005 (ma 2006), 1, pp. 260-67; Pisa. Un viaggio nel mare dell’antichità, a cura di A. Camilli, A. De Laurenzi, E. Setari, catalogo della mostra, Roma, Complesso monumentale di San Michele a Ripa, Milano 2006; Terre di mare. L’archeologia dei paesaggi costieri e le variazioni climatiche, Atti del Convegno internazionale di studi, Trieste 2007, a cura di R. Auriemma, S. Karinja, Trieste2008; Pfahlbauten/Palafittes/Palafitte/Pile dwellings/Kolišča, a cura di P. Suter, H. Schlichtherle, Bern 2009; A. Frigerio, L’entrata in vigore in Italia della Convenzione UNESCO 2001 sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, «Aedon», 2010, 2 (http://www.aedon.mulino.it/archivio/2010/2/frigerio.htm); T. Gambin, M. Ritondale, A. Zarattini, I cinque relitti di Ventotene, in Lazio e Sabina, Atti del Convegno. Sesto incontro di studi sul Lazio e la Sabina, Roma 2009, a cura di G. Ghini, Roma 2010, pp. 337-40; S. Tusa, Archeologia e storia nei mari di Sicilia, Udine 2010; C. Beltrame, Archeologia marittima del Mediterraneo, Roma 2012; L’abitato protostorico di Poggiomarino. Località Longola. Campagne di scavo 2000-2004, a cura di C. Cicirelli, C. Albore Livadie, Roma 2012; Wetland archaeology and beyond. Theory and practice, ed. F. Menotti, Oxford 2012; A. Caiti, B. Allotta, C. Colombo et al., Progetto Thesaurus, in Conoscenza e tutela del patrimonio sommerso, Atti del Convegno, Pisa 2012, a cura di L. Botarelli, D.La Monica, Roma 2013; A. Zarattini, C. Mencarelli, S.L. Trigona, Strutture portuali e approdi sull’Isola di Ventotene (Latina), in Lazio e Sabina, Atti del Convegno. Nono incontro di studi sul Lazio e la Sabina, Roma 2012, a cura di G. Ghini, Z. Mari, Roma 2013, pp. 401-16; Guida all’archeologia delle coste livornesi, a cura di M. Pasquinucci, Firenze 2013; The Oxford hand book of wetland archaeology, ed. F. Menotti, A. O’Sullivan, Oxford 2013; M. Capulli, Waterlands. The eco-historical landscape of the Stella river, «Skyllis», 2014, 14, pp. 20-25; M. Capulli, F. Castro,Navi cucite di epoca romana. Il caso del relitto Stella 1, «Navis», 2014, 5, pp. 31-45; Navis 5. Archeologia, storia, etnologia navale, Atti del II Convegno nazionale, Cesenatico 2012, a cura di A. Asta, G. Caniato, D. Gnola et al., Padova 2014; Il relitto del Polluce. Naufragio a Capoliveri, a cura di G. Cariulo, Figline Valdarno 2014; Torcello scavata. Patrimonio condiviso, 1° vol., Gli scavi 1995-2012, a cura di L. Fozzati; 2° vol., Lo scavo 2012-2013, a cura di D. Calaon, E. Zendri, G. Biscontin, Venezia 2014; Atti del III Convegno di archeologia subacquea, Manfredonia 2007, a cura di D. Leone, M. Turchiano, G. Volpe, Bari 2015.
www.archeomar.it; www.arrowsproject.eu; www. istiaen.eu; www.itaca-fp7.eu; www.museonavipisa.it; www.regione.sicilia.it/beniculturali/archeologiasottomarina/; www.thesaurus.isti.cnr.it.