archeologia
Disciplina che mira alla ricostruzione delle civiltà antiche attraverso lo scavo e lo studio delle testimonianze di cultura materiale, della documentazione monumentale, dei prodotti artistici e delle iscrizioni. Si determina usualmente secondo l’ambito geografico e storico che è oggetto di studio: a. preistorica, orientale, biblica (studio della civiltà del popolo ebraico, ai tempi dell’Antico e del Nuovo Testamento), classica, cristiana, medievale, egiziana, precolombiana (America).
Studio della documentazione monumentale delle civiltà classiche (soprattutto greca e romana, ma anche italica, etrusca ecc.), condotto attraverso lo scavo sistematico e l’indagine sia antiquaria sia storico-artistica dei reperti. L’a. classica trae origine dall’interesse umanistico per la riscoperta delle antichità, ma solo nel 18° sec. si affermarono esigenze scientifiche di maggiore oggettività e si diede avvio a grandi scavi in Italia: sul Palatino (1720-27), a Villa Adriana (1724-42), a Ercolano (1738-65) e Pompei (1748). Sin dalla fine del 17° sec. apparvero accademie dedicate allo studio dell’antichità. Il Settecento portò anche la prima storia dell’arte greco-romana con la Geschichte der Kunst des Altertums (1764) di J.J. Winckelmann, che ebbe grande influenza nello sviluppo dell’a. classica. Nel 19° sec. si costituirono o si ampliarono i musei di Napoli, Roma, Londra (dove arrivarono i marmi del Partenone da Atene) e Parigi. In Italia ripresero gli scavi etruschi, mentre Roma divenne il centro dell’a. intorno all’Istituto di corrispondenza archeologica, fondato nel 1828. Un grande sviluppo ebbero gli studi archeologici nell’ultimo trentennio dell’Ottocento. In quegli anni H. Schliemann scopriva – attraverso gli scavi di Hissarlik (1871 segg.), di Micene (1874) e di Tirinto (1884) – la cultura pre-ellenica o cretese-micenea, come sarà definita dopo gli scavi condotti a Cnosso (dal 1900) e a Festo (dal 1901), nell’isola di Creta. Il perfezionamento dei mezzi d’indagine segnò un crescente progresso nell’a. del 20° secolo. Molte missioni straniere esplorarono località in Oriente e in Egitto e non meno attiva fu l’opera di scavo in Italia (Roma, Pompei, Ercolano, Sicilia, Magna Grecia, Etruria). Nei tempi più recenti, oggetto dell’a. classica non è più soltanto la storia dell’arte antica. Si tende infatti a ricostruire ogni possibile aspetto del mondo classico, aprendosi allo studio dell’ordinario, della vita materiale, anche nei suoi aspetti politici e sociali, per es. le forme di controllo del potere, il rapporto tra il singolo e il gruppo, il rapporto uomo-donna, la condizione della donna nelle società antiche (gender archaeology).
Con tale espressione si intende la raccolta di informazioni mediante il recupero sistematico di testimonianze materiali della cultura successiva all’epoca classica attraverso gli scavi, che consentono di studiare nella tipologia e nell’evoluzione sia strutture sia manufatti. L’applicazione del metodo archeologico allo studio delle culture postclassiche è relativamente recente e non universalmente diffuso. Nei Paesi dell’Est europeo, la ricerca si è avviata con un certo anticipo sulla maggior parte dei Paesi occidentali. La tradizione degli scavi medievali ha nell’ex Unione Sovietica origini addirittura remote (scavi a Kiev dalla prima metà del 19° sec.; all’inizio del 20° risale l’interesse per le civiltà dell’Asia centrale) e di lungo corso è l’esperienza della Gran Bretagna. In Italia l’a. medievale è disciplina introdotta più di recente, ma conosce ormai un grande sviluppo.
Disciplina che indaga sull’incidenza dell’industrializzazione nella società moderna in ogni suo aspetto, con ricerche basate principalmente sulle tracce materiali relative alle trasformazioni dello spazio del lavoro (dal laboratorio alle grandi infrastrutture industriali). L’interesse per questi temi è radicato da decenni in Gran Bretagna, mentre la Società italiana per l’archeologia industriale si è costituita solo nel 1977, ma negli ultimi anni del 20° sec. anche in Italia il dibattito intorno ai metodi e alle competenze dell’a. industriale si è fatto più serrato. In crescita è l’interesse di istituzioni, enti locali e anche privati a favore del censimento del patrimonio, al fine di costituire una rete di luoghi, di manufatti, di raccolte e di archivi che documentino il processo di industrializzazione del Paese. Fra le iniziative di maggiore rilievo va ricordato l’allestimento a Bologna del Museo del patrimonio industriale nella Fornace Galotti (2000).
Tutte le branche dell’a. sono state coinvolte da un serrato dibattito, che ha toccato metodi, interpretazioni e oggetti di studio. L’a. ha allargato i suoi interessi, indirizzandosi anche all’indagine sui valori simbolici, sui sistemi culturali, fino a formulare ipotesi sulla percezione dello spazio e sulle mappe mentali degli individui che hanno prodotto i reperti rinvenuti (a. cognitiva). Di qui anche il grande interesse dell’a. per il territorio e per il paesaggio, interesse che l’avvicina alla geografia. L’a. studia l’ambiente del passato servendosi della bioarcheologia, della geoarcheologia e degli studi paleoclimatici (a. ambientale). La tendenza più evidente è la ricerca interdisciplinare che, basata sull’apporto di ogni singolo sapere, tenta di rispondere alla domanda storica sull’identità dell’uomo. Assume grande rilevanza l’analisi del contesto: non più solo il singolo reperto o l’opera d’arte, ma la sua funzione; non più una singola epoca privilegiata, ma tutto il passato, mirando alla conoscenza globale del vissuto. Allo studio del contesto ogni specialista partecipa con le proprie competenze; funzione dell’archeologo è anche il loro coordinamento.
Si veda anche Nuove tendenze nell’archeologia