ARCHERMO ("Αρχερμος; Archermus)
Figlio di Micciade, scultore di Chio: visse intorno alla metà del sec. VI a. C. e appartenne a famiglia d'artisti: famosi anche furono i suoi figli (v. bupalo e atenide).
Opere di lui, secondo Plinio (Nat. hist., XXXVI, 11), esistevano a Lesbo e a Delo. Una tradizione raccolta da studiosi di Pergamo nel periodo ellenistico e conservataci da un commentatore greco di Aristofane, gli attribuisce l'invenzione del tipo alato per la dea della Vittoria (v. vittoria). Gli scavi di Delo hanno messo in luce un'iscrizione frammentaria originale che parla deqli accorgimenti di A. (Loewy, Inschr. Griech. Bildh., 1): si volle metterla in rapporto con una statua mutila di Nike, trovata nei medesimi scavi, la quale ben può datarsi negli anni del maestro. Ormai è accertato che la base scritta non conviene alla statua: la traccia della figura è quella d'un corpo di felino accoccolato, quale avrebbe una Sfinge, mentre per la Nike, già creduta di A., si discute oramai se possa attribuirsi alla scuola di Chio o non piuttosto alla produzione del Peloponneso. Una seconda iscrizione dell'artista fu trovata all'Acropoli, sopra un fusto di colonna scanalata che doveva sostenere una statua votiva (Corpus Inscriptionum Atticarum, IV, suppl., p. 181): sembra più recente dell'epigrafe di Delo.
Bibl.: W. Amelung, in Thieme-Becker, Künstlerlexikon, II, Lipsia 1908, p. 68; E. Langlotz, Frühgriechische Bildhauerschulen, Norimberga 1927.