ARCHESTRATO ('Αρχέστρατος, Archestrătus) di Gela
È il primo, per quanto sappiamo, che abbia fatto dell'arte gastronomica argomento di versi, in un poema intitolato ‛Ηδυπάϑεια i cui Ateneo ci ha conservato, ripetutamente citandolo, numerosi frammenti. Da varie notizie conservateci dallo stesso Ateneo, Archestrato ci appare contemporaneo di uomini che vissero nella prima o nella seconda metà del sec. IV a. C. (Dionisio di Sinope, poeta comico, Diodoro di Aspendo, filosofo pitagoreo, Epicuro), e poiché sembra derivare alcune nozioni di storia naturale da Aristotele, che solo nel 335 cominciò a insegnare nell'Accademia, si suol porre la composizione del poema verso il 330.
Il poema è in esametri, l'intonazione epica; molti dei versi superstiti sono foggiati su noti versi omerici, e omerici ne sono, per quanto lo consente il contenuto, il linguaggio e le forme. Alcune espressioni derivano anche da Esiodo, da Teognide, da. Eschilo. I frammenti sono variamente disposti secondo gli editori, mancando un criterio sicuro per giudicare della loro successione nel poema. Dopo avere esordito dicendo che ha percorso tutta la terra e tutti i mari per conoscere quali siano i migliori bocconi e i migliori vini, tratta della farina, del pane, dei pesci, della selvaggina, del vino; dei pesci soprattutto indicandone le qualità migliori, i luoghi da cui provengono le specie più fini, la stagione in cui vanno presi. Per le delizie della mensa ha un vero trasporto, né si perita a consigliar d'affrontare anche la morte o di ricorrere al furto, se non vi è altro modo d'avere i cibi che decanta (fr. 21 Brandt) o di pagarli a peso d'oro, minacciando, in caso contrario, la vendetta dell'ira divina (fr. 15 B.).
Versione o rifacimento della ‛Ηδυπάϑεια era l'Hedyphagetica di Ennio; appart-ene allo stesso genere e rielabora la stessa materia la Sat. II, 4 di Orazio.
Edizioni: La migliore edizione è di P. Brandt, Corpusculum poesis epicae ludibundae, Lipsia 1888, fasc. 1° pp. 140-170. Antiquata, ma utile per la traduzione latina che l'accompagna, l'ediz. del Bussemaker, in Poetae bucolici et didactici della collezione Firmin Didot, Parigi 1862.