ARCHIBUGIERE (fr. e ingl. arquebusier; sp. arcabucero; ted. Büchsenschütze)
Soldato armato di archibugio o archibuso; poteva essere a piedi o a cavallo.
Come la storia dell'archibugio primitivo si confonde con quella dello schioppo, così pure si confonde la storia degli armati dell'uno e dell'altro. Gli spagnoli alla battaglia della Bicocca (29 aprile 1522) avevano archibugieri a piedi, schierati sopra tre righe ed istruiti in modo che, appena sparato, la prima riga s'inginocchiava per caricare mentre sparava la seconda; e così faceva questa dopo sparato per lasciare azione alla terza; allora la prima si alzava per rinnovare il fuoco. Fu tale la tempesta di fuoco che ne provenne, che gli Svizzeri del Lautrec dovettero ritirarsi con gravissime perdite.
Secondo Paolo Giovio (Elegia, I, 4, p. 290) ed altri autori contemporanei, archibugieri a cavallo sarebbero stati istituiti da Camillo Vitelli sul finire del sec. XV e avrebbero fatto la prima prova in uno scontro conTedeschi nel 1496 presso Lucera. Il Ricotti (Storia delle compagnie di ventura) scrive: "La quale milizia (degli archibugieri a cavallo) se per la molta lunghezza ed il gran peso delle armi declinò quasi subito, servì nondimeno di onorato esempio ad altre consimili istituzioni". Tuttavia non sembra che essi scomparissero subitamente, poiché archibugieri o schioppettieri a cavallo sono indicati dal Bembo (Hist., I, 4, f. 51) come mandati dal senato veneto alla guerra di Pisa nel 1497; nel 1502 fra i cavalleggeri del duca Valentino ve ne erano alcuni armati di archibugio; più tardi questa milizia fu rinnovata da Giovanni dei Medici e poscia condotta in Francia da Pietro Strozzi, che se ne servì negli anni 1536 e 1540. Questi archibugieri ebbero il nome speciale di "dragoni" e poscia quello di "raitri" (conservato anche modernamente nel francese rêtre) dal tedesco Reiter, "cavaliere". All'origine della loro istituzione combattevano a piedi e salivano a cavallo per eseguire rapidi spostamenti; poi si stabilì che combattessero ugualmente a piedi e a cavallo. Erano impiegati nelle piccole fazioni. In battaglia si ponevano talvolta in mezzo alla fanteria per fiancheggiare i battaglioni col loro fuoco.
Gli archibugieri a cavallo del sec. XVI erano armati di picca e di archibuso; avevano il petto forte o busto corto, goletta e schiena leggiera, mognoni fino al gomito del manopolone sinistro, la mano destra scoperta per il maneggio dell'archibuso. Per la difesa del capo avevano la borgognotta, o casco leggiero, o morione, il quale nell'occasione di mostre veniva ornato di piume.
I Francesi attribuirono l'invenzione degli archibugieri a cavallo (dragoni) al maresciallo di Brissac, verso il 1550; i Tedeschi, a Maurizio di Nassau. Nel 1638 furono ordinati archibugieri a cavallo anche in Piemonte sotto il comando del colonnello Piossasco.
Gli archibugieri si confusero talvolta dagli scrittori coi moschettieri; ma per l'arma che usavano, i primi potevano essere soldati meno robusti dei secondi (v. moschettiere).
Archibugieri-guardie, archibugieri della porta, ecc. - Emanuele Filiberto ebbe per sua guardia nel 1560, insieme con una compagnia di arcieri, una di archibugieri a cavallo, che divenne nel 1566 compagnia di archibugieri a piedi e a cavallo; nel 1685 si divisero in archibugieri a cavallo di S. A. R. e compagnia guardia della porta; finalmente nel 1722 fu costituita la compagnia archibugieri guardia della porta, che fu raddoppiata nel 1737, e le due compagnie durarono fino al 1798. Nel 1814 il re di Piemonte ricostituì una compagnia di archibugieri guardia della porta, che nel 1831 presero nome di guardie del R. Palazzo.