ARCHITETTURA IN LEGNO
In Europa, come in tutte le regioni ricche di boschi, il legno fu il primo materiale da costruzione a essere usato. Le più antiche case in legno conosciute sono realizzate con coppie di pali infissi nel terreno, su cui poggiano travi orizzontali che sostengono il vero e proprio tetto, di paglia o altro materiale. Indipendente dalla struttura dell'edificio, quest'ultimo può arrivare fino a terra o essere sollevato dal suolo tramite paletti posti ai lati dei pali maggiori (Jemgum, presso Emden in Germania, sec. 6°-7°). Tale struttura si ritrova ampiamente in periodo medievale (Wilhemshaven, Schleswig-Holstein, case 'a sala' dei secc. 8°-10°; Sage, 1965) e da essa sembrano derivare i numerosi sistemi di costruzione lignea che prevedono un'armatura interna. Si distingue da questi il Blockbau (norvegese lafteverk; svedese knuttimring), che ha probabilmente avuto origine nell'area alpina e si è in seguito diffuso nelle regioni orientali dell'Europa e nella Scandinavia. Esso, con le sue pareti 'a strati', costituite cioè da tronchi disposti orizzontalmente, mostra una maggiore affinità con le costruzioni in pietra (Sage, 1973). È possibile classificare l'a. lignea in base all'armatura interna di sostegno (cruck ed edifici a pali) o in base alle pareti, che possono avere a loro volta funzione portante ed essere 'a graticcio' (ted. Fachwerk; franc. pan de bois o colombage; ingl. half timber work; norvegese bindingsverk; svedese korsvirke) - tecnica in cui il legno costituisce l'intelaiatura della parete, variamente riempita, talvolta anche con mattoni o con tavole (Ständerbohlenbau) - oppure a tronchi o assi verticali (ingl. stave; ted. Stab), tenuti insieme da travi orizzontali.
Fino a tutto l'Alto Medioevo non si ebbe in Europa una distinzione geografica netta nella diffusione dei vari tipi di a. in legno, né dal punto di vista dei sistemi di armatura interna, né nei confronti delle metodologie di costruzione della parete. In seguito, tuttavia, il graticcio divenne tipico dell'Europa centrale e dell'Inghilterra, regioni nelle quali, rispetto alla Scandinavia, maggiore era stato il disboscamento e che non erano comunque particolarmente ricche di boschi di conifere, il cui legname si presta meglio allo Stabbau. Un altro fattore da prendere in considerazione è lo sviluppo di tale sistema costruttivo in regioni che avevano subìto la dominazione romana, in quanto pareti a intelaiatura si riscontrano anche in edifici di epoche 'alte', per es. a Ercolano (Maiuri, 1960) o in Gallia, dove talvolta il graticcio appare però sostituito da mattoni (de Chazelles, Fiches, Poupet, 1985; Desbat, 1985).Fino al periodo carolingio la pietra fu scarsamente utilizzata nell'Europa centrosettentrionale con l'eccezione dell'a. militare, per es. nella motte, una fortezza in terra, spesso con torri lignee, in uso fino al sec. 12° (Pesez, 1985). Ciò vale anche nel caso di edifici importanti, che non avevano, almeno programmaticamente, carattere di provvisorietà, quali la 'grande sala' di Tara (Omšk, U.R.S.S.) e la chiesa di Lindisfarne, costruita in "opus Scottorum de robore secto" (Beda il Venerabile, Hist. eccl., 4, 25; PL, XCV, col. 158), la vetusta ecclesia di Glastonbury, distrutta nel 1815 (Webb, 1956), le halls dell'Inghilterra anglosassone e alcune chiese oggetto di scavi in area tedesca, quali quella di Passau, anteriore al 482, o il St. Arbogast di Strasburgo, anteriore al sec. 10° (Fehring, 1968). L'uso della pietra nell'a. ecclesiastica si diffuse soprattutto a partire dal periodo carolingio ed è possibile che in precedenza l'a. lignea avesse già sviluppato tipologie sue proprie in seguito trasmesse all'a. in pietra. Potrebbe essere il caso del coro a terminazione rettilinea - che meglio dell'abside semicircolare si prestava alla realizzazione in legno - presente in chiese lignee indagate archeologicamente nella Germania meridionale (chiesa di Pier presso Duren e di Brenz presso Heidenheim) e ripreso nelle ricostruzioni in pietra di tali edifici; è possibile che l'adozione di tale tipologia in edifici in pietra sia stata determinata dalla sua diffusione nell'a. lignea. Si spinge ancora oltre l'ipotesi secondo la quale le suddivisioni operate dalle strutture a pali sarebbero alla base di una delle più significative caratteristiche dell'a. medievale, cioè l'articolazione in campate (Strzygowski, 1924; Horn, 1958). In ogni caso i rapporti tra a. lignea e a. in pietra appaiono piuttosto stretti e l'utilizzo del legno come materiale da costruzione nell'a. in muratura fu sempre notevole sia nelle armature sia in parti a vista degli edifici.Per ciò che riguarda le Isole Britanniche, le tipologie costruttive del periodo anglosassone, note esclusivamente attraverso le scoperte archeologiche o le fonti, sono varie. Gli scavi della hall di Yeavering (sec. 7°) e della New Hall di Cheddar (sec. 10°) mostrano una costruzione della parete a staves, secondo la tecnica testimoniata dalla più antica struttura lignea pervenuta in Inghilterra, inglobata nella chiesa di Greenstead nell'Essex (1015 ca.): si tratta di una parete a tronchi verticali, in origine infissi nel terreno e in seguito su una base in mattoni (Smith, 1969). La parete a staves non è stata tuttavia quasi mai utilizzata nell'a. lignea di epoca successiva, che ha preferito quella a graticcio (half timber work), utilizzata anch'essa dal periodo anglosassone (scavi della casa a forma di barca a Thetford; Wood, 1965, p. 212). Testimonianza indiretta della diffusione dello half timber work viene considerata la decorazione geometrica della torre di Earls Barton, del sec. 10°, che riprende motivi a losanga della parete a graticcio (Webb, 1956, p. 22). L'organizzazione dei castelli dei sovrani anglosassoni è testimoniata dal palazzo dei re della Northumbria scavato a Yeavering, con parti dei secc. 6°-7°, costituito da un insieme di edifici che ruotavano intorno alla great hall (Wood, 1965, pp. 208-209). La tipologia si trasmise alle più tarde manor houses, delle quali rimangono talvolta, isolate, le great halls; a pianta rettangolare, esse possono presentare un atrio a ciascuna estremità, come negli esempi trecenteschi a Hafod presso Rhiwlas, nel Galles, o a Baguley Hall, nel Cheshire; quest'ultimo, con una parete a staves incurvate, ricorda le case vichinghe a forma di barca (Trellborg, Danimarca, sec. 10°). Per ciò che riguarda l'armatura interna, le halls inglesi seguivano due varianti fondamentali: il box frame, che sembra derivare dalla primitiva tecnica a pali legati da una trave, comune nell'Inghilterra orientale (Smith, 1969, p. 74 ss.), e il cruck, diffuso ovunque in Inghilterra e Galles, che si ritrova anche nel continente prima del Mille (scavi di Elisenhof; Sage, 1965), probabilmente importato dai Sassoni tra i secc. 4° e 5° (Branigan, 1968). Il cruck, nella sua forma più elementare, caratterizzata da coppie di sostegni curvi inglobati nella parete e uniti alle estremità, non necessita dei pali interni. Non è possibile tuttavia operare distinzioni nette tra i due sistemi di costruzione: si ritrovano infatti anche crucks con pali interni e conseguente suddivisione dello spazio in 'navate', oppure il base cruck, struttura in cui ai sostegni curvi si sovrappone una trave orizzontale, al di sopra della quale si sviluppa il tetto che assume le più svariate forme, poi applicate anche alle coperture dell'a. in pietra.Quest'ultima non poté sostituire, almeno nelle abitazioni, l'a. lignea (nel periodo anteriore alla Riforma i 3/4 delle case del Galles e i 9/10 di quelle inglesi erano in legno; Smith, 1975) ma veniva associata a essa: erano infatti realizzate in pietra le basi degli edifici e nelle costruzioni con pareti in muratura l'armatura rimaneva preferibilmente lignea. Lo half timber work inglese, di cui si hanno esempi tardomedievali a York e a Salisbury (sec. 14°) e che rimase in uso in Gran Bretagna fino a epoca moderna, è caratterizzato da un'intelaiatura lignea a rettangoli verticali piuttosto stretti, sistema che richiedeva rispetto al Fachwerk tedesco una maggiore quantità di legname. Anche nel resto dell'Europa la costruzione a graticcio risulta essere stata la più diffusa per tutto il Medioevo.
In Francia, dove il legno, a esclusione della fascia mediterranea, era ampiamente utilizzato nell'edilizia civile, gli esempi più antichi di colombage non risalgono oltre il sec. 14° (Rouen, rue du Gros Horloge, nrr. 85, 133). Le case a un unico piano dovevano inizialmente avere una parete costituita da un'intelaiatura di assi sistemate verticalmente a una certa distanza l'una dall'altra tra le quali veniva posta terra battuta. Si ebbe un colombage vero e proprio - con il telaio in legno riempito da un graticcio ricoperto in terra battuta - soltanto con le costruzioni a più piani, nelle quali con il tempo la tecnica si perfezionò sempre di più per permettere l'apertura del maggior numero possibile di finestre e la suddivisione degli spazi interni. Nelle città la necessità di sfruttare al meglio il poco spazio a disposizione portò già nel sec. 14° alla creazione degli sporti, sorta di balconi chiusi (sostenuti da travi o travetti che sporgevano dal piano o da pigeatres, mensole triangolari congiunte ai pali verticali) che permettevano di aumentare progressivamente a ogni piano lo spazio abitabile. Come conseguenza le strade venivano a mancare di luce, sicché già alla fine del sec. 15° si ebbero i primi tentativi di limitare l'uso degli sporti. Nella Champagne meridionale il legno è stato talvolta usato anche nell'a. ecclesiastica, generalmente in edifici modesti, con pareti a colombage, ma non legati, all'interno, a una tipologia particolare. Tra questi il più antico sembra essere la chiesa di Saint-Jacques-et-Saint-Philippe a Lentilles, non anteriore al 16° secolo. Più interessante è invece la chiesa a pali di Sainte-Catherine a Honfleur (dip. Seine-Maritime). L'edificio, che nella struttura non differisce da quelli adibiti a uso agricolo (Parçay-Meslay, dip. Indre-et-Loire, grangia del 1211-1227; Arpajon, dip. Seine-et-Oise, mercato coperto del sec. 15°; Harmondsworth, Middlesex, granaio del sec. 13°; Horn, 1958), mostra tuttavia nell'esecuzione, specialmente nel soffitto a carena rovesciata, di non avere carattere provvisorio. Costruita nel sec. 15° a tre navate, fu poi trasformata, nel corso dello stesso secolo, in edificio a due navate. Nella sua struttura primitiva Sainte-Catherine non doveva differire molto dalla chiesa di Paaslo in Olanda (l'edificio attuale è una copia di quello del sec. 15°) e da chiese con struttura lignea nel Cheshire in Inghilterra. L'analogia che tutti questi edifici presentano con le chiese scandinave 'a pali' non deve tuttavia far pensare a una 'importazione'; gli scavi hanno attestato una struttura simile per la cattedrale di Maastricht (sec. 5°-6°) e per le chiese precarolinge di Worms e di St. Alban a Magonza.In Germania gli esempi conservati, anche se solo parzialmente, di costruzioni in legno non sono anteriori al sec. 13°; si tratta di un gruppo di edifici situati in varie regioni, datati per mezzo della dendrocronologia, il più antico dei quali sembra essere il Fachwerk di Esslingen, Webergasse, nr. 8, nel Baden-Württemberg. L'uso del legno come materiale da costruzione è tuttavia testimoniato dagli scavi che documentano, per l'epoca altomedievale, la conoscenza di numerose tecniche: lo Stabbau, anche con basi di pietra (Ständerbau), così come la parete a graticcio, si ritrovano tra il sec. 9° e il 10° nello Stellerburg (Dithmarschen) e a Haithabu nello Schleswig-Holstein (Sage, 1965; Chapelot, Fossier, 1975). Allo stesso modo erano conosciute le varie tecniche di realizzazione dell'armatura interna: edifici a pali e cruck.Tra le varie tecniche finì tuttavia per prevalere il Fachwerk, caratterizzato da struttura interna a pali e soprattutto da pareti a graticcio; per tutto il Medioevo e in epoca moderna esso continuò a costituire la tecnica consueta dell'a. civile tedesca, comune nelle regioni occidentali e diffusa in seguito anche in quelle orientali, legate, come il mondo slavo, al Blockbau.
Il progresso tecnico più importante avvenuto nel Fachwerk in periodo medievale consiste nell'uso sistematico delle basi in muratura, che davano agli edifici maggiore solidità; dal Tardo Medioevo cominciò inoltre a operarsi una differenziazione fondamentale nell'armatura: dal tradizionale Firstsäulen-Ständerbau si passò, almeno dalla prima metà del sec. 15°, allo Stockwerkbau. Nel primo sistema di costruzione i pali verticali da terra arrivavano fino alla sommità del tetto e travi orizzontali erano congiunte a essi senza interromperli, mentre il secondo prevedeva la realizzazione indipendente dei singoli piani. Quest'ultima tecnica aveva il vantaggio di permettere l'utilizzazione di tronchi più corti e dava inoltre la possibilità di aumentare l'altezza degli edifici (Pesez, 1985).Anche nei Paesi Bassi il legno ebbe un'importanza fondamentale, non soltanto nelle abitazioni, ma anche in edifici di tipo industriale, quali i mulini a vento, che si diffusero a partire dal 1300. In queste regioni la preferenza data al legno è dovuta non soltanto alla scarsità della pietra ma anche al tipo di terreno: la leggerezza del materiale e l'elasticità delle armature con esso realizzate impedivano che le conseguenze dei cedimenti a cui il suolo era soggetto fossero gravi. In area mediterranea, nonostante la tradizione della carpenteria fosse stata sempre molto viva, l'uso del legno negli edifici sembra essere stato, nel corso del Medioevo, generalmente limitato alle coperture, a parte il caso a sé costituito dalla costruzione di ponti. In essa, l'impiego del legno appare prevalente, secondo una tradizione che risale del resto a epoca romana (da ricordare il ponte permanente di Apollodoro di Damasco, costruito sul Danubio, di cui rimane una rappresentazione sulla colonna Traiana). A Bassano l'esistenza di un ponte di legno coperto da una loggia continua è testimoniata dal 1209; ricostruito più volte, un'idea del suo aspetto originario è forse ricavabile dalle forme del ponte coperto di Lucerna, del 16° secolo.
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M. E. Savi
Paesi Nordici. - Nella Scandinavia l'a. in legno, già in uso in epoca precristiana, rimase anche nel corso del Medioevo predominante nell'edilizia civile. Nel periodo dell'evangelizzazione (secc. 9°-10°) vennero peraltro realizzati in legno anche edifici religiosi, in seguito per lo più sostituiti da fabbriche in pietra.Uno dei più semplici sistemi di costruzione in legno, quello 'a palizzate', consiste in pareti di assi o di tronchi spaccati, preferibilmente di quercia, conficcati nel terreno uno accanto all'altro. In Danimarca e nella Svezia meridionale si conoscono costruzioni di questo tipo di età medievale, tra cui anche alcune chiese dell'11° secolo.Presto si svilupparono vari tipi di struttura della parete: 'a graticcio' (norvegese bindingsverk; svedese korsvirke); mista, con elementi verticali e orizzontali (norvegese skiftesverk; danese bulhus); 'a doghe' verticali (norvegese stavverk).Elemento comune ai tre tipi di struttura è il telaio delle pareti, costituito di tronchi. Le pareti non portanti sono normalmente in materiale più leggero, per es. giunchi intrecciati e ricoperti di argilla oppure mattoni o tavole di legno; i pali sono conficcati direttamente nel terreno oppure in una trave di soglia. Nel corso del Medioevo i primi due tipi, generalmente realizzati in legno di quercia, ebbero in Danimarca e nella Svezia meridionale una certa diffusione nell'a. civile. Lo stavverk ebbe un certo impiego nelle costruzioni civili in legno leggero ma, grazie all'uso di tronchi di conifere, fu soprattutto usato nell'a. ecclesiastica della Scandinavia settentrionale.In queste zone si diffusero anche abitazioni le cui pareti sono costruite con tronchi di pino o di abete, accatastati regolarmente in senso orizzontale. Tale tecnica (norvegese lafteverk; svedese knuttimring) trovò applicazione anche nell'a. ecclesiastica svedese del Tardo Medioevo.
H. ChristieIn
Norvegia e in Svezia ebbe grande rilevanza un procedimento costruttivo basato sull'uso di tronchi collocati orizzontalmente e uniti tra loro agli angoli dell'edificio da un incastro a coda di rondine, di complesso disegno. Le pareti che ne derivavano erano autoportanti e ogni tronco era provvisto, sul lato inferiore, di un solco destinato alla collocazione del materiale isolante. Il tipo di edificio così realizzato (norvegese laftehus; svedese knuttimmerhus) deve il proprio nome alla tecnica usata. Non è noto quando questo sistema costruttivo abbia cominciato a diffondersi in Scandinavia: era largamente impiegato nei secc. 9° e 10° e già prima del sec. 11° aveva comunque raggiunto un certo grado di perfezione, anche se subì ancora in seguito varie trasformazioni nel corso del Medioevo.Tale procedimento costruttivo richiedeva un particolare rinforzo delle pareti (sverd o beitski) al fine di meglio fissare i tronchi in prossimità delle porte.
In quanto ai tronchi, essi dovevano essere lunghi e dritti, di pino o di abete; tale tecnica quindi era particolarmente adatta a quelle regioni della Scandinavia in cui abbondavano foreste di conifere. Ciò che, insieme all'adozione dell'incastro a coda di rondine, contribuì alla diffusione di questo tipo di architettura, fu il fatto che la popolazione poteva liberamente servirsi del legname dei boschi, di proprietà comune.Il passaggio dalle 'case lunghe' (langhusa), costruite in torba, pietra e legno, alle case di tronchi comportò non soltanto l'introduzione di nuove tecniche, ma anche grandi trasformazioni nella tipologia degli edifici. Le langhusa tradizionali riunivano varie funzioni sotto un unico lungo tetto, spesso sorretto da tronchi verticali, mentre le prime abitazioni realizzate con tronchi orizzontali erano piccole, con il tetto appoggiato direttamente sulle pareti. Inoltre ogni edificio assolveva a una sua funzione specifica; secondo le antiche leggi norvegesi, ogni unità abitativa doveva infatti comprendere almeno tre diversi tipi di edifici: una casa d'abitazione (stove), una casa con focolare (eldhus) e una casa deposito (bur), oltre alle necessarie stalle e locali annessi. La stove era utilizzata per dormire, per mangiare, per gli usuali lavori domestici; la costruzione di una nuova stove determinava la trasformazione della precedente in eldhus, un edificio adibito alla preparazione della birra e delle carni macellate, ove si cuoceva il pane e si riscaldava l'acqua occorrente per il pastone e il foraggio per il bestiame; in occasione di grandi feste vi si cucinava. Il bur era il deposito dove si conservavano cibi, vestiario e preziosi. Stove e bur erano quindi gli edifici più importanti nei quali si espressero maggiormente sul piano architettonico le notevoli potenzialità di questa tecnica costruttiva.Queste tipologie edilizie subirono, nel tempo, modifiche a seconda delle regioni e dell'epoca: nella stove, per es., l'ambiente unico fu sostituito da più vani e anche il focolare venne perfezionato, mentre per il bur continuò a essere preferita la soluzione ad ambiente unico.Il primo edificio a due livelli fu il loft, il cui piano superiore era adibito a camera da letto, luogo di rappresentanza dove alloggiavano gli ospiti. Inizialmente anche il loft comprendeva un unico ambiente su ciascun piano; già in epoche remote esistevano però varianti con due o più locali su ogni livello. Un elemento ricorrente in entrambe le tipologie era una galleria al piano superiore che spesso correva tutt'intorno all'edificio; la parete esterna di questa galleria era costituita da un telaio di sostegno ricoperto da tavole sottili, mentre le aperture che consentivano l'illuminazione dell'interno richiamavano per taluni aspetti le corrispondenti forme dell'a. in pietra.I fienili avevano al centro uno spazio per la trebbiatura e ai due lati depositi per cereali e per il foraggio. Gli elementi portanti del tetto erano comuni ai vari tipi di edifici: semplici travi o capriate (oppure una combinazione dei due sistemi) ricoperte di corteccia di betulla e di terra o di legno.Nel Medioevo l'attività edilizia conobbe in Scandinavia tre fasi: la prima, fino all'epidemia di peste del 1350; la seconda, caratterizzata da una stasi edilizia, fino alla metà del Quattrocento; infine, la fase tardomedievale, dalla metà del sec. 15° alla Riforma (metà del sec. 16°), caratterizzata da notevoli cambiamenti nelle tecniche e nelle tipologie precedentemente in uso.Al primo periodo sono riferibili otto stover, di cui una in Svezia, cinque o sei bura un solo piano e ca. ottanta loft norvegesi. Del terzo periodo si conserva un numero cospicuo di bure, in Svezia e in Norvegia, di loft, tutti rimaneggiati, anche se in misura minore delle stover, di cui rimangono tre o quattro esempi. Sono pervenuti inoltre un fienile in Norvegia e quattordici in Svezia; la metà di essi sono anteriori al 1350.Oltre che nelle proporzioni architettoniche, l'intento artistico si esprimeva nell'esecuzione di angoli e mensole, nei profili degli elementi costruttivi, nell'articolazione delle aperture e, soprattutto, dei beitskier. Nell'ornamentazione delle porte coesistono elementi puramente funzionali e altri riccamente decorativi, questi ultimi spesso intagliati con motivi zoomorfi e fitomorfi, ereditati dall'a. in pietra.
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A. Berg, P. Sjømar
Stavkirker. - Si indicano con questo termine edifici in legno, costruiti con la tecnica 'a doghe', cioè con tavole perpendicolari unite insieme a incastro e congiunte con tenoni nella parte inferiore alla trave di soglia e, nella parte superiore, a una trave orizzontale, mentre agli angoli sono collocati pali.La parete di un edificio a doghe presenta quindi una struttura di base solidamente connessa, consistente in una trave orizzontale inferiore, in una superiore e in due pali angolari; le travi inferiori costituiscono nel loro insieme una solida base sulla quale poggia l'intero edificio, mentre quelle superiori fungono da sostegno per il tetto.
In Norvegia, dove si conservano ventotto stavkirker, tale tecnica venne utilizzata tra i secc. 12° e 16° per tutti gli edifici religiosi, secondo varie tipologie; in Svezia, invece, questo sistema costruttivo, di cui rimane un solo esempio, fu adottato soltanto in una prima fase. Le stavkirker norvegesi, pur presentando tutte la tecnica sopra descritta, vennero costruite secondo varie tipologie.
Il tipo più comune è una costruzione semplice e relativamente piccola, con presbiterio di dimensioni minori rispetto alla navata; una variante semplificata è costituita da un lungo edificio con navata e presbiterio di uguale larghezza sotto un unico tetto a spioventi; in entrambi i casi il coro è separato dalla navata tramite una recinzione. Il tipo di stavkirker più complesso e di maggiori dimensioni presenta la navata centrale, il presbiterio - di ampiezza minore della nave - e l'abside sopraelevati rispetto alle navate laterali. Queste ultime non devono essere confuse con i passaggi coperti che circondano l'intera chiesa e che possono essere presenti in tutti i tipi di stavkirker. La parte centrale dell'edificio, sopraelevata, è delimitata da pilastri posti a m. 2 l'uno dall'altro e a m. 1 ca. dalla parete esterna.
Alcune stavkirker sono del tipo a unico sostegno centrale e, pur essendo in apparenza le più simili a quelle del tipo semplice con presbiterio di dimensioni minori della navata, presentano in realtà un sistema strutturale più complesso.Le più antiche stavkirker conservate in Norvegia risalgono probabilmente alla seconda metà del sec. 12°; durante i secoli successivi ne furono edificate praticamente in tutte le aree rurali. I ventotto esempi rimasti rappresentano solo una piccola parte dell'a. sacra in Norvegia nei primi secoli del cristianesimo.Da quando, nel secolo scorso, è sorto l'interesse per le stavkirker si è posto l'accento soprattutto sul problema della loro origine e del loro sviluppo. Attualmente il materiale a disposizione per lo studio di questa tipologia architettonica si è accresciuto grazie anzitutto a scavi che, condotti in alcuni edifici, hanno dimostrato che in molti casi le stavkirker si sovrapposero a chiese più antiche, erette, per lo più nel sec. 11°, con un sistema analogo alla tecnica 'a doghe' ma con pali infissi direttamente nel terreno. Questo gruppo di costruzioni religiose più antiche, individuate in Norvegia, messo in relazione con altre rinvenute nel corso di scavi nella maggior parte dei paesi a N delle Alpi, prova che in questa parte dell'Europa le chiese in legno con pareti infisse nel terreno erano tipiche dei primi tempi del cristianesimo; mentre, peraltro, in altri paesi si giunse in seguito a privilegiare l'edilizia religiosa in pietra, in Norvegia il legno rimase il materiale da costruzione più diffuso.
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H. Christie
Balcani. - L'introduzione nella penisola balcanica dell'a. in legno e in genere l'impiego di questo tipo di tecnica costruttiva negli edifici monumentali e civili altomedievali va messa in rapporto essenzialmente con l'insediamento degli Slavi nell'area sudorientale del continente, poiché questa era la loro tecnica tradizionale già nel territorio di origine. Il numero sostanzialmente modesto di monumenti in legno altomedievali e medievali pervenuti o documentati dalle fonti si deve tuttavia ricondurre non tanto alla deperibilità del materiale, esposto in misura molto maggiore della pietra e del laterizio ai pericoli di incendio, quanto piuttosto al fatto che gli Slavi adottarono rapidamente le tecniche edilizie in uso nelle regioni in cui si erano stanziati. Tuttavia, grazie agli scavi archeologici e alle fonti, sono stati individuati non pochi esempi testimonianti l'impiego dell'a. in legno in alcuni importanti edifici dell'Alto Medioevo nella penisola balcanica.In primo luogo è da menzionare il nucleo originario (m. 74x60) del palazzo reale della città bulgara di Pliska, eretto probabilmente alla fine del sec. 7° o agli inizi dell'8° e incediato nell'811, sotto l'imperatore Niceforo I, dall'esercito bizantino; gli scavi archeologici ne hanno riportato in luce le fondamenta (Škorpil, 1930; Stančev, 1960). Anche lo scavo di uno dei più importanti edifici religiosi della seconda capitale bulgara, Preslav - la chiesa monastica costruita nel tardo sec. 9° in località Čerešéto, sobborgo a N della città -, ha portato a concludere che si trattava di una basilica in legno a tre navate; le tracce delle fondamenta non rivelano però altri particolari costruttivi, in merito ai quali sono quindi possibili solo ipotesi.Maggiore diffusione ebbe nei Balcani durante il Medioevo l'intaglio in legno, nella decorazione sia degli edifici monumentali di rappresentanza sia della a. civile in genere, come attestano i numerosi resoconti di viaggi nei Balcani centrali e sudoccidentali, il più antico dei quali è contenuto nell'Hexaemeron(VI, 4) dell'esarca Giovanni, dei primi anni del 10° secolo. Si sono inoltre conservati in tutta la penisola numerosi frammenti di iconostasi e porte in legno intagliato (secc. 12°-15°), che costituirono i modelli per le numerose iconostasi del Tardo Medioevo e dell'Età Moderna.
Bibl.:
Fonti. - Das Hexaemeron des Exarchen Johannes, a cura di R. Aitzetmüller, Graz 1958.
Letteratura critica. - K. Škorpil, Pametnici ot stolica Preslav [Monumenti della capitale Preslav], in Bŭlgarija 1000 godini. 927-1927 [Bulgaria 1000 anni. 927-1927], Sofia 1930, pp. 209-211; N. Mavrodinov, Osobenosti na našata dŭrvena architektura [Particolarità della nostra a. lignea], Rodina 3, 1940-1941, 4, pp. 24-30; K. Mijatev, Krumovijat dvorec i drugi novootkriti postrojki v Pliska [Il palazzo di Krun e altri edifici scoperti a Pliska], Izvestija na Bŭlgarskija Archeologičeski Institut 14, 1940-1942, pp. 73-135:105-130; N. Mavrodinov, Starobŭlgarskoto izkustvo. Izkustvoto na Pŭrvoto bŭlgarsko carstvo [L'antica arte bulgara. L'arte del primo regno bulgaro], Sofia 1949, pp. 37-40, 147-150; S. Stančev, Pliska und Preslav. Ihre archäologischen Denkmäler und deren Erforschung, in Antike und Mittelalter in Bulgarien, a cura di B. Beševliev, J. Irmscher, Berlin 1960, pp. 219-264: 228, 248; M. Čorović-Ljubinković, Les bois sculptés du moyen âge dans les régions orientales de la Yougoslavie, Beograd 1965; K. Mijatev, Die mittelalterliche Baukunst in Bulgarien, Sofia 1974, pp. 24-25, 47-49, 86-87; S. Bojadžiev, Dvorcovata architektura na Pliska [L'a. civile a Pliska], in Tradicija i novi čerti v bŭlgarskoto izkustvo [Tradizione e nuove tendenze nell'arte bulgara], Sofia 1976.
A. Tschilingirov
Islam. - Il legno come materiale costruttivo ha un ruolo molto importante nell'a. islamica. Fin dagli inizi (sec. 7°) esso fu copiosamente impiegato: la casa del profeta Maometto a Medina, poi divenuta moschea, era costituita semplicemente da tronchi di palma che sostenevano una copertura piatta. Sono elementi strutturali lignei quelli che si trovano con grande frequenza nelle moschee: trabeazioni e mensole, colonne e capitelli. Anche elementi dell'arredo funzionale-decorativo della moschea possono essere in legno, come il miḥrāb e il minbar della moschea di Ābiāna (Kāshān) in Iran (sec. 11°), la maqṣūra di Kairouan in Tunisia (sec. 11°) e numerosi altri minbar: gli esempi sono copiosi sia in area anatolico-iranica, riprendendo una tradizione preislamica achemenide e urartea, a partire dal sec. 9° con il massimo sviluppo nei secc. 12°-14° (un esempio mirabile è il minbar della moschea del Venerdí di Isfahan in Iran), sia in Egitto nel sec. 13° (minbar della moschea di Ibn Ṭūlūn al Cairo). Un altro elemento spesso costruito in legno era lo scafo interno delle cupole, di frequente perduto in seguito a incendi. Il soffitto ligneo dipinto più celebre del mondo musulmano è quello della Cappella Palatina di Palermo, databile al 1140 circa. Le più antiche moschee con struttura lignea (colonne, capitelli, soffittature) sono quelle anatoliche di età selgiuqide che ancora si conservano, sebbene in parte restaurate. La moschea Eşrefoğlu di Beyşehir (Konya), datata al 1297, di pianta rettangolare, ha un pavimento ligneo su cui poggiano quaranta colonne anch'esse lignee con capitelli che sostengono un soffitto in parte a cassettoni e in parte a capriate. Alcuni capitelli e qualche trabeazione recano tracce dell'originale pittura policroma. Analoga, per struttura e ornato, è la moschea Çandaroğlu, Mahmut Bey di Kasabaköy (Kastamonu) del 1366. Sempre al medesimo periodo risalgono frammenti lignei di capitelli gi'a appartenenti alle moschee di Afyon, Ayaş e Kayseri (secc. 14°-15°); il soffitto della moschea congregazionale di Diyarbakır è in legno. Dello stesso materiale, ma pesantemente restaurata, è anche la moschea Arslanhane di Ankara (fine sec. 13°). In Iran i più cospicui esempi di a. religiosa lignea sono raggruppati nella regione dell'Azerbaigian, con tre moschee a Marāgh'a oltre a quelle di Asnak e Saravar. La pianta è sempre molto semplice, con copertura a cassettoni e travicelli sorretta da colonne, talvolta dipinte. La datazione di questi monumenti oscilla fra la fine del sec. 15° e la metà del 16° (al 1544 è datata infatti la moschea di Meḥrābād a Bonab). Un esempio eccezionale è costituito in Iran dal già ricordato villaggio di Ābiāna, ove numerosi edifici conservano elementi in legno, probabilmente a causa della inusuale abbondanza del materiale. Gli esempi più clamorosi, in Iran, sono tuttavia quelli dell'a. civile (palazzi, padiglioni) del periodo safavide (1501-1722). Nella capitale, Isfahan, si segnalano vari tālār (portici colonnati), forse cosciente recupero di una tradizione achemenide o forse frutto di influenze dell'Asia centrale, dove si ha notizia di un'antica tradizione lignea (Samarcanda, Bukhara) che raggiunse il suo culmine in alcune colonne (secc. 10°-11°) della Grande moschea di Khīwā.
Bibl.:
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G. Curatola