ARCILIUTO
. Alessandro Piccinini, bolognese, ultimo dei grandi liutisti italiani, fu l'inventore di questo strumento che egli definiva ultima perfezione al liuto e che diede vita al chitarrone. L'arciliuto era anche chiamato liuto attiorbato, nome (secondo il Piccinini stesso) improprio, poiché l'invenzione non era stata ricavata dalla tiorba. Nel 1594 il Piccinini fece costruire a Padova un liuto di corpo molto lungo che servisse anche per le corde più basse le quali sul piano armonico avevano una tratta maggiore. Siccome lo strumento riusciva di poca sonorità, ritornò al modello normale del liuto, servendosi di un ponticello unico per tutte le corde, ma allungandogli il manico per le corde basse.
L'arciliuto aveva 24 corde: 10 semplici dal do-1mi1 all'infuori del manico e 17 doppie dentro il manico così accordate: fa1, sol1, do2, fa2, la2, re3, sol3. Le corde basse, che naturalmente si toccavano a vuoto, erano di metallo fasciato di seta, le altre doppie erano di minugia. L'accordatura suddetta è quella indicata nel Syntagma musicum (1618) del Praetorius, ma certo non era l'unica usata dai liutisti. Secondo il redattore dell'Encyclopédie, l'arciliuto nel sec. XVIII aveva in Francia 8 corde semplici, da fa-1 a fa1 e 12 doppie fa1, do2, fa2, la2, re3, sol3. (v. anche liuto).