ARCINAZZO ROMANO
Una ampia villa romana è stata parzialmente scavata negli anni 1955, 1958 e 1960 nella zona Altipiani del comune di Arcinazzo Romano. Già nei sec. XVIII e XIX erano stati asportati dalla zona numerosi marmi che erano andati ad abbellire chiese di A. e di Subiaco ed erano state rinvenute fistule acquarie con il nome dell'imperatore Traiano. Per questo fatto e data l'ampiezza e la ricchezza della costruzione, la villa venne considerata dell'imperatore Traiano.
Rientra nel tipo delle grandi ville in collina, sistemate a terrazze, con notevole effetto scenografico. Può essere datata al periodo traianeo (il Lugli la classifica tra i monumenti del V periodo dell'opera cementizia, tra il 100 e il 117 d. C.) ed ebbe un periodo di vita di circa due secoli, presentando, per la zona messa in luce, alcune varianti ed alcuni rifacimenti databili fino al IV sec. d. C. Nel corso delle campagne di scavo furono messi in luce m 74 del primo muro di contenimento, dello spessore variante da m 1,70 a m 0,90, alto m 2,40, in opus reticulatum ed in opus mixtum con 17 pilastri di rinforzo presentanti in testata l'opus vittatum mixtum. Il muro sostiene la prima terrazza, larga m 35,50, e delle costruzioni esistenti su di essa furono messe in luce parte di un peristilio con colonne in laterizio rivestite di intonaco, parte di due vani con muri in opus mixtum ed un ninfeo. Quest'ultimo è particolarmente interessante, con la fronte ad esedra semicircolare, nella quale si aprono tre nicchie, la centrale rettangolare con arco a sesto ribassato, le due ai lati semicircolari. Il paramento della fronte è in opus testaceum, le pareti rettilinee contigue alla fronte e la parte posteriore rettilinea sono in opus mixtum. La vasca antistante, oggi rivestita di opus signinum, e le pareti del ninfeo dovevano essere in antico decorate da lastre marmoree, data la presenza di fori disposti regolarmente sulla muratura. Quattro mensole marmoree, decorate da delfini intrecciati tra i quali è un tridente, e da tritoni, sorreggevano quattro colonnine di ordine corinzio che inquadravano le nicchie. Si rinvennero anche frammenti marmorei della trabeazione, decorati da astragali, perle, kymàtion lesbico, foglie di acanto, soffitto a cassettoni con rosone al centro e piccole mensole decorate da palinette. Fu messo in luce anche un breve tratto del muro di contenimento della seconda terrazza, in opus reticulatum con pilastri aventi in testata l'opus vittatum mixtum, di struttura però diversa da quella della prima terrazza, poiché tra pilastro e pilastro si nota l'accenno ad una nicchia. L'estensione della villa doveva essere notevole dato che per un largo tratto lungo le pendici del Monte Altuino sono visibili avanzi di strutture murarie antiche; nei pressi del ninfeo è stata notata la presenza di un'ampia galleria, forse parte di un criptoportico, e nella zona più in alto la presenza di una cisterna.
Bibl.: E. Lissi, in Not. Scavi, 1960, pp. 393-414 (si aggiunga F. Gori, Delle vere sorgenti dell'acqua Marcia, Roma 1866, p. 9; id., Viaggio pittorico antiquario da Roma a Tivoli e Subiaco sino alla famosa grotta di Collepardo, Roma 1855, pp. 72-73). Per il ninfeo: N. Neuerburg, L'architettura delle fontane e dei ninfei nell'Italia antica, in Memorie Acc. Arch. Lettere, Belle Arti di Napoli, V, 1965, pp. 52, 168 (n. 92).