ARCOLE (A. T., 24-25-26)
Comune della provincia di Verona, di 2,87 kmq. di estensione, a 27 m. s. m., sulla sinistra dell'Alpone, affluente di sinistra dell'Adige. Si estende sopra una pianura d'alluvioni sabbiose, che gli abitanti seppero coltivare assai bene a cereali, erbe foraggere, bietole e gelsi. Ha 4194 ab. (1921), di cui 2005 nel centro, 1665 a Gazzolo, 281 a Bonaldo, e 243 a Volpino. Dista 6 km. dalla stazione ferroviaria di San Bonifacio sulla Venezia-Milano, ed è congiunto con regolari servizî automobilistici a Montagnana e a Verona. È ricco di vitigni e di gelsi; ed è famoso per la battaglia napoleonica del 1796.
Battaglia d'Arcole (15-16-17 novembre 1796). - Sebbene tra quelle militarmente più discusse, la battaglia d'Arcole è una delle più gloriose della mirabile fortunata campagna combattuta da Bonaparte in Italia nel 1796 contro gli Austriaci. Dopoché, alla metà di settembre, con la battaglia della Favorita o di S. Giorgio, era fallito il secondo tentativo del generale Wurmser di liberare Mantova, bloccata dai Francesi, e una parte dello stesso corpo di soccorso vi si era fatto rinchiudere, il Consiglio aulico di Vienna affidò al maresciallo Alvinczy, affiancato dal dottrinario generale Weiroter, il compito di prendere il comando dei due corpi del Tirolo (Davidovich) e del Friuli (Quasdanovich) per procedere alla liberazione di Mantova. Al piano del Consiglio aulico Bonaparte contrappose il disegno di battere separatamente le due frazioni nemiche, portando la massa delle proprie forze prima contro il corpo del Friuli, poi contro quello del Tirolo. Le sorti delle prime operazioni non furono fortunate per i Francesi. Il generale Vaubois, incaricato di fronteggiare il Davidovich nel Trentino, era stato costretto a ripiegare su Trento (3) e poi su Caliano (4), donde, attaccato dagli Austriaci (7), si era ritirato in disordine fino alla Corona. L'8 novembre il Trentino era perduto per i Francesi
Intanto Bonaparte aveva fatto avanzare il grosso contro il corpo del Friuli, che procedeva su due colonne: una (Quasdanovich) su Bassano, l'altra (Provera) su Fontanile. Il 6 aveva luogo la battaglia di Fontanile o del Brenta, Ma, per l'esito incerto di questa e il serrarsi degli spazî a cagione della perdita del Trentino, i progetti di Bonaparte si trovarono rovesciati; ed egli decise di ritirarsi su Verona. L'Alvinczy avanzò lentamente. Una sua ricognizione su Vago e S. Martino ad est di Verona fu respinta (11 novembre); ma il giorno dopo, a Caldiero, egli acquistava vantaggio sui Francesi, obbligandoli a ripiegare sotto Verona in una situazione criticissima e poco men che disperata. Tuttavia la lentezza degli Austriaci diede modo a Bonaparte di mutare ancora il suo piano, convertendolo in un attacco su Caldiero per la sinistra dell'Adige. Il terreno fra Adige ed Alpone era, in quella stagione, ingombro da paludi impraticabili e solo percorribile sugli argini. Gettato un ponte di barche a Ronco, la divisione Augereau, al mattino del 15, passa sulla sinistra dell'Adige e procede per l'argine sopra l'abitato di Arcole, accessibile solo su uno stretto ponte che favoriva la difesa. Come al ponte di Lodi, con i generali in testa di colonna, l'intera divisione Augereau per due volte assaltò il ponte senza poterne sboccare. In questo frangente il Bonaparte, con una bandiera in pugno, si slanciò sul ponte alla testa dei granatieri: questi però furono respinti e il generale, travolto dall'ondata dei fuggitivi, fu precipitato col cavallo dalla diga nella palude, donde fu tratto a stento. Nella stessa giornata la divisione Masséna, passata al ponte di Ronco dopo quella di Augereau, aveva marciato su Porcile e, respinte due brigate austriache, si era impadronita di Belfiore. Tuttavia per l'incertezza sulle sorti delle poche truppe lasciate a guardia di Verona e di quelle che tenevano le posizioni di Rivoli Veronese, le due divisioni Augereau e Masséna furono da Bonaparte, nella notte, raccolte a Ronco.
L'indomani (16) l'attacco fu rinnovato nella stessa forma del giorno precedente; ma anche l'Alvinczy era passato all'offensiva con due colonne: l'una da Belfiore, l'altra da S. Bonifacio, col proposito di ributtare l'attacco di fianco francese e passare poi l'Adige a Zevio tra Albaredo d'Adige Verona. In questa seconda giornata le sorti rimangono incerte: Masséna riavanza, batte il nemico e lo respinge fin presso Caldiero; ma Augereau non riesce a vincere la difesa di Arcole, e, a sera, Bonaparte ritorna sulle posizioni del giorno precedente.
Le offese furono rinnovate all'indomani dalle due parti. Su di un ponte gettato nella notte attraverso all'Alpone, l'Augereau passa sulla sinistra del torrente e attacca da levante la posizione di Arcole; mentre una colonna della divisione Masséna, per l'argine destro, l'attacca di fronte. In pari tempo una seconda colonna della divisione Masséna riavanza per l'argine di sinistra e rioccupa Belfiore di Porcile. Ad Arcole gli Austriaci contrattaccano con vigore, ma in un ultimo furioso assalto francese sono sopraffatti e vinti, mercé anche l'intervento di un piccolo distaccamento di cavalleria che, proveniente da Legnano, piomba con grande strepito sul rovescio dei difensori. A notte gli Austriaci di Arcole si ritirano su S. Bonifacio e la loro destra ripiega su Villanova. La pertinacia di Bonaparte e il valore dei suoi trionfano. L'Alvinczy inizia la ritirata su Vicenza. Pochi giorni dopo (21) anche il corpo di Davidovich, attaccato a Rivoli dal Masséna e dal Vaubois, è volto in fuga, e, preso alle spalle dall'avanguardia dell'Augereau a Peri, riesce a stento a riaprirsi il passo. Il terzo tentativo per liberare Mantova era fallito.