Vedi ARDEA dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
ARDEA (v. vol. I, p. 600 e s 1970, p. 74)
Le più antiche testimonianze archeologiche individuate nell'area ardeatina sono da riferirsi all'Età del Bronzo, come dimostrano i frammenti di impasto più volte segnalati, a partire dalla fine del secolo scorso, sull'acropoli e sulla Civitavecchia, sino ai più recenti rinvenimenti negli scarichi di terra che hanno colmato il fossato delle mura dell'acropoli e in località Vignacce, sulla Civitavecchia. Per l'Età del Ferro le numerose testimonianze segnalate in questi ultimi anni hanno reso possibile la ricostruzione dell'articolata situazione topografica della zona, con villaggi e relative necropoli sparsi sui pianori sui quali, successivamente, si svilupperà la futura città storica. È però utile sottolineare che, a partire dal terzo periodo dell'Età del Ferro, l'occupazione dei pianori sembrerebbe essere piuttosto generalizzata, e tale distribuzione diffusa, parallelamente con altre situazioni analoghe di alcune città del Lazio, documenterebbe anche topograficamente e cronologicamente il momento di passaggio da uno stadio ancora pre-urbano a una vera e propria urbanizzazione, da considerarsi definitivamente compiuta nel corso del VII sec. a.C.
Le ricerche condotte nel territorio di A. in questi ultimi anni hanno permesso l'individuazione e lo scavo (condotto tra il 1981 e il 1982) di un terzo tempio sito sulla Civitavecchia, in località Monte della Noce, costituito da un imponente edificio con profonde fondazioni a fossa e a trincea scavate nel tufo per l'alloggiamento dei blocchi che permettono un'agevole ricostruzione dell'impianto planimetrico.
Il tempio presenta due file di quattro colonne sulla fronte e triplice cella. Sul piano del banco tufaceo, al di sotto del livello relativo al pavimento dell'edificio sacro, sono state individuate numerosissime tracce di fasi di vita precedenti alla costruzione del tempio (tagli nel tufo, canaletti, fognature, pozzi, fondi di capanne, tombe a fossa), attribuibili all'Età del Ferro.
I più antichi materiali di decorazione architettonica del tempio risalgono agli inizî del V sec. a.C., mentre i più recenti sembrerebbero inquadrabili tra la fine del II e gli inizî del I sec. a.C., ed è necessario sottolineare la loro sostanziale identità con gli analoghi materiali degli altri due templi ardeatini dell'acropoli e della Civitavecchia. L'abbandono del tempio andrebbe dunque collocato attorno alla metà del I sec. a.C. e subito dopo inizierebbe la spoliazione dell'edificio per il reperimento di materiale da reimpiegare. È probabile che tale materiale sia servito per la costruzione di qualche edificio nelle immediate vicinanze, come sembrerebbero testimoniare alcune strutture in opera reticolata rinvenute subito a E del santuario. È anche probabile che in questa occasione sia stata progettata ed effettuata una sistemazione definitiva di tutta l'area: il terreno venne, infatti, spianato e regolarizzato, le fosse rimaste aperte riempite con materiali di risulta originariamente pertinenti al tempio. Difficili problemi di interpretazione si pongono, invece, per le fasi precedenti all'impianto del santuario, in particolare per la cronologia dei fondi di capanna rinvenuti, per le relazioni tra questi e le numerose tombe a fossa individuate nella stessa zona, e infine per il rapporto tra tutte queste strutture e il tempio.
Per quanto riguarda la datazione delle capanne, occorre ricordare che solo pochi frammenti di impasto si sono rinvenuti all'interno dei fori per i pali o dei canaletti, e per di più solo alcuni di questi sono riconducibili a forme indicative per la cronologia: sembrerebbe tuttavia attestata, per le strutture tagliate dalla fondazione del muro frontale delle celle del tempio, una continuità d'uso a partire dai primi due periodi dell'Età del Ferro, fino all'avanzato II periodo. La presenza di numerose tombe a fossa dell'Età del Ferro, alcune certamente contemporanee alle capanne, pone immediatamente il problema del rapporto tombe-abitazioni in una stessa area. Si tratta quasi esclusivamente di tombe di infanti o di bambini, e solo una conteneva la sepoltura di un individuo adulto di sesso femminile, con un corredo eccezionalmente ricco. L'ultimo e più complesso problema riguarda il rapporto tra tutti questi resti e la costruzione del tempio, e tale tema si inserisce nel più ampio problema relativo all'esistenza nel Lazio di edifici di culto anteriori alla seconda metà del VII sec. a.C., in ordine al quale alcuni recenti studi hanno ipotizzato la possibilità di un passaggio, nell'ambito del VII sec., da un luogo di culto all'aperto alla sua identificazione con una capanna particolare, decorata da specifici elementi che ne rendessero esplicita la funzione per tutta la comunità, passaggio e trasformazione che terminerebbero nel corso del VII sec. con la costruzione dei primi santuari.
Lo scavo in località Campo del Fico ha costituito il primo intervento sistematico di indagine su una necropoli dell'antica città di Α., mentre precedentemente la conoscenza dei siti sepolcrali al di fuori dell'area urbana si limitava a poche notizie di sporadiche individuazioni, senza che da queste segnalazioni fosse possibile trarre elementi utili per uno studio più organico delle fasi protostoriche della città. Rinvenimenti ulteriori nella stessa località facevano supporre l'esistenza di una vasta necropoli dell'Età del Ferro da riferire probabilmente al contesto topografico di Α., sebbene sia problema ancora aperto la possibilità di attribuzione della necropoli non alla città, ma a un abitato distinto a cui andrebbero collegate anche alcune strutture difensive. Le tombe sino a oggi esplorate sono generalmente di forma approssimativamente rettangolare allungata, scavate nel banco di cappellaccio oppure in parte anche nell'humus che ricopriva il piano di roccia. Numerose tombe si sovrappongono, si intersecano oppure sono tangenti, ma non sembrerebbe che questo fenomeno possa indicare l'esistenza di legami di parentela tra i defunti, anche perché spesso le deposizioni più recenti danneggiano le più antiche.
Viceversa, ancora da verificare è la possibilità della presenza di raggruppamenti di sepolture, come sembrerebbe indicare il fatto che in alcuni settori le tombe appaiono più fittamente disposte. Le sepolture, comprese tra le fasi II Β e IV Β dell'Età del Ferro, hanno generalmente un orientamento E-O o NO-SE, e solo in due casi presentano il diverso orientamento N-S. In esse il cadavere è solitamente disposto supino all'interno della fossa su un sottile strato di terra, con le braccia lungo i fianchi e le gambe unite. Il corredo vascolare è inoltre di solito disposto ai lati o dietro la testa, oppure in corrispondenza dei piedi, mentre gli oggetti di ornamento personale sono spesso concentrati sul petto. Da segnalare, infine, che una tomba più tarda (terzo venticinquennio del VI sec. a.C., dato di estremo interesse, considerando la scarsità di corredi di piena età arcaica nel Lazio) è l'unica sepoltura bisoma finora rinvenuta nella necropoli.
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