Vedi ARDEA dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
ARDEA (᾿Αρδεα, dem. Ardeas, ᾿Αρδέατης)
Gli scavi confermano la tradizione letteraria sull'importanza di A. nei sec. VI e V a. C.: prima come capitale dei Rutuli e dal 442 a. C. (Liv., iv, 11), o dal 434 (Diod., xii, 34), come colonia romana, e la sua decadenza nei secoli posteriori in cui fu soltanto un centro religioso del Lazio meridionale (a 37 km da Roma), legato alla storia primitiva della stessa Roma e alla leggenda di Enea. Pur non essendosi ancora trovate la necropoli e le tombe a pozzo che devono esservi, il recente ritrovamento sull'acropoli, su cui sorge la cittadina moderna, di un villaggio di capannicoli e i rinvenimenti di ceramica di tipo villanoviano laziale, su una parte della Civitavecchia (altipiano limitrofo), attestano che nella prima Età del Ferro il luogo era abitato. Una spada e altri oggetti in bronzo della medesima epoca sono stati rinvenuti anche sul vicino altopiano di Casalazzaro. L'acropoli occupava un altura tufacea, per tre lati difesa dal taglio naturale della roccia, per il quarto, dove era l'unica porta d'accesso - la porta sul lato S-O è medievale - da un muro a blocchi di tufo squadrati: o di età anteriore al 400 a. C., o dell'epoca delle guerre civili, quando A. si restrinse sull'acropoli. La città vera e propria si stendeva sulla Civitavecchia e forse sull'altipiano di Casalazzaro. La Civitavecchia era protetta anch'essa per gran parte naturalmente e, sul lato S-E, che confina con Casalazzaro, da un aggere e una fossa artificiali con porta fortificata, costruiti prima del 400 o ancora dai Rutuli o dai coloni romani quando A. fu baluardo contro i Volsci nel V sec. Il cosiddetto secondo aggere, che limita Casalazzaro, è una fila di colline naturali tufacee senza fossa e senza fortificazioni. Sull'acropoli si sono rinvenuti numerosi pozzi di grano e cisterne a cunicoli e i resti di un tempio a blocchi squadrati di tufo ritenuto a triplice cella e da alcuni identificato con quello celebre di Giunone Regina (Plin., Nat. hist., xxxv, 115), le cui pitture, eseguite da M. Plautius, furono viste da Plinio (Nat. hist., xxxv, 17). La decorazione architettonica fittile (ora a Roma nel Museo di Villa Giulia) mostra che il tempio, costruito verso la metà del VI sec. a. C., durò ininterrottamente fino alla metà del I sec. a. C. Sull'acropoli sono anche venuti in luce resti di un edificio, probabilmente una casa privata, costruita in due fasi, la prima a sassi di tufo cementato con fango, la seconda in opus incertum di età sillana. In questa seconda fase la casa appartenne a un certo P. Cervisius il cui nome è inserito nel pavimento a mosaico. Nella città propriamente detta, nel sito chiamato Casalinaccio, sono venuti alla luce i resti di un altro tempio, forse di Venere, pure a blocchi di tufo squadrati, la cui decorazione architettonica fittile (Roma, Museo di Villa Giulia), simile o identica a quella del tempio dell'acropoli, rivela un corrispondente periodo di costruzione e di vita. Vicino al tempio, e in comunicazione con questo attraverso un portico, sono resti di una basilica, una delle più antiche conservate, costruita in opus incertum nella prima metà del I sec. a. C., probabilmente verso il 90. Saggi di scavo presso la basilica hanno portato all'accertamento di stratificazioni dal IX al III sec. a. C. e al rinvenimento di resti di abitazioni della metà del V, che perdurarono fino alla prima metà del III sec. a. C. Sulla Civitavecchia si rinvennero anche resti di tombe a fossa del IV-III sec. a. C. e di varie ville romane, oltre a una tomba romana ornata di stucchi dietro il coro della chiesa medievale di S. Marina (Vignacce). A Casalazzaro è venuta alla luce una necropoli, di tombe, in genere, a piccole camere, del 200 a. C. circa. Il corredo funebre, che si conserva ora nel museo di Filadelfia, è in gran parte della medesima epoca. A valle Garniera sono tombe a camera del tipo dell'Etruria meridionale, di cui una dipinta, databili verso il 300 a. C. Un ripostiglio monetale romano del principio del III sec. fu trovato a pochi chilometri da A. nella tenuta Rimessone. Dalle fonti letterarie sappiamo di un tempio di Castore e Polluce ornato di dipinti (Serv., Aen., i, 44), e di pitture che ornavano altri templi di A., in rovina al tempo di Plinio (Nat. hist., xxxv, 17).
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