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ARDENNE

di Amedeo Tosti - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
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ARDENNE (IV, p. 136)

Amedeo Tosti

Secondo il censimento del 1946 il dipartimento aveva una popolaziane di 245.355 ab. (densità 46); il capoluogo Mézières contava 10.712 ab.

Le operazioni durante la seconda Guerra mondiale. - L'altipiano delle Ardenne nel maggio 1940, quando le armate tedesche irruppero in territorio francese, fu investito da due divisioni dell'armata Guderian, che riuscirono a superare in più punti, nella giornata del 13, il massiccio, investendo in pieno l'ala sinistra della 2a armata francese (gen. Huntziger) e minacciando sul fianco destro e dal rovescio la 9a (gen. Corap); fu, questa, una delle più gravi brecce aperte nel dispositivo francese, che doveva, poi, pregiudicare pressoché irreparabilmente la situazione generale.

La zona stessa delle Ardenne doveva, poi, tornare ad esser teatro di importanti operazioni militari anche nell'ultima fase della guerra, poiché proprio l'altipiano delle Ardenne, tra Eupen e Trèves, fu, dal generale G. von Ruudstedt prescelto, a metà dicembre 1944, per tentare di capovolgere in proprio favore la grave situazione che era venuta a determinarsi in Francia nel corso degli ultimi mesi.

Il piano d'azione tedesca era stato molto attentamente prescelto e preparato; se esso fosse riuscito, infatti, si sarebbe potuto riottenere il successo della stessa manovra del 1940, cioè: rottura al centro del dispositivo alleato, rapida puntata sul porto di Anversa, avanzata verso il nord e conseguente accerchiamento delle armate alleate schierate sulla Mosa e sulla Roër. Era noto, inoltre, al Comando tedesco che il settore delle Ardenne era presidiato da forze alleate relativamente deboli, cioè dalla sola 1a armata americana (gen. H. Courtney Hodges), mentre Hitler, il quale si era assunto personalmente il compito di preparare e dirigere questo supremo sforzo controffensivo tedesco, vi aveva destinato due armate corazzate - la 5a e la 6a, comprendenti complessivamente ben 8 divisioni corazzate e 6 di fanteria - le quali sarebbero state, inoltre, appoggiate, a nord e a sud, da due altre armate di fanteria. Altre forze erano, opportunamente, tenute in riserva. La Luftwaffe, dal suo canto, aveva fatto ogni sforzo per riunire il massimo possibile di apparecchi e di carburante; e per il buon successo dell'azione il Comando tedesco faceva affidamento, perfino, sul cattivo tempo. Non a caso, infatti, per l'inizio dell'azione, furono prescelte giornate particolarmente coperte.

L'attacco tedesco ebbe inizio, il mattino del 16 dicembre 1944, con una formidabile preparazione di artiglieria, sopra un fronte di un centinaio di chilometri, tra Montjoie e Echternach; seguì l'attacco delle masse corazzate, preceduto dal lancio di 1500 paracadutisti nella regione di Verviers-Malmédy. Grazie alla sorpresa, pienamente riuscita, ed alla stragrande superiorità delle forze, i Tedeschi poterono conseguire un considerevole successo iniziale, aprendo due vaste brecce nello schieramento avversario: l'una, a nord, sulla direttrice di Malmédy-Stavelot e l'altra, a sud, su quella di Martelange-Echternach. Nella giornata del 20 i Tedeschi erano già sull'Ourthe e minacciavano da presso la ferrovia Nancy-Namur; il giorno seguente, si impadronivano dell'importante nodo ferroviario di Bastogne e raggiungevano Saint-Hubert.

La reazione delle forze alleate si era mostrata, in questo primo periodo, alquanto debole ed incerta, soprattutto perché, a causa del tempo particolarmente avverso, l'aviazione si era trovata, praticamente, nell'impossibilità di agire. A partire, però, dal giorno 22, in seguito ad un notevole miglioramento delle condizioni metereologiche ed al continuo afflusso di rinforzi, sia da nord sia da sud, la situazione andò continuamente migliorando. Il giorno 24, essa già poteva dirsi stabilizzata, non avendo potuto i Tedeschi compiere ulteriori progressi, nonostante i loro ripetuti attacchi; il giorno 26, poi, un vigoroso contrattacco americano veniva lanciato sopra un fronte di oltre 40 chilometri dal generale Patton, riuscendo, tra l'altro, a disimpegnare la città di Bastogne, entro la quale si era asserragliata una divisione americana. Parimenti, nella giornata del 26, veniva ripresa ai Tedeschi la località di Celles (dieci chilometri circa all'est di Dinant), che rappresentava la punta estrema della loro avanzata verso ovest. Questa, così, poteva dirsi ormai completamente arrestata.

Essa aveva, bensì, compiuto una penetrazione di circa un centinaio di chilometri, ma il risultato che il Comando tedesco da essa si riprometteva - raggiungere cioè la Mosa e costringere gli Alleati a ripiegare così nella zona a nord del settore di attacco (quella di Aquisgrana) come in quella meridionale (Lussemburgo) - non era stato conseguito a causa, soprattutto, dell'assoluta inferiorità aerea e della tenace resistenza opposta dalle forze alleate alle due ali del settore d'attacco, fino all'afflusso dei rinforzi. Perduta così, ogni speranza di poter ottenere l'agognato successo controffensivo, il generale von Rundstedt si vide costretto a ritirare dal fronte la massima parte delle sue forze corazzate, per impiegarle, invece, nel settore lorenese, e a cedere, sotto la pressione dei contrattacchi alleati, la massima parte del territorio occupato col suo attacco. Questo gli era costato circa 90.000 uomini e 6000 carri armati. Alla fine di gennaio 1945, il fronte era ridiventato, press'a poco, quello ch'era prima dell'attacco tedesco.

Vedi anche
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frasniano
frasniano agg. [dal fr. frasnien, dal nome della località di Frasnes, in Belgio]. – Nella cronologia geologica, piano f., il piano più antico del devoniano superiore, tipico nelle Ardenne, con scisti e calcari di varî colori.
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