ARDERICO
Scarsissime le notizie sicuramente attendibili sulla vita di questo arcìvescovo di Milano. Alla morte del predecessore Ilduino (23 luglio 936), Ugo di Provenza, nell'intento di assicurare una futura successione sulla cattedra ambrosiana al figlio illegittimo Tebaldo, natogli da una delle sue concubine, la romana Stefania - chiamata dal popolo, secondo quanto dice Liutprando, Semele -, avrebbe, come testimonia, oltre al già ricordato Liutprando, soprattutto Arnolfo nei Gesta archiep. Mediolanensium,c. 3-4, favorito la scelta di A. quale arcivescovo, per la sua età molto avanzata e tale, quindi, da far sperare in una rapida successione di Tebaldo, ancora dodicenne e creato arcidiacono della Chiesa milanese.
Ma A., eletto nell'agosto del 936, avrebbe deluso, per la sua longevità, l'attesa di Ugo e del figlio sì che, convocata una dieta a Pavia (forse 945), alla quale A. avrebbe dovuto partecipare, il re avrebbe suscitata ad arte una rissa tra i Milanesi del seguito dell'arcivescovo e i Pavesi della corte regia, con il segreto proposito di trucidare l'anziano presule. Scampato nell'eccidio di ben "nonaginta prudentes viri Mediolanenses", A. avrebbe ricevuto come indennizzo ("digna satisfactio" dice Arnolfo) l'abbazia di Nonantola "quae propter nonaginta sui iuris curtes sic vocata perhibetur". Sin qui Arnolfo: ma è certamente assai poco attendibile.
Infatti, pur non affermando Arnolfo, come farebbe credere la voce Arderico del Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés.,III, coll. 1604 s.,che Nonantola si chiamò così per le novanta vittime, ma per le novanta curtes di sua spettanza, appare innegabile, come osserva il Bognetti (p. 457),che "il racconto ha per base uno strano avvicinamento etimologico tra Nonantula e Nonaginta"; sì che l'unica cosa certa che potrebbe essere stata donata ad A. da Ugo è una croce d'oro collocata sopra l'altare della chiesa iemale.
Nell'azione di Ugo, comunque, si potrebbe vedere una rivalsa per la rapida defezione di A. che, all'annunzio della riscossa di Berengario II e del suo arrivo a Verona (primi del 945), si sarebbe recato incontro al vincitore (Liutprando, Antapodosis, V, 27). Oltre alle notizie cronachistiche, tuttavia, è possibile fissare qualche elemento fondato su dati più certi. A. "archiepiscopus" compare menzionato in una "commutatio" di beni avvenuta tra l'arciprete Arimondo, custode della chiesa di S. Giovanni di Monza, e un tal Varimberto: il diacono Tadone, che è tra i sottoscrittori dell'atto (ca. 936-ca. 947), è infatti "missus" dell'arcivescovo. Del luglio-dicembre 946 è una concessione di pezzo di mura della città di Como a Melizione, su istanza dell'arcivescovo Arderico. Il 24 apr. 947 Ugo e Lotario, per intercessione di "Ardericus sanctae Mediolanensis Ecclesiae venerandus Archiepiscopus atque Berengarius inclitus marchio summusque regni nostri consiliarius", confermano i beni della chiesa di S. Giovanni Domnarum di Pavia. Da questo documento - qualunque conto si voglia fare delle narrazioni di Liutprando e di Arnolfo - appare che nel periodo di breve compromesso succeduto alla rapida vittoria di Berengario II, A. e il rivale di Ugo avevano rapporti di buona intesa.
Tra il 13 e il 15 ott. 948 A. moriva, dopo dodici anni di episcopato sicuramente difficile, che forse gli valse una venerazione come santo, facilitata dalla confusione con altro Arderico, veramente santo. Venne sepolto nella basilica di S. Nazario, nella cappella di S. Lino, da lui fatta costruire.
Fonti e Bibl.: Arnulfi Gesta archiepiscoporum Mediolanensium,in Monumenta Germ. Hist., Scriptores,VIII, Hannoverae 1848, pp. 7 s.; Liudprandi Antapodosis,in Liudprandi Opera, in Scriptores Rer. Germ. in usum scholarum,Hannoverae et Lipsiae 1915, p. 146; per la parte documentaria: Codex Diplomaticus Langobardiae, in Monumenta Hist. Patriae, Chartae (XIIIdella Raccolta), Augustae Taur. 1873, coll. 936, 983; I diplomi di Ugo e di Lotario..., a cura di L. Schiaparelli, in Fonti per la Storia d'Italia, XXXVIII,Roma 1924, pp. 242, 371. Le vicende sono riassunte brillantemente in G. P. Bognetti, Milano dopo la conquista franca,in Storia di Milano,II, Milano 1954, pp. 455-459.