BISSOLO, Ardighino (Bellino)
Nome e patria dello scrittore risultano dall'incipit del suo Speculum vite, dove egli è indicato come "Belinus Bixolus de Mediolano"; la sua professione dal Compendium moralium notabilium di Geremia da Montagnone che, citandone alcuni distici e un pentametro, lo nomina come "Bellinus doctor grammaticus" (e "magister" risulta il B. dal già citato incipit dello Speculum). Altre notizie si hanno da documenti notarili e dalla sua stessa opera.
È stato R. Weiss a segnalare, nella De antiquis et modernis in Insubria monetis elucubratio di G. Sitoni (Milano 1713), un contratto, datato 1262 e steso a Milano, per la vendita d'un negozio: ne risulta che Bellino era semplice soprannome, essendo il nome vero quello di Ardighino; che questi doveva essere nato prima del 1242, dato che risulta già "emancipatus" nel 1262; che suo padre era ser Arderico.
Dalle allusioni a fatti contemporanei presenti nello Speculum si deduce che il poema è posteriore al 1259 (descrizione delle iniquità di Ezzelino e Alberico da Romano nella Marca Trevigiana, e della loro tragica e meritata fine) e anteriore al 1277 (accenni alle lotte intestine di Milano, e in particolare alle quattro "società" o fazioni che si dividevano i favori del popolo: quella dei Capitani, quella dei Valvassori, quella della Motta e quella della Credenza di S. Ambrogio; il B., legato alla famiglia Della Torre, ignora ancora i Visconti, che nel 1277 si affermarono sui gruppi rivali).
Come si nota in questi riferimenti di cronaca, gli interessi del B. sono rivolti, oltre che a Milano, alla Marca Trevigiana. Se si aggiungono, a questa osservazione, alcuni altri fatti, e cioè la conoscenza dell'opera del B. da parte di Geremia da Montagnone, padovano; il fatto che il codice bodleiano che, unico, contiene tutte e tre le opere del B., è stato trascritto (nell'anno 1325) da Prosdocimo da Cittadella, che era custode del duomo di Padova; e che l'indicazione della patria ("de Mediolano") negli incipit pare più appropriata quando l'autore se ne trovi lontano, si comprende perché il Weiss abbia avanzato l'ipotesi che il B. abbia svolto la sua attività didattica, oltre che a Milano, a Padova. L'ipotesi favorirebbe l'identificazione di questo Bellino col Bellino a cui Lovato Lovati indirizzò un'epistola metrica nella quale egli appare come difensore della poesia volgare.
Il B. è autore di un Liber legum moralium (edito da V. Licitra, in Studi mediev., s. 3, VI [1965], 2, pp. 418-49): una raccolta di sentenze "de regimine vitae", raggruppate per argomento (sulla scelta della moglie, sui rapporti col prossimo, ecc.). L'opera, che consta di oltre cinquecento distici elegiaci, è composta d'un prologo e di dieci capitoli. Analoga intonazione didattica ha il breve Libellus de regimine vite et sanitatis, in 192 versi, contenente precetti di dietetica e d'igiene, che il Licitra ha di recente guadagnato alla paternità del B. (pp. 450-54). L'opera più ampia e personale del B. è lo Speculum vite, ora edito dal Licitra in Studi mediev., s. 3, VIII (1967), 2, pp. 1087-1146 (solo estratti ne aveva pubblicato già il Novati). Consta di oltre mille distici elegiaci, in cui sono esposti, preceduti da un prologo e seguiti da un epilogo, ventun exempla, che dovrebbero distogliere il lettore dal male e indurlo alle buone opere, come dice l'epilogo: "Corporis ut speculum visum confortat et omnes / noscere dat maculas quas homo fronte gerit, / sic oculis mentis liber hic solacia prestat, / pluribus exemplis instruit atque docet" (Licitra, 1967, p. 1146).
Tra i racconti, ispirati dalla storia sacra, dalla letteratura edificante del Medio Evo, dalla novellistica e, come s'è visto, dall'attualità, si notano un Miracolo di Maria, poi ripreso da Bonvesin nelle Laudes de virgine Maria (vv. 101 ss.) e nel Vulgare de elymosinis (vv. 605 ss.) e appartenente alla preistoria della leggenda del Faust (il castellano che aveva per servitore il diavolo), e la novella della vecchia che va al mercato con un cesto di uova e vagheggia guadagni sempre più favolosi, sinché non cade rompendo la sua povera merce. I distici del B., in un latino molto ibrido, sono rozzamente elaborati secondo le norme dell'ornatus facilis.
Il B., maestro e scrittore come il suo coetaneo Bonvesin de la Riva, ha sentito al pari di quello il bisogno di spingere il suo insegnamento di maestro dalla grammatica latina alla morale (particolarmente alla morale civile): sensibile anch'egli alle esigenze della cultura milanese e lombarda del tempo, modesta nella qualità ma piena di fervore e desiderosa di operare attivamente. A differenza di Bonvesin, il B. rimase fedele al latino della scuola; la sua opera ebbe comunque una certa risonanza, come indica il numero dei codici, ed egli fu considerato un'autorità, come si deduce dall'atteggiamento dei padovani Geremia da Montagnone e Lovato Lovati.
I codici sinora noti dello Speculum, oltre al già menzionato Canon. lat. class. 112 della Bodleiana di Oxford sono: Ross. 1126 della Biblioteca Vaticana (data: 1386); 729 della Biblioteca Comunale di Perugia (data: 1472), lacunoso; Casanatense 3891 (sec. XV).
Bibl.: F. Novati,Di B. B., ignoto poeta milanese del sec. XIII,e del suo "Speculum vitae"..., in Rend. del R. Ist. lombardo di scienze e lettere, s. 2, XXIX (1896), pp. 904-912; Id., Attraverso il Medio Evo, Bari 1905, pp. 199-200, 204-209; L. Suttina,Un nuovo manoscritto dello Speculum vitae di B. B., in Studien zur lateinischen Dichtung des Mittelalters. Ehrengabe für K. Strekker, Dresden 1931, pp. 184-192; R. Weiss,B. B., poeta milanese del Duecento, in Arch. stor. lombardo, LXXIV (1947), pp. 33-47; Id., Per la biografia di B. B., ibid., LXXVII (1950), pp. 263-64.