BERLAM, Arduino
Figlio di Ruggero, nacque a Trieste il 20 luglio 1880. Dopo aver studiato architettura all'Accademia di belle arti di Milano, entrò a far parte dello studio paterno nel periodo di massima attività ed ebbe modo così di fare un'eccezionale pratica professionale che accompagnò con studi critici di qualche valore: si occupò infatti del barocco italiano e studiò l'architettura triestina del periodo napoleonico.
Nel frattempo, insieme con il padre, oltre a una serie di opere nelle quali è difficile scorgere il suo apporto, si dedicava alla realizzazione della sinagoga iniziata nel 1906 e portata a compimento nel 1912, nella quale, attraverso la stilistica siriaca adottata, aveva modo di dar vita a una nuova e raffinata sensibilizzazione delle superfici murarie. Sempre col padre, nel 1907 circa, terminava l'ingresso e la scalinata della galleria in via Silvio Pellico, opera anch'essa di qualche pregio per la notevole dose di libertà inventiva che vi si legge, ma ancor più per il vago sentore espressionista; mentre la terza opera realizzata in collaborazione col padre, il palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà (1909-1914), pur sobriamente composto, denuncia uno stanco stilismo accademico.
Alla fine della prima guerra mondiale il B. riorganizzò il Circolo artistico triestino, che il padre aveva creato e diretto a lungo, progettò una serie di monumenti patriottici fra cui quello in memoria di Nazario Sauro a Capodistria e curò la trasformazione dell'antica, chiesetta di S. Pietro presso Tricesimo in tempietto in onore dei caduti in quella località (1924). Al B. si deve il faro della Vittoria a Trieste, che venne inaugurato il 24 maggio 1927.
Sempre del 1927 è la sua opera maggiore: l'incompiuto grattacielo per le Assicurazioni Generali a Trieste, nel quale l'architetto dimostra una eccezionale, anche se tardiva, capacità di sintesi di molteplici motivi che si erano andati agitando nella cultura internazionale: da quelli propri della scuola viennese, a quelli loosiani, già filtrati nell'ambiente triestino tramite l'opera di M. Fabiani e di E. Nordio, a quelli addirittura della scuola di Chicago; sintesi comunque estremamente originale e nuova che non si ritroverà più nelle opere successive.
Il B. morì a Udine il 28 luglio 1946. Tra i suo scritti si ricordano: G. Murat: schizzo storico, Trieste 1911; Trieste, Milano 1911; L'eterna lotta tra classicismo e romanticismo continua, in Il Piccolo della sera, 22 luglio 1925., p. 11; Architettura dei nostri giorni, in Il Popolo di Trieste, 9 e 10 novembre 1928; Mura torri e case antiche di Parenzo, in Atti e Mem. d. Soc. istriana di architettura e storia patria, XLV(1933), pp. 343-354; Le antichità romane di Parenzo, in La Panarie, X(1933), pp. 3-13; Il pittore triestino C. Sbisà, ibid., pp. 377-384; Il palazzo imperiale di Spalato, ibid., XII (1935), n. 69; Arte ital. novecentesca…, Udine 1935; Chi è e a che cosa serve l'architetto?…, Udine 1936.
Bibl.: Roma, Bibl. d. Ist. dell'Encicl. Ital.: A. De Alisi, Cenni biografici degli artisti della Venezia Giulia, ms. [sec. XX], I; C. Budinis, Ruggero Beriam, in Architettura e arti decorative, I(1921), pp. 343-345; A. Tamaro, Storia di Trieste, Roma 1924. II, p. 582; D. E. Ravalico, Il faro della Vittoria a Trieste, in L'illustrazione italiana, 27 genn. 1924, p. 110, e 10 febbr. 1924, p. 170 (illustrazione della spada d'onore offerta all'amm. Thaon de Revel, sudisegno del B.); L. Semerani-G. Tamaro, Inchieste edilizie sulle città italiane: Trieste, in Casabella continuità, VI(1958), n. 220, pp. 6 s.