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BAISO, Arduino da

di Augusta Ghidiglia Quintavalle - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)
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BAISO (Abaisi, da Baisio), Arduino da

Augusta Ghidiglia Quintavalle

Figlio di Tommasino, nacque a Modena nella seconda metà del sec. XIV: è forse il più celebre della famiglia di "maestri del legname" oriundi da Baiso.

Poco o nulla resta delle opere di Arduino, molte delle quali, come attestano i documenti, furono eseguite spesso in collaborazione con il padre e con il fratello Alberto. Nel 1406 eseguiva per 30 ducati d'oro (cfr. Cittadella 1868, II, p. 241) il leggìo per il duomo di Ferrara; nel 1413-14 un prezioso armadio intagliato e intarsiato per Paolo Guinigi signore di Lucca (il lavoro venne pagato 199 fiorini d'oro); collaborò alla Croce (ora perduta) eseguita dal padre per il pulpito della cattedrale di S. Pietro a Bologna (1415-17); nel 1420 concludeva con Palla di Nofri Strozzi (Milanesi) un contratto per undici stalli di noce intagliati e intarsiati da allogarsi nella sacrestia della chiesa di S. Trinita a Firenze; il compenso di questi fu arbitrato da Lorenzo Ghiberti e Cola di Nicolò Spinelli, orafo. La sua fama era così alta anche a Bologna che nel 1425 venne chiamato ad esaminare l'opera di Iacopo della Quercia in S. Petronio. Nel 1428-31 lavorava, con il fratello Alberto, agli stalli del coro di S. Francesco a Ferrara iniziato dal padre. A Ferrara lavorò anche, nel 1434-35, a uno studio per il duca Lionello; in seguito passò a Mantova, ove rimase fino al dicembre 1440 quando ritornò a Ferrara, succedendo nelle grazie del duca Lionello all'intagliatore Agostino delle Nevole morto in quel tempo. Nel 1441 eseguiva (Venturi) gli armadi intagliati e traforati per la sacrestia di Belfiore avendo quattro garzoni al suo servizio e 20 lire marchesane al mese. Dopo gli armadi fece un leggìo e un "desco con ferrolini da orefice" sempre per la chiesa di Belfiore. Il Venturi pensa che questo desco, descritto come opera finissima persino dai tesorieri ducali, sia lo stesso che nel 1459, all'epoca dell'ingresso di Pio II a Ferrara, era stato visto dal Palmerino e definito "opus mutinensium fabrorum profecto praeclarum". Tra il 1442 e il 1445 Arduino intarsiava riccamente gli armadi della sagrestia del vescovado di Ferrara che doveva successivamente riparare nel 1448, rifacendo tre portelle distrutte dalla folgore. Nel 1447 ad Arduino fu affidato l'arredamento dello studio di Lionello a Belriguardo, ma l'anno dopo era a Belfiore per decorarvi l'altro studio del duca, e il Venturi cita il documento che nomina tra i suoi lavoranti, nel 1449, i fratelli Lorenzo e Cristoforo da Lendinara.

Nel 1450 terminava (cfr. Cittadella 1868, I, p. 63) due "mezze figure" in legno di S. Pietro e S. Paolo per il frontone della porta della sacrestia in vescovado a Ferrara. Per questo lavoro ebbe collaboratore il fratello Alberto, che dal 1430 al 1451 dimorò a Venezia dove eseguì numerosi lavori (cfr. P. Paoletti di Osvaldo, L'architettura e la scultura del rinascimento in Venezia, Venezia 1893, I, p. 84).

Nell'ag. 1451 (cfr. Milanesi, 1869) Arduino scriveva a Piero de' Medici offrendosi di fare gli armadi della sacrestia di S. Lorenzo e pregandolo di chiamarlo a Firenze perché a Ferrara stava male, data "l'aria grossa". Le ultime notizie sono del 1454 quando riceveva il saldo del suo avere per lo studio del marchese di Ferrara e si ritirava a Modena dove si iscriveva alla compagnia dei Battuti.

Arduino ebbe quattro figli: Giovanni, Cesare, Costanza e Alberto. Da un contratto del 1454 (cfr. Cittadella 1868, II, p. 242), in cui Giovanni si dice "filius quondam et heres Magistri Arduini de Baesio...", sappiamo che Arduíno morì in quell'anno.

Nel 1454 un maestro Cesare, forse il figlio di Arduino, riceveva 6 lire e 8 soldi "per una finestra de laltare dove è la testa del Salvatore" nella chiesa di S. Michele in Bosco (cfr. F. Malaguzzi Valeri, La chiesa e il convento di S. Michele in Bosco, Bologna 1895, p. 18).

Bibl.: C. Cittadella, Catal. istorico de' pittori e scultori ferraresi..., II, Ferrara 1782, p. 204; L. N. Cittadella, Memorie storiche, monumentali, artistiche del tempio di S. Francesco in Ferrara, Ferrara 1860, pp. 67 s., nota; Id., Notizie amministrative storiche artistiche relative a Ferrara, Ferrara 1868, I, pp. 49, 62, 63, 81; II, pp. 241 s.; G. Milanesi, La scrittura di artisti ital., Firenze 1869, dispensa I; Id., Lettere d'artisti, in Il Buonarroti, IV (1869), pp. 79-81 (è lo stesso docum.); C. Borghi, Sulla scuola modenese di tarsia, in Atti e mem. della R. Deput. di storia patria per le prov. modenesi e parmensi, V(1870), pp. 61 s.; A. Venturi, I Primordi del rinascimento artistico a Ferrara, in Riv. stor. ital., I(1884), pp. 621 s.; P. G. Gruyer, L'art ferrarais à l'époque des princes d'Este, Paris 1897, I, pp. 469, 475, 478, 556, 557 s.; I. B. Supino, La scultura in Bologna nel sec. XV, Bologna 1910, pp. 47, 59, 77 s.; F. Fabbri, Baiso, Reggio Emilia s. d., pp. 59-62; U. Thierne-F. Becker, Künstler-Lexikon, I, p. 6 (sub voce Abaisi o da Baisio); Encici. Ital.,V, p. 884 (sub voce Baiso, da).

Vedi anche
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da' da’ prep. – Forma tronca, di uso tosc. o letter., della prep. articolata dai (= da i).
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far da se far da sé (o fardasé) locuz. usata come s. m., non com. – Bricolage, faidaté.
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