ARECHI (Arechisi; nelle fonti, Arechisi o Arechis o Arichis)
È ricordato come giudice della città di Capua tra il 949 e il 960, sotto Landolfa ???.
Il 25 ott. 949, nel capitolo del monastero benedettino di Capua, in mezzo ad altri dignitari ecclesiastici e laici partecipa insieme coi monaci all'elezione dell'abate Aligerno. Compare come testimone nell'atto di fondazione, posteriore di poco ma senza data, del castello di S. Angelo in Teodice; come avvocato della badia di Montecassino, in un altro atto del sett. 950. Esercita il suo ufficio di giudice in due piaciti capuani, relativi il primo a terre del monastero di S. Vincenzo al Voltumo (nov. 954), il secondo a terre della badia di Montecassino (marzo 960).
In due documenti del 1028 riportati nel Chronicon Vulturnense si trovano ricordate la chiesa di S. Maria di Teano, "constructa... a quondam Arechisi iudice et Sellicta redi sua ", e una terra, poi passata al monastero di S. Vincenzo, "que fuit Arechisi iudici"; non è detto che si tratti della stessa persona.
Il giudice A. ha avuto la ventura di legare il suo nome a quello che si considera il primo documento della lingua italiana: il giudicato del marzo 960, noto per antonomasia come " placito d'A." o " placito di Capua ". Sono parti in causa l'abate Aligerno e un certo Rodelgrimo d'Aquino; oggetto della controversia è la proprietà di vaste terre situate tra Montecassino e gli Aurunci. Tre testimoni, Mari, Teodemondo, Gariperto, portano la prova decisiva in favore dell'abate pronunziando, uno dopo l'altro, la formula stabilita in precedenza dal giudice: " Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sanctì Benedicti ".
Il giudicato è il primo in ordine di tempo, e anche il più notevole per intrinseco valore storico, dei quattro cosiddetti " piaciti cassinesi" o " piaciti campani" (Capua, marzo 960; Sessa Aurunca, marzo 963; Teano, 26 luglio 963; Teano, ottobre 963), che sono i più antichi documenti italiani in cui compaiano alcune frasi risolutamente e consapevolmente volgari. Tutti riguardano controversie in materia di proprietà fondiaria, risolte in favore della badia di Montecassino o di monasteri da essa dipendenti; e a Montecassino si conservano le pergamene originali.
Il precedente giudicato del 954, in tutto simile quanto a struttura giuridica, riferisce le testimonianze nello stesso latino dell'intero documento, non diversamente da altri del 936 e del 976 che al pari di esso ci son giunti in copia attraverso il Chronicon Vulturnense.
Fonti e Bibl.: Leone Marsicano e Pietro Diacono, Chronica monasterii Casinensis, I, 60, a cura di G. Wattenbach, in Monumenta Germaniae historica, Scriptores, VII, Hannoverae 1846, p. 623 (notizia dei 949); Giovanni [di S. Vincenzo], Chronicon Vulturnonse, a cura di V. Federici, II, Roma 1925, in Fonti per la storia d'Italia, n. LIX, pp. 64-68 (placito del 954); 111, Roma 1938, ibid., n. LX pp. 63-72 (menzioni in atti del 1028); E. a;~ag (Gattula), Ad Historia. Abbatia, Cannensts accesstones, I, Venetiis 1734, pp. 68-69 (1 ediz. del placito del 960); L. Tostí, Storia della badia di Montecassino, 2 ediz., I, Roma 1888, pp. 331-334 (placito del 960), 334-338 (atto senza data), 340-342 (atto dei 951); M. Inguanez, I piaciti cassinesi del secolo X con Periodi in volgare, 4 ediz., Montecassino 1942, pp. 13-15 (Placito del 960, con facsimile); A. Camilli, Il placito di Arechisi, giudice di Capua, in Studi di filologia italiana,. VII (1944), pp. 183-188; Il planto di Capua del marzo 960, a cura di P. Fiore, VI, Trieste 1960; I documenti cassinesi del secolo X con formule in volgare, a cura d'A. Mancone, Roma 1960, pp. 9-10 (placito del 960, con facsirnile); P. Raina, I più antichi periodi risolutamente volgari nel dominio italiano, in Romania, XX (1891), pp. 385-402; M. Bartoli, Sao ko kelle terre..., in Lingua nostra, VI (1944-45), pp. 1-6; S. P. Uegrini, Ancora " Sao ko kelle terre ", ibid., VIII (1947), pp. 33-35; R. M. Ruggieri, Tra stona della lingua e storia del diritto: elementi bizantini, longobardi e romanici nel Placito capuano del 960, in Atti del III Congresso internazionale di studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 1969, pp. 533-550; P. Fiorelli, Marzo novecentosessanta, in Lingua nostra, XXI (1960), pp. 1-16 (con ulteriore bibliografia e con cenni Particolari su A.); G. F. Folena, I mille anni del placito di Arechísi, in Il Veltro, IV (1960, fasc. 3, pp. 49-56; A. Schiaffini, I mille anni della lingua italiana, Milano 1961, pp. 9-2~8, 61-67.