ARELLIUS
Pittore attivo a Roma intorno alla metà del I sec. a. C. il quale, come dice Plinio (Nat. hist., xxxv, 119), aveva l'abitudine di effigiare nei quadri le sue amanti sotto le sembianze di dee. Nulla di preciso si sa, tuttavia, della sua opera e del suo stile. Il suo nome latino non obbliga a credere che egli fosse romano: poteva ben trattarsi di un liberto.
Bibl.: H. Brunn, Gesch. d. gr. Künstler, Stoccarda 1889, II, p. 305; J. Overbeck, Schriftquellen, n. 2383; W. Helbig, Untersuchungen über die Campanische Wandmalerei, Lipsia 1873, p. 337; O. Rossbach, in Pauly-Wissowa, II, c. 635, s. v., n. 1; W. Altmann, in Thieme-Becker, II, s. v.; G. Patroni, in Enc. It., s. v.; O. Vessberg, Studien zur Kunstgeschichte der römischen Republik, Lund 1941, p. 110.