AREOPAGO ("Αρειος πάγος)
Sporgenza scogliosa nella parte occidentale dell'Acropoli, di cui una leggenda eziologica faceva derivare il nome dal fatto che il dio Ares fu colà giudicato per l'uccisione di Alirrotio, figlio di Posidone. Ma è certo che l'Areopago, nella sua origine, non fu un tribunale, bensì un consiglio, la βουλή omerica in una parola, quantunque già in tempi remoti l'Areopago avesse acquistate funzioni giudiziarie. Quando Clistene, nel 508, istituì il consiglio (βουλή) dei cinquecento, allora forse diventò ufficiale, per ragione discriminativa, l'aggiunta "nell'Areopago" al nome di questo consiglio.
Del resto l'esistenza di un consiglio di 400 al tempo di Solone e, a più forte ragione, di 401 al tempo di Draconte, è più che problematica. Pertanto la questione se l'Areopago esistesse prima di Solone o no non ha ragione di essere. È opportuno invece discorrere delle vicende che il prestigio e l'azione dell'Areopago hanno subite col mutar dei tempi. Secondo Aristotele, nei tempi più recenti l'Areopago aveva il potere di curare l'osservanza delle leggi e aveva parte importante nell'amministrazione delle città. Quando l'Areopago divenne un consiglio con lineamenti ben definiti e non fu più il consesso dei nobili anziani della βουλή omerica, si costituì con gli arconti usciti di carica. Si attribuisce, secondo una tradizione, all'Areopago per opera di Solone anche la mansione di ricercare come ciascuno provvedesse al suo sostentamento e di punire gl'inerti.
Se molte di queste facoltà ebbe l'Areopago nel tempo anteriore alla tirannide, potrebbe averle almeno formalmente conservate, e quanto dice Demostene nel discorso contro Aristocrate (XXIII, 66), che né la tirannide né l'oligarchia né la democrazia gli ha tolto il diritto di giudicare dei delitti di sangue, si spiega considerando che solo di questi l'oratore parlava. Che alla battaglia di Salamina abbia l'Areopago forniti i mezzi per armare la flotta, come una tradizione raccolta da Aristotele afferma, è cosa molto problematica. Ma, essendo l'Areopago formato con gli arconti usciti di carica, si dovette molto menomare l'autorità di esso dopo che, nel 488-7, fu introdotto il sorteggio per gli arconti, fosse pure questo temperato da una precedente docimasia, cioè inquisizione sulla vita dei candidati. Quindi, nel 462-1, Efialte effettuò la riforma in senso democratico, che lasciava alla competenza dell'Areopago i soli delitti di sangue. La procedura era la seguente: l'accusatore presentava la denuncia al βασιλεύς (arconte re), il quale interdiceva all'accusato, per tutto il tempo che era sotto l'accusa, l'ingresso ai luoghi sacri. Trascorsi tre mesi, le parti venivano con gran solennità davanti al tribunale, e prestavano giuramento di dire la verità: e similmente i testimonî. Ciascuna parte poteva parlare due volte, e l'accusatore si poneva sopra una pietra chiamata λίϑος ἀναιδείας, cioè "pietra della franchezza", l'accusato sopra l'altra chiamata λίϑος ὕβρεως "pietra della tracotanza". A parità di voti, l'accusato veniva assolto.
L'Areopago aveva Ia vigilanza sui sacri olivi e giudicava anche in alcuni processi di empietà: più tardi anche sul vagabondaggio e sulle frodi nei pesi e nelle misure. Nel sec. IV lo si trova investito anche di attribuzioni riguardanti la polizia edilizia e i doni offerti per voto alle divinità, ma la sua autorità precipitò insieme col prestigio di Atene. Peraltro nell'età ellenistica e nella romana, l'Areopago, col declinare della democrazia, ricuperò, almeno in parte, le sue antichissime attribuzioni e fu tra le istituzioni più venerande di Atene.
Fonti: Pausania, I, 8, 4; 28, 5; Ellanico, fr. 69 Müller (in Suida, s. v. "Αρειος πάγος); fr. 82 (nello scolio all'Oreste di Euripide, v. 1648); Euripide, Oreste, l. c.; Elettra, 258; Marmo Pario, Epoca 3; Aristide, XIII, 170; Luciano, Della Danza, 39; Eschilo, Eumenidi (verso la fine); Erodoto, VIII, 52; Aristotele, Politica, p. 1274 a, 1304 seg.; Licurgo, XII; Dinarco, I, 112; III, 7; Isocrate, VII, 43 seg.; Plutarco, Cimone, 15.