Vedi AREZZO dell'anno: 1958 - 1994
AREZZO (Arretium, ᾿Αρρήτιον)
Antica città etrusca, situata nella parte NE dell'Etruria propria, sulle colline prospicienti la valle del Clanis (Chiana), da alcuni ritenuta una delle dodici lucumonie. Sorgeva nella parte alta della città attuale, ove sono il Duomo e la Fortezza; della città, spesso ricordata dalle fonti, non restano però che pochi tratti della cinta muraria, in grossi blocchi, di epoca incerta (un tratto del percorso è stato recentemente riconosciuto di epoca "barbarica") e qualche avanzo di edificio presso la Fortezza. Restano invece sicuri documenti della sua monumentalità e della sua attività artistica fin dal VI sec. a. C., quali alcune serie di statuette bronzee arcaiche, la decorazione fittile di un tempio del V sec. a. C., il famoso gruppo bronzeo della Chimera e la statua in bronzo di Atena, oltre a terracotte decorative più tarde. Durante il V e il IV sec. a. C. A. fu avversaria di Roma; nel III entrò nella sua orbita, ebbe una parte notevole nella guerra annibalica e più tardi fornì gran copia di armi bronzee per la spedizione di Scipione in Africa. In questo periodo, in cui forse emise per breve tempo moneta propria (serie ruota-anfora e ruota-cratere), iniziò la produzione di ceramiche a vernice nera, ed ebbe notevole floridezza, espandendosi fuori delle mura che vennero forse ampliate con i tratti in laterizio ricordati da Vitruvio e da Plinio. Forse a questo periodo è da ascriversi la costruzione di un grande santuario sul vicino colle di S. Cornelio, ove resta un cospicuo muro di terrazzamento a grandi blocchi, e si sono trovati resti riferibili a tale epoca.
Ebbe da Roma il diritto di municipalità, ma avendo parteggiato per Mario, Silla vi dedusse una colonia (Arretini fidentiores) che visse a fianco degli antichi abitanti (Arretini veteres) e una seconda deduzione vi effettuò Cesare (Arretini Iulienses). Non vi fu però spostamento, ma ampliamento della città, che continuò a prosperare durante il I sec. a. C. sia per la ricchezza del territorio, sia perché per essa passava la via Cassia, sia per la produzione ed esportazione su vastissima scala delle ceramiche a vernice rossa (v. Aretini, vasi).
Nel I sec. d. C. la città continuò ad espandersi con edifici pubblici e privati al di fuori delle mura, su zone prima occupate da officine ceramiche e sepolcreti. Non si può, per la scarsità dei trovamenti, tracciarne con certezza il perimetro e la planimetria. Il Foro era probabilmente nella parte alta, presso il Duomo, e vi si incrociavano il cardo e il decumanus maximi, ricalcando forse quelli etruschi. Di altre vie si sono trovati resti entro e fuori il probabile perimetro della città. Degli edificî pubblici, si sono trovati scarsi resti di un teatro addossato alla collina, di un edificio termale, di presunti tempietti. Il monumento più cospicuo di cui restino avanzi è l'anfiteatro, costruito agli inizi del II sec. d. C. (asse maggiore esterno m 122), che rappresenta forse la massima espansione della città. Molto frequente appare l'uso dei mosaici, prevalentemente in bianco e nero, di opus sectile, di stucchi.
Durante il II sec. d. C. si iniziò, forse per la cessazione dell'industria ceramica, sostituita da fabbriche provinciali, e per lo spostamento della via Cassia, la decadenza, che si accentuò più tardi con quella generale delle città nel tardo Impero. A., di cui mancano da allora notizie storiche e monumentali, si ridusse ad un nucleo abitato sull'altura ove era sorta la città etrusca. La sua importanza riprende nell'alto Medioevo, come attesta la vastità della diocesi attribuitale (il primo vescovo è S. Satiro, nella prima metà del sec. IV). Nel museo è l'importante raccolta di vasi aretini, attici (anfore con amazzonomachia, con il ratto di Ippodamia), etruschi, urne e terrecotte etrusche, sculture romane.
Bibl.: A. Solari, Topografia storica dell'Etruria, I, 169 ss. 281 ss.; Rittatore-Carpanelli, Ediz. Archeologica della carta d'Italia al 100.000, f. 114; Not. Scavi, 1889 ss., s. v. Arezzo.