ARGENTATURA (fr. argenture; sp. plateadura; ted. Versilberung; ingl. silver-plating)
Si chiama argentatura il processo non meccanico che permette di applicare uno straterello d'argento su di un'altra sostanza. Esso è ben distinto dall'applicazione, per mezzo di adesivi, di lamine o foglie d'argento (placcatura), oppure di polvere d'argento. Qui si dirà dei processi per l'argentatura dei metalli e degli specchi che sono attuati industrialmente, trascurando quelli che si usano per applicare argento su altri materiali, p. es. su fibre tessili, su pelli, su materie plastiche, ecc., dei quali si troverà cenno dove si tratterà dei processi di stampa, verniciatura, ecc.
L'argentatura dei metalli si fa industrialmente con processi galvanici o elettrolitici, come la doratura, nichelatura, e fondandosi sugli stessi principî; in casi particolari anche con procedimenti detti per strofinatura o per immersione, i quali sono pure fondati su di un processo elettrolitico.
Argentatura galvanica o elettrolitica. - L'oggetto metallico dalla superficie opportunamente pulita, viene posto in comunicazione col polo negativo di un generatore di corrente continua (dinamo), e immerso in un bagno di un sale d'argento (25-30 gr. di cloruro o cianuro d'argento e 45-50 gr. di cianuro potassico per un litro d'acqua), dove è tuffata pure una lastra d'argento unita all'altro polo. Si lavora a basso voltaggio (p. es. 1,25 volt). La tensione e l'intensità della corrente, come la temperatura e la composizione del bagno, hanno grande influenza, anche dal lato economico, sul risultato; opportune aggiunte possono migliorare la lucentezza del deposito, ecc.
Processi per strofinamento e per immersione. - I primi hanno dato origine all'industria della preparazione di paste per inargentare, destinate ad uso casalingo. Entrambi questi metodi sono applicabili in pratica solo su rame, zinco, e loro leghe, generandosi allora una corrente elettrica sufficiente a decomporre il sale d'argento di mano in mano che l'argento va coprendo la superficie del metallo (o lega), diminuisce tale corrente; ciò spiega perché questi metodi non possono dare che un'argentatura assai sottile.
Nei processi per strofinamento si usa una pasta che contiene cianuro o cloruro d'argento (8%) con cianuro alcalino, oltre ad una forte proporzione (40%) di bianco di Spagna; contengono per lo più anche cremor tartaro e talora qualche sale ammoniacale o ammoniaca; queste aggiunte migliorano l'aspetto e l'aderenza dell'argento. I bagni per l'argentatura per immersione hanno composizione quasi analoga alle paste, ma sono più diluiti (2-3% di sale d'argento), e si possono talora usare anche a caldo, salvo che al cianuro alcalino non si sia sostituito, come si fa anche in talune paste, l'iposolfito sodico.
L'argentatura degli specchi presenta due caratteristiche peculiari: la superficie del vetro ben pulita viene mordenzata con un sale stannoso; il sale d'argento è addizionato a sostanze riducenti, così che il metallo tende a separarsi spontaneamente dalla soluzione, se lasciata a sé. Questa viene perciò preparata all'atto che si versa sulla superficie mordenzata dello specchio.