Le relazioni internazionali dell’Argentina sono state spesso soggette a brusche oscillazioni, frutto dell’instabilità politica che ne ha caratterizzato a lungo la storia. Da un lato, l’Argentina ha seguito una politica spesso isolazionista, i cui riflessi si trovano nella sua neutralità durante la Prima guerra mondiale e per gran parte della Seconda, rotta solo all’ultimo istante col passaggio nel campo alleato. Di tale politica si trovano esempi anche nella diffidenza o estraneità che essa ha mantenuto in passato verso i principi del multilateralismo e certe organizzazioni internazionali, specie il Fondo monetario internazionale (Imf), cui l’Argentina aderì solo nel 1956. Dall’altro lato, vari governi argentini hanno espresso in epoche diverse una sorta di ‘destino manifesto’ del loro paese in America Latina, praticando una politica volta all’esercizio della leadership nel contesto regionale. Alla base di tale eccezionalismo argentino vi erano vari fattori: la ricchezza del paese, il suo elevato grado culturale, la sua omogeneità etnica, la sua vocazione a trapiantare e rigenerare in America la civiltà europea. Sorto nel 19° secolo, il ‘destino manifesto’ argentino toccò il culmine durante il peronismo classico (1946-55), caduto il quale imboccò la via di un lungo declino. Esso conferì però alla politica internazionale dell’Argentina i tratti di uno spiccato nazionalismo e acuì in molti casi le tensioni coi vicini, la competizione col Brasile e la contrapposizione con il Regno Unito prima e gli Stati Uniti poi. Quest’ultima, nel 20° secolo, ha in taluni casi assunto una valenza più generale: quella del contrasto tra le radici europee del mondo latinoamericano, che l’Argentina ambiva a incarnare, e l’ideale panamericano coltivato dagli Stati Uniti e sempre più egemone nell’emisfero dalla Seconda guerra mondiale in poi.
Dagli anni Sessanta del 20° secolo, le relazioni internazionali dell’Argentina hanno teso ad adattarsi al contesto della Guerra fredda, piegando verso l’alleanza con l’Occidente e la sua potenza leader. La guerra per le Falklands/Malvinas del 1982 ha tuttavia riportato in superficie la tradizionale tendenza nazionalista argentina. Solo negli anni Novanta, durante le presidenze di Carlos Menem, la politica estera argentina ha virato in forma radicale verso il legame con gli Stati Uniti, corredato dall’invio di navi argentine nel Golfo Persico durante la prima guerra irachena e dalla velleitaria richiesta di ingresso nella Nato. Quella politica è stata però un’intensa ma breve parentesi: il ritorno al potere dell’ala del peronismo più legata alla sua tradizione neutralista, impersonata da Nestor Kirchner, ha portato nel primo decennio del 21° secolo a una politica intrisa come un tempo di echi nazionalisti e affine alle nuove correnti anti-occidentali sorte nel frattempo in America Latina e altrove.